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 2015  febbraio 01 Domenica calendario

«SILURATO PERCHÉ TROPPO DURO? NO, IL PAPA VOLEVA CAMBIARE»

CITTÀ DEL VATICANO Le valigie pronte così come il ritratto a olio che, da domani, verrà appeso alle pareti di un minuscolo ufficio all’interno della caserma delle Guardie Svizzere accanto a quello dei 33 comandanti precedenti, dal 1506 in poi. Rudolf Hanrig lascia l’incarico assecondando un ordine. Fosse stato per lui sarebbe rimasto ancora ma Francesco ha deciso così, «probabilmente per dare un segnale alla curia sui cambiamenti che ci saranno». Per quasi sette anni ha comandato 120 uomini, proteggendo uno dei principali bersagli del terrorismo, il Papa. Ora si ritrova a ricominciare tutto da capo e con un lavoro da precario.
Cosa farà quando, da domani, ritornerà in Svizzera con la sua famiglia?
«Non so ancora. Non ho ancora un incarico; mi sto guardando attorno. Si tratta di una fase provvisoria. Poi si vedrà».
Si aspettava un congedo così brusco e in questi termini?
«Mi è stato spiegato che il Papa aveva intenzione di dare un input di rinnovamento alla curia. Era forse giunto il mio momento. In ogni caso sono grato che mi abbia concesso due mesi per permettere il trasferimento della mia famiglia. Ho quattro bambini e devo pensare alle loro scuole, all’anno scolastico in corso. I mandati per i comandanti delle Guardie Svizzere sono quinquennali. Io ero qui dal 2008. Quando Francesco è stato eletto mi ha rinnovato l’incarico con la formula latina donec aliter provideatur, fintanto che non si provveda altrimenti. Mi ha dato fiducia a continuare il mio mandato e così ho fatto».
Lei sarebbe rimasto ancora...
«Io sono legato al corpo e tra i miei doveri c’è quello di dare il meglio di me. Naturalmente avrei continuato ben volentieri. La mia disponibilità c’era, ma Papa Francesco evidentemente voleva cambiare...»
Perché questa decisione?
«Ho riflettuto molto in questo periodo. Penso sia normale che un superiore possa prevedere un cambiamento. Per certi versi era prevedibile anche se, francamente, non me lo aspettavo. È andata così. Il 2 dicembre mi è stato consegnata la comunicazione ufficiale».
Che spiegazioni ha avuto?
«Non ho parlato con il Papa, non ho chiesto udienza, non ho voluto sottrarre tempo ai miei superiori. Sono tuttavia felice e onorato che mi abbia concesso una udienza di congedo per un saluto assieme alla mia famiglia prima di partire».
Su di lei circolavano voci, come quella che è stato sostituito perché considerato troppo severo, troppo militaresco. È vero?
«Lei mi costringe a fare una auto-analisi. Bene, allora facciamola. Io non penso di essere severo come comandante. Sono stato fermo e ho difeso le regole che fanno da base alla nostra vita comunitaria. Le regole servono a dare sicurezza e stabilità al corpo. Ero un punto di riferimento per tutti. Il comandante deve essere il padre della comunità. Ho guidato dei soldati impegnati in compiti non facili e sono soddisfatto del risultato ottenuto».
Un’altra voce è che si era fatto costruire un appartamento lussuoso ed enorme. È vero?
(ride) «Quando sono arrivato qui c’era un piccolo appartamento per gli ufficiali, in caserma, che risultava stretto per la mia numerosa famiglia. Ho quattro bambini. Di sicuro la casa con giardino che avevamo in Svizzera era più bella di questa. Per i miei figli il trasloco non sarà facile, ma solo perché a Roma avevano amici, c’era il loro mondo, ed eravamo una comunità con le altre famiglie che vivono in Vaticano».
È difficile difendere il Papa ai tempi dell’Isis?
«Come la storia ci insegna, la Chiesa non ha solo amici ma anche nemici. Il nostro compito non è semplice, perché dobbiamo garantire sicurezza senza trasmettere alla gente l’idea di essere come in Afghanistan».
Papa Francesco è un bersaglio dei terroristi...
«Il nostro lavoro con lui è aumentato un po’ ma solo perché ha diviso il luogo in cui vive da quello in cui lavora. Ora abbiamo due siti da sorvegliare, il palazzo e santa Marta. Ci siamo organizzati in modo tale da garantire il massimo della sicurezza. Il dispositivo è ampio e non ci sono mai stati problemi».
Avete notizia di minacce dirette?
«Io penso che le parole che questo pontefice ha pronunciato, anche ultimamente, nei confronti dell’Islam siano importanti. Francesco offre speranza alla gente, crea ponti, il che si può anche tradurre positivamente in termini di sicurezza. Per certi versi ci aiuta».
Ci sono rivalità con i gendarmi?
«Non mi pare. Anzi. C’è un clima di collaborazione. Ognuno è orgoglioso della propria storia, e questo è un bene e va visto positivamente».