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 2015  febbraio 01 Domenica calendario

TRAFFICO DI DROGA ALL’OMBRA DEL VATICANO

CITTÀ DEL VATICANO A dare grattacapi in Vaticano non ci sono più solo i piccoli furti, i borseggi ai danni dei turisti che visitano i musei o la basilica di San Pietro. A preoccupare è “l’incremento” di altri reati, ben più gravi, un incremento definito preoccupante dagli stessi magistrati che hanno il compito di amministrare la giustizia. In occasione dell’apertura dell’anno giudiziario sono state rese note le statistiche. All’insegna della trasparenza più totale. Vi sono casi sui quali stanno indagando i gendarmi per vicende legate alla pedo pornografia. Poi ci sono le truffe, i fascicoli relativi a reati di natura finanziaria e quelli legati alla sicurezza del piccolo Stato. In questa fattispecie rientrano l’intrusione in Vaticano delle Femen che, proprio sotto il periodo di Natale, hanno dato vita ad una appariscente protesta a seno nudo, oppure la vicenda di quell’imprenditore triestino finito in carcere il 21 dicembre; l’uomo per opporsi ad alcune leggi comunitarie che lo stanno rovinando economicamente si era arrampicato (per la quinta volta) sul cupolone di San Pietro srotolando uno striscione irriverente. A tracciare un quadro complessivo sullo stato della giustizia d’oltretevere è stato il professore Gian Piero Milano, promotore di Giustizia, grosso modo una specie di pm.
I DATI
Nel corso del 2014, ha informato, sono state prese ben 62 decisioni dal giudice unico in materia penale. Un numero non particolarmente alto in termini assoluti, ma se però viene rapportato all’estensione del territorio, 44 ettari, e al numero dei residenti, 800, risulta un numero importante e da non sottovalutare. Oltre ai borseggiatori, evidentemente piuttosto attivi a sottrarre portafogli ai giapponesi, nella relazione annuale fanno capolino altri fronti, tanto che negli ultimi 12 mesi sono stati disposti ben 6 arresti. «Un dato che segna un forte, preoccupante incremento statistico rispetto agli anni passati». Di questi arresti, tre erano già noti: l’arcivescovo polacco Jozef Wesolowski, accusato di pedofilia e pedopornografia, l’imprenditore triestino Marcello Di Finizio, e infine la Femen. Gli altri tre casi, invece, restano coperti dal segreto istruttorio.
LE INDAGINI
Tutte le indagini sono state fatte dalla Gendarmeria vaticana che ha compiuto «attività di analisi forense ed investigativa soprattutto di carattere informatico, per delicati casi, di differente gravità, di detenzione di materiale pedopornografico». Il fascicolo più ingombrante riguarda Wesolowski, ex nunzio apostolico a Santo Domingo, al quale sarebbero stati trovati nel computer portatile migliaia di immagini scabrose. «L’opera degli inquirenti si svolge in piena autonomia e al riparo da qualsiasi interferenza, ed è tesa al piu’ rigoroso accertamento dei fatti nella loro effettiva consistenza, e delle risultanze probatorie». In questo senso, ha aggiunto Milano, sono in corso scambi di informazioni con Santo Domingo « volti ad acquisire, al di la’ di ogni ragionevole dubbio, elementi di colpevolezza». Sotto pressione anche l’Aif, l’autorità di informazione finanziaria, una specie di authority con il compito di individuare operazioni sospette. Nel 2014 ha redatto ben 5 rapporti sull’antiriciclaggio che hanno dato vita ad altrettanti accertamenti. Infine una bacchettata ai media tedeschi che "improvvidamente" hanno mandato all’aria una delicata operazione che avrebbe potuto inchiodare alcuni trafficanti di droga che intendevano utilizzare l’extraterritorialità per i loro scopi. «In un caso specifico e’ stata effettuata una consegna controllata della sostanza stupefacente, che transitava attraverso uno Stato comunitario; l’improvvida divulgazione della notizia da parte di un quotidiano straniero, ha reso vana l’operazione congiunta tra forze di polizia di diverse nazionalita’, non essendosi presentato alcuno per il ritiro del plico contenente la sostanza stupefacente».