Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  febbraio 02 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - NOTA POLITICA ALLA VIGILIA DELL’INSEDIAMENTO DI MATTARELLA


REPUBBLICA.IT
ROMA - "Siamo il Pd, la più grande comunità politica europea. La più grande speranza della politica italiana. Guai a noi se ci tirassimo indietro o se abdicassimo davanti alle nostre responsabilità. L’Italia ha bisogno della nostra energia e del nostro entusiasmo". E’ l’esortazione che il premier Matteo Renzi rivolge agli iscritti del partito in una lettera. Nella quale ribadisce, come già fatto questa mattina in un’intervista a Rtl, la necessità di andare avanti sulle riforme senza tentennamenti: "Il percorso delle riforme è impegnativo - si legge nel testo della missiva- andiamo avanti con ancora maggiore determinazione, forti del risultato dell’elezione del presidente della repubblica ed i primi segnali di ripresa economica. Ma forti soprattutto della passione che anima tutti voi".
Questa mattina Renzi ha blindato il percorso intrapreso sulle riforme, mandando messaggi espliciti sia all’alleato del patto del Nazareno che alla minoranza interna del Pd: "Alla Camera, Forza Italia non è importante dal punto di vista numerico - ha detto il premier - ma come idea di riforme condivise. Credo che Fi" sulle riforme "abbia interesse a starci però non ha senso rimettere in discussione tutto, noi si va avanti comunque, se non vogliono andiamo avanti anche senza".
Un concetto, quello sui numeri e sull’autosufficienza della maggioranza a Montecitorio, che ieri sera ha scatenato un botta e risposta veloce tra il ministro Maria Elena Boschi e il consigliere politico di Fi, Giovanni Toti. "Anche da soli, abbiamo i numeri" ha detto lei a lui che, di rimando, non ha gradito.
LEGGI Delrio a sinistra Pd: "Voto Colle non cambia nulla" di F. BEI
Stamani, poi, il premier ha replicato a Pier Luigi Bersani secondo il quale il capo dello Stato "sarà puntiglioso" sulle riforme. "Se Bersani dice che sono bravo sono contento, ma a proposito delle riforme - dice Renzi - voglio dire che Giorgio Napolitano non è meno rigoroso di quanto lo sia Mattarella. Sulla legge elettorale si ascolta tutti, ma l’Italia ha bisogno di correre. L’elezione del capo dello Stato mette il turbo, non rallenta le riforme. Avanti tutta, io non passo i prossimi mesi a parlare con i partitini ma tra gli italiani per rimettere in moto il Paese". Sulle riforme, in mattinata il presidente del Consiglio incassa anche l’apertura al dialogo da parte dei Popolari per l’Italia di Mario Mauro.
Renzi: "Le riforme devono andare avanti con il turbo"
Condividi
Renzi analizza inoltre la situazione politica che si è aperta dopo l’elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica. E parlando della spaccatura interna a Ncd a seguito del via libera al nome proposto dal ’suo’ Pd, ha spiegato ai microfoni di Rtl: "Io penso che oggi ci sia da rimettersi a lavorare con calma. Chi deve leccarsi le ferite lo faccia. Noi siamo qui non per accontentare un deputato o un senatore, non siamo qui a compattare le minoranze interne, ma a fare il bene per l’Italia".
LEGGI Ncd perde i pezzi e Lupi: "Noi no tappetino di Renzi"
Sempre sulla partita del Quirinale, il capo del governo continua: "Beppe Grillo e Silvio Berlusconi sconfitti? E’ una lettura politichese" della partita sul Colle. E avverte: "Grillo deve decidere una volta per tutte, i Cinque Stelle stanno fermi, arroccati, stanno su una sorta di Aventino, ritirati nel loro angolo".

ULTIME DA NCD
ROMA - Dopo le tensioni e le fibrillazioni dei giorni scorsi, Barbara Saltamartini lascia Ncd. La decisione sarebbe stata presa al termine di un faccia a faccia con il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, leader del Nuovo centrodestra.
In forte difficoltà a seguito dell’elezione di Sergio Mattarella al Colle, il partito dei moderati - che sta al governo col premier Matteo Renzi e che alla fine ha contribuito in maniera massiccia ma non compatta all’ampio consenso incassato in parlamento dal nuovo capo dello Stato - ora comincia a perdere i pezzi. Due giorni fa era stata la volta di Maurizio Sacconi che aveva deciso di dimettersi dall’incarico di capogruppo al Senato. Contemporaneamente, la stessa Saltamartini aveva lasciato il ruolo di portavoce. Oggi il passo indietro più pesante. Ma non è tutto. Dall’Emilia gettano la spugna - uno dietro l’altro - tanto Giuliano Cazzola quanto Filippo Berselli.
La situazione è delicata per Alfano. Stamani a Rtl il presidente del Consiglio ha liquidato la questione aperta dentro ai centristi con poche parole: "Chi ha da leccarsi le ferite - ha detto - lo faccia. Noi siamo qui per gli italiani non per le correnti. Auguri a chi ha da sistemare problemi interni".
LEGGI Alfano: in Ncd "non tratterrò nessuno, chi vuole ci sta"
Ma dal Pirellone a Milano è un altro ministro in quota Ncd, Maurizio Lupi, a tuonare: a Renzi "diciamo che non siamo abituati a fare né siamo nati per fare i cespugli. Non siamo attaccati alle poltrone - ha aggiunto riferendosi al ruolo svolto da Ncd nella quarta votazione pro Mattarella - ma neanche abituati a fare i tappettini. I ’cespugli’ hanno permesso con responsablità la nascita dei governi Letta e Renzi". Proprio su Lupi, titolare di un dicastero pesante quale quello dei Trasporti e delle Infrastrutture, si erano concentrate le attenzioni di chi in questi giorni ha accarezzato l’idea di un sostanziale cambio della guardia ai vertici di un partito vicino all’implosione. Un modo per rafforzare Ncd, cercare di trasformarlo davvero in un’alternativa moderata al Pd (vocazione mancata) e mandare un segnale a Renzi. Il ministro, però, su questo tasto insiste, "non smobilitiamo", dice e rilancia sulla necessità di "ricostruire quest’area di centrodestra di responsabilità". Poi smentisce la sua candidatura nel capoluogo lombardo per il dopo-Pisapia e sulla leadership di Alfano chiosa: "Non è in discussione".
LEGGI Riforme, Renzi: "Ora avanti col turbo"
Nelle stesse ore, il capogruppo di Area popolare alla Camera (Ncd più Udc), Nunzia De Girolamo non nasconde più la propria irritazione per la vicenda Quirinale. E, su Facebook, avverte: "Si avvicinano le regionali in Campania. Sarò chiara: non è possibile fare alleanze a macchia di leopardo, avere mille comportamenti diversi". E poi: "Sono sempre stata favorevole a una ricostruzione del centrodestra, ora però chiedo anche dignità per il centrodestra. Occorre un serio confronto nel partito e dobbiamo dirci tutto guardandoci negli occhi senza paure, ma neanche senza falsità. Poi un confronto immediato con Renzi, non possiamo fare gli alleati a comando".
Proprio sul voto regionale, è Matteo Salvini, segretario della Lega, a entrare a gamba tesa nel dibattito e a dire al Gr1 Rai: "Sicuramente nessuna alleanza con Ncd, che penso sparirà di qui a breve perché ha preferito le poltrone alla coerenza". Mentre "per quanto riguarda Forza Italia, quando" gli azzurri "avranno finito di litigare e di fare da stampella a Renzi, ne riparleremo".
Attriti, bisticci e malumori, infatti, si sprecano dentro alla forza politica rifondata da Silvio Berlusconi. La guerra intestina con i fittiani e le accuse a Denis Verdini e Gianni Letta su come è stata gestita la partita per l’elezione al Quirinale sono problemi che dilaniano il partito e che si affiancano alla questione che tiene banco in queste ore: la tenuta del patto del Nazareno rispetto alle riforme da portare avanti.
L’ESPRESSO La lista dei 43 traditori azzurri, c’è anche Verdini
Stamani in una intervista esclusiva a RepTV, Verdini smentisce di essere stato uno dei franchi soccorritori (video), ma soprattutto rivela: "Il patto del Nazareno è una questione politica, non notarile, ed è evidente che facendo insieme le riforme elettorali e costituzionali si dovesse arrivare a un presidente condiviso". Il plenipotenziario di Fi replica così a coloro che dal Pd in questi giorni avevano continuato a ripetere che negli accordi tra Renzi e Berlusconi il presidente non ci fosse. "Io penso - prosegue - che i numeri del parlamento sono talmente grandi che Renzi poteva fare qualunque altra cosa, noi siamo abbastanza irrilevanti".
Verdini a RepTv: "Quirinale? Evidente che era nel patto del Nazareno"
Condividi
Ad Affaritaliani.it il senatore azzurro Maurizio Gasparri abbozza la linea già decisa dall’ex Cav (niente capricci da bambini dispettosi, nonostante il "tradimento" il Nazareno vivrà, ma senza ulteriori modifiche): "Senza i nostri voti al Senato - dice Gasparri - le riforme non si fanno e non possiamo rinunciare ai contenuti, dare i voti e essere anche ingannati come ha fatto Renzi con Berlusconi. Quindi ragioneremo con molta più diffidenza e prudenza. Senza far saltare tutto ma senza dare tutto per scontato".
A stemperare le tensioni e a gettare acqua sul fuoco ci pensa Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd, che dichiara, rivolgendosi ai due partiti di centrodestra: "Al di là di quello che è accaduto il giorno dell’elezione, ora si ricomincia assieme il percorso delle riforme".

INTERVISTA A VERDINI
Nel Patto del Nazareno c’era il Quirinale e Renzi vi ha tradito oppure no?
Il Patto del Naxareno è una questione politica, non è una questione notarile. Essendo una questione politica è evidente che facendo insieme le riforme costituzionali e quella elettorale si dovesse arrivare a un presidente condiviso. Io penso che i numeri del Parlamento sono talmente grandi che Renzi avrebbe potuto fare qualunque altra cosa, perché avete visto i numeri e noi siamo abbastanza rilevanti cosa che spesso non si considera. Comunque, tutto qua
Deluso da Renzi?
Uno si delude delle proprie fidanzate.
È vero quello che scrive l’Espresso, che lei ha votato per Mattarella?
Io le dico che il voto segreto è la fiera degli idioti. E di quelli che non sanno come fare a giustificarsi e nel segreto dell’urna fanno come gli pare. Per quanto mi riguarda io sono berlusconiano e sto alle direttive di partito.

MATTARELLA LASCIA IL QUIRINALE
ROMA - E’ già al lavoro nel suo studio al palazzo della Consulta il neopresidente della Repubblica Sergio Mattarella che sta preparando il discorso di insediamento che terrà domani alle 10 davanti al Parlamento in seduta comune. Prima di insediarsi al Quirinale sono attese le sue dimissioni dalla Corte costituzionale, incarico che ricopre dal 2011. E al nuovo inquilino del Quirinale, dopo gli auguri dei principali leader europei e mondiali, sono arrivati anche i complimenti di Angela Merkel: la cancelliera tedesca lo ha definito "un politico molto stimato e di così alta esperienza".
Le dimissioni dalla Consulta e la preparazione del discorso. Mattarella è arrivato poco dopo le 9,20 nel suo ufficio alla Corte Costituzionale. A bordo della Panda grigia (video) ha lasciato la foresteria di via XXIV Maggio e ha percorso le poche decine di metri per arrivare nel palazzo della Consulta in piazza del Quirinale. Ieri il neopresidente si è recato dal suo predecessore Giorgio Napolitano per "ringraziarlo per il suo novennato".
Stasera alle 19 la Consulta si riunirà in camera di consiglio: all’ordine del giorno, le comunicazioni delle dimissioni di Mattarella da giudice, delle quali il plenum prenderà atto. Il nuovo Capo dello Stato, in un incontro a porte chiuse, pronuncerà la formula delle dimissioni "a seguito dell’elezione a presidente della Repubblica". Emergono intanto i primi particolari sugli impegni di ieri del nuovo Capo dello Stato: dopo la messa nella Basilica dei Santi Apostoli, Mattarella ha incontrato "i poveri che vivono nelle vicinanze della chiesa e che, di fatto, hanno reso gli onori di casa al neo eletto". I particolari sono stati resi noti dal parroco della Basilica sul sito dell’Università Pontificia "Seraphicum".
Mattarella, dalla messa alla visita a Napolitano: la domenica del presidente
E’ l’atto formale che, per il neo eletto presidente della Repubblica, segnerà una giornata altrimenti dedicata soprattutto a concludere e limare il discorso per le Camere. Un discorso che, secondo indiscrezioni, non sarà lungo e si fonderà sostanzialmente su tre concetti: le difficoltà in cui si trova il Paese, la speranza, l’unità della comunità nazionale. E alla cerimonia al Quirinale ci sarà anche Silvio Berlusconi (che oggi ha ottenuto la liberazione anticipata dal Tribunale di Sorveglianza di Milano), mentre il leader M5S Beppe Grillo starebbe valutando se partecipare o meno: il cerimoniale della Presidenza della Repubblica ha previsto infatti la presenza alla cerimonia delle alte cariche dello Stato e dei leader e segretari delle forze politiche. L’invito all’ex Cav sarebbe partito direttamente da Mattarella: si tratterebbe del primo atto politico del presidente, il primo passo per costruire un dialogo con il leader di Forza Italia che non ha fatto confluire i suoi voti sull’ex ministro Dc. Una circostanza subito criticata dal Movimento Cinque Stelle: "Gira voce che Berlusconi sia stato invitato domani al quirinale da Mattarella. Se vero sarebbe ottimo segnale per chi froda il fisco" scrive su Twitter Carlo Sibilia, deputato e membro del direttorio Cinque Stelle. E sul blog, il leader M5S attacca la politica: l’elezione del presidente della Repubblica viene definita "un Carnevale anticipato durante il quale i problemi del Paese sono stati accantonati in nome di una guerra tra bande per posizionare il proprio candidato sperando che in futuro faccia l’interesse di chi ha contribuito a farlo eleggere".
Mattarella cercherà di ricucire gli strappi del paese, tenendo come punto di riferimento stabile la Costituzione. "Sarà un arbitro imparziale - ha detto il premier Matteo Renzi stamani, parlando a Rtl - , custode della Costituzione e diventerà un punto di riferimento per tutti i cittadini italiani, anche quelli che ancora non lo conoscono bene, come lo è stato Giorgio Napolitano. E’ una persona straordinariamente per bene, un galantuomo. Ci sono le polemiche dei partiti, ma quelle lasciano il tempo che trovano".
Il cerimoniale del giuramento. La cerimonia d’insediamento comincerà domani alle 9.30. Il presidente della Repubblica sarà prelevato dalla sua abitazione in forma privata dal segretario generale della Camera, Lucia Pagano, e accompagnato a Montecitorio a bordo di un’auto della presidenza della Repubblica scortata dai Carabinieri motociclisti.
Quirinale, Lancia Flaminia e Frecce tricolori per Mattarella
Alla Camera sarà ricevuto dai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Valeria Fedeli (che sostituisce Pietro Grasso, Capo dello Stato provvisorio) nell’atrio di Montecitorio per gli onori militari. Poi si recherà nell’emiciclo dove sarà accolto dai 1009 grandi elettori. Aperta la seduta, il Capo dello Stato si alzerà in piedi e pronuncerà la formula del giuramento che è: "Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione". Il giuramento sarà benedetto dai 21 spari di cannone dal Gianicolo e dal suono della campana di Montecitorio. A questo punto Mattarella prenderà il posto della presidente Boldrini, al centro del banco dell’aula e pronuncerà il suo messaggio alla Nazione. Dopo il discorso il presidente si recherà nell’atrio di Montecitorio dove ad attenderlo c’è il premier Matteo Renzi. In piazza Montecitorio Mattarella ascolterà l’inno nazionale, poi, a bordo dell’auto presidenziale (la storica Lancia Flaminia 335), Mattarella si recherà all’Altare della Patria per l’omaggio al Milite Ignoto, mentre il monumento ai caduti di guerra sarà sorvolato dalla Frecce tricolori.
Al termine di questa cerimonia sarà scortato dai corazzieri a cavallo e dai motociclisti fino al Quirinale. Giunto al Colle si alzerà il drappo presidenziale e Mattarella riceverà gli onori militari. Intorno a mezzogiorno si svolgerà nel salone dei Corazzieri il passaggio di consegne tra il presidente facente funzioni, Pietro Grasso, e il neoeletto Capo dello Stato. Ci sarà anche Giorgio Napolitano che consegnerà l’insegna d’onore di Cavaliere di Gran Croce al suo successore.
La Lancia Flaminia 335, la decappottabile a sette posti che tradizionalmente accompagna il nuovo presidente della Repubblica dall’Altare della Patria al Quirinale dopo il giuramento alla Camera, è arrivata al Colle. Nel corso della mattinata si sono viste e sentite anche le Frecce Tricolori, che hanno compiuto alcuni sorvoli di piazza del Quirinale. E le troupe televisive hanno iniziato gli allestimenti delle postazioni per le dirette in vista della cerimonia di domani.

LO SCONTO DI PENA
Silvio Berlusconi merita uno ’sconto’ di pena. Perchè - tolto l’episodio di Napoli al processo Lavitola - si è sempre comportato in modo corretto. E’ questo, in sintesi, il contenuto del provvedimento con cui il giudice di sorveglianza di Milano Beatrice Crosti ha dato il suo assenso alla richiesta di liberazione anticipata che gli avvocati dell’ex Cavaliere avevano depositato qualche settimana fa. Lo ’sconto’ di 45 giorni, dunque, è stato approvato e farà terminare l’8 marzo il periodo (un anno) di affidamento in prova ai servizi sociali che Berlusconi sta scontando dopo la condanna definitiva per il caso Mediaset. Il leader di Forza Italia chiude così il capitolo giudiziario relativo al processo sui diritti tv che si era concluso nell’agosto 2013 con una condanna definitiva a 4 anni, di cui 3 indultati. Ma resta, comunque, incandidabile per sei anni (fino a novembre 2019) per via della legge ’Severino’. L’ex premier, contro questa misura, potrà ora chiedere la ’riabilitazione’ prevista dalla legge e per la quale devono passare tre anni dalla fine della pena senza altre condanne.

SCHEDA: IL PROCESSO MEDIASET

Dopo l’8 marzo, Berlusconi potrà smettere di recarsi ogni venerdì mattina alla Sacra Famiglia, la casa di cura di Cesano Boscone presso cui presta assistenza agli anziani. Non sarà più soggetto a vincoli di orario né di spostamento. Nei suoi confronti decadranno tutte le prescrizioni: l’obbligo di non lasciare la Lombardia se non per recarsi a Roma (ma solo dal martedì al giovedì) e il vincolo di rientrare ad Arcore entro le ore 23, come ha dovuto fare anche in occasione delle frenetiche consultazioni per l’elezione del presidente della Repubblica. Ora tutto questo finirà e Berlusconi tornerà a essere un uomo libero.
Solo pochi giorni fa sulla questione si era espressa la Procura dando un parere negativo: secondo i pm, l’ex Cavaliere non meritava lo sconto proprio per via degli attacchi alla magistratura a cui il leader di Forza Italia si era lasciato andare durante la testimonianza
al processo in cui è imputato Valter Lavitola. Ma quel pronunciamento non era vincolante. E infatti il Tribunale di sorveglianza giudica quasi terminato il percorso rieducativo. E lo fa anche sulla base delle relazioni positive rilasciate dall’Uepe (ufficio esecuzione penale esterna) e dai carabinieri e tenendo conto del fatto che Berlusconi si era scusato per le accuse alle toghe dimostrando di aver rivalutato in maniera critica il suo comportamento precedente.
Tags