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 2015  febbraio 02 Lunedì calendario

L’UOMO DELLE MEDAGLIE

Neve e cowboy. Più di 700 atleti da 70 Paesi per il più grande spettacolo dello sci. Mondiali in Colorado al via, oggi le prove della discesa libera femminile e domani le prime medaglie col superG delle donne. E già meraviglie: Lindsey Vonn scia in casa ma scia soprattutto per l’eterno. Dopo aver strappato e in fretta superato il record di Annemarie Moser-Proell con 64 successi in Coppa, l’americana cerca la sua quinta medaglia (tra cui 2 ori) nei campionati. Saranno due settimane di storie a Vail/Beaver Creek. Terza rassegna in Colorado dopo quelle del 1989 e 1999, in nessuna delle due gli azzurri hanno preso medaglia. La squadra italiana è formata da 22 atleti (10 donne, 12 uomini), i 12 podi di Coppa quest’anno sono stati prodotti da 5 di loro (Paris, Gross, Elena Fanchini, Brignone, Merighetti) e anche qui si punta su loro, oltre che sul vicecampione olimpico di discesa Innerhofer. Le star da battere: l’austriaco Hirscher e il tedesco Neureuther nello slalom, il norvegese Jansrud nella velocità. Tutti ad aspettare il rientro dopo lunghi infortuni del norvegese Svindal e dell’americano Miller. Tra le signore, il duello è Vonn-Maze-Fenninger, facendo i conti nello slalom con l’americana Shiffrin, 19 anni, che difende il titolo e Vail è casa sua. Neve e cowgirls.
( a. r.)
DAL NOSTRO INVIATO
VAIL
BIRDS of prey, la pista dei Rapaci. 2691 metri di ghiaccio e sensualità, per Christof Innerhofer. Ci ha vinto la discesa di Coppa del mondo nel novembre 2012, uno dei sei successi (12 podi) della sua carriera. Quest’anno ancora nessun risultato da copertina per il finanziere di Gais, 30 anni, alle prese con i guai alla schiena che lo tormentano da troppo tempo. Ma Inner non lo puoi giudicare nella penombra, sui palcoscenici rimane il playboy della neve. Seduce e vince: tre medaglie ai mondiali di Garmisch 2011, tra cui l’oro in superG, nessuna due anni dopo a Schladming (ma aveva seri problemi alla vista, poi risolti con un’operazione), ai Giochi di Sochi a febbraio scorso l’unico nell’alpino a far parlare dell’Italia con l’argento in discesa e il bronzo in supercombinata. E adesso Beaver Creek, suo quinto mondiale, mercoledì l’esordio col superG.
Pronto?
«Ho le idee chiare. Ma in questi giorni mi sono allenato poco, cercando di prendere tutto in modo easy. Voglio stare calmo, fare tutto con leggerezza d’animo, trovare i ritmi giusti. Per la discesa di sabato avrò più tempo per provare la pista e anche me stesso, le sensazioni già adesso sono buone. Per la combinata non mi esprimo, praticamente non ho quasi mai provato lo slalom».
In Russia disse la stessa cosa: terzo dopo una manche da professionista dei pali stretti.
«Una gara piena di emozioni. Ho sciato come forse mai avevo fatto, quando mi sono reso conto che avevo vinto il bronzo non riuscivo a crederci. Lo sci è così, soprattutto per me: devi preparare tutto, capire ogni cosa, poi ci sono giornate magiche che rendono giustizia alla ragione ».
Pensa molto?
«Conosco tutti gli intermedi delle mie gare e spesso anche quelli degli altri. Ho un’ottima memoria. Analizzo, guardo video, rifletto. Non basta mai: lo sci è uno sport di circostanza, se nevica, piove, c’è vento, se la neve è molle o dura, cambia tutto. È meraviglioso anche per questo, si adatta alla natura e insieme la deve governare. Bisogna conoscere ogni variabile e saper reagire, bisogna sapere tutto».
La Birds of prey sì che la conosce.
«Ma nessuna pista è mai uguale a se stessa. E per me conta più la condizione della neve che il tracciato: dura ma non aggressiva. In ogni caso sono sereno, ho fatto tutto quello che dovevo. Sono migliorato di gara in gara, non ho preteso troppo all’inizio della stagione, sono stato consapevole dei miei mezzi, non mi sono abbattuto se i risultati non sono arrivati. Comunque, non devo dimostrare niente a nessuno».
Già appagato?
«Mai. Sono uno che ancora si diverte a sciare, altrimenti avrei mollato tutto. E mi dà gusto vincere. Ho dato tanto e avuto tanto dallo sci, smetterò quando la mattina sentirò fatica a svegliarmi presto per andare a sciare. Non è ancora quel momento. È che devo fare i conti con le mie condizioni fisiche. Se non sto sugli sci, guido la macchina verso Monaco per curarmi dal dottor Hans-Wilhelm Müller-Wohlfahrt, quello del Bayern e della nazionale tedesca. Prima di Kitzbühel non ho fatto in tempo ad andare io, è venuto lui».
Di che tipo di terapia si tratta?
«Iniezioni per rilassare i muscoli. I miei sulla schiena sono rattrappiti dalla sofferenza».
In Austria il suo miglior piazzamento quest’anno: sesto in discesa.
«Finalmente scio come sono io, senza difendermi, senza dolore, senza scansarmi. Non dico al 100 per cento ancora, ma in attacco sì».
È la cura Bayern.
«Io sono uno maniacale nei dettagli, studio ogni cosa. Il corpo deve star bene, sennò la testa si confonde ».
Dominik Paris non si confonde più.
«Non ha più paura di sbagliare, per questo ha una marcia in più adesso. In gara si trasforma. Mi ricorda lo svizzero Beat Feuz di quattro anni fa. Non conta come si preparano prima, conta quello che diventano sulla pista».
È uno dei favoriti?
«Sì, oltre a Reichelt, Mayer, Jansrud e Nyman. Ma attenti anche a Bode Miller soprattutto in discesa, e pure a Svindal. Tutti e due rientrano dopo gli infortuni e hanno voglia di dimostrare la loro grandezza ».
E lei?
«Non parto per stare dietro. Ma sa a cosa penso soprattutto?».
A cosa?
«Al fatto che qui è venuta anche mia mamma Maria. Sono felice di poterci stare un po’ insieme e ricambiare. Ha fatto la panettiera per una vita lavorando di notte per farmi sciare. E lavora ancora in un’officina, a 61 anni. Le dico sempre: non sei stufa? Risponde che non ha ancora voglia di chiudersi in casa. Quando ha tempo prende e va a fare camminate di ore in montagna. È innamorata dei paesaggi alpini, dell’aria aperta. È una persona semplice cui piace conoscere altri mondi. Ci somigliamo in questo: io sono uno sciatore abituato al silenzio ma curioso della città. Mio papà Gottfried, carrozziere in pensione, fa più resistenza a viaggiare».
Sono fieri della sua celebrità?
«Per loro è come se non fosse successo niente. Sono riservati, ma so per certo che sono molto orgogliosi. A loro devo tutto».