Arianna Ravelli, Corriere della Sera 31/1/2015, 31 gennaio 2015
VETTEL: «NON SONO QUI PER ARRIVARE SECONDO»
Un po’ più magro, con il rosso che sbatte sulla carnagione chiarissima, la personale addetta stampa, Britta, sempre al suo fianco, il tedesco 2.0 chiamato a risollevare le sorti di Maranello — questo gli chiedono: di essere l’evoluzione del Mito Schumacher, di tracciare un percorso ricalcando nobilissime orme altrui, e l’aspettativa non è delle più agevoli — dispensa sorrisi e professionalità. Ed è la norma di questi tempi acerbi e speranzosi. Sulla professionalità di Seb Vettel non esistono dubbi (disponibile negli eventi promozionali, precisissimo nel definire i suoi impegni, felice come un bambino perché può guidare le Ferrari stradali, veloce nell’apprendimento, capisce già molto bene l’italiano, non lo parla perché «il vocabolario è troppo ristretto»), il sorriso è importante che permanga anche dopo i quattro giorni di test a Jerez (al via domani) quando Seb trarrà la prima impressione della SF15-T («Bellissima»). Per ora ha potuto solo confrontare i simulatori delle due scuderie, ma i tecnici attendono con ansia le sue indicazioni tecniche. Anche su questo è chiamato a misurarsi, visto che i critici accusano (ora) Fernando Alonso di non essere il più bravo dei collaudatori. Fare meglio in gara, quando conterà, sarà un’altra cosa, ma Vettel mostra la sicurezza necessaria: «Non sono qua per finire 2°». Sicurezza attenuata dal realismo della Casa: «È sbagliato avere aspettative troppo alte. Saremo contenti se arriverà una vittoria, ancora di più se ne arriverà qualcun’altra».
È qui per questo, per non far rimpiangere Alonso, anzi riuscire dove lo spagnolo ha fallito. Intanto assapora cosa significa essere un pilota Ferrari. «Non vedo l’ora di iniziare. Ora tutto è rosso, un colore molto speciale, con una grande storia alle spalle», le parole dell’entusiasmo. Secondo il suo ex capo in Red Bull, Chris Horner, l’anno passato era invece così demotivato dalle nuove monoposto e dallo choc di essere battuto dal compagno di squadra, da aver pensato di smettere. Forse è una mezza cattiveria, d’altronde si sa che è sempre difficile parlare bene degli ex. Succede anche in Ferrari, dal momento che appare chiaro quale sia — a parte la velocità — la prima cosa che il capo Maurizio Arrivabene chiederà ai due piloti: lavorare assieme, in modo «da evitare gruppi e gruppetti. Non che l’anno scorso ci fossero dei gruppetti...» (sorrisino a lasciar intendere l’esatto contrario), «comunque se ci fossero stati sicuramente quest’anno non ci saranno». Arrivabene era stato chiaro a Natale: i piloti sono «dipendenti di lusso», anche a uno che ha vinto quattro titoli non saranno consentiti atteggiamenti, o frasi, sopra le righe. E ogni riferimento ad Alonso è puramente voluto. Non a caso, ora viene proprio esaltata l’armonia che dovrà per forza continuare a regnare: Vettel e il neo papà Kimi Raikkonen (anche il finlandese reduce da una stagione terribile) sono sempre stati amici, il che dovrebbe essere d’aiuto. «Non mi aspetto problemi con Kimi — dice Seb —, non è uno che parla molto ma è onesto e io questo l’ho sempre apprezzato. È raro in F1». «Sarà molto interessante lavorare con lui — ricambia Raikkonen —. Sono convinto che ci capiremo alla perfezione». Se poi dovessero mandarsi a quel paese vincendo saranno presto perdonati.