Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  febbraio 01 Domenica calendario

LA GIOIA DEL FIGLIO: “PAPÀ GIÀ AL LAVORO”

PALERMO.
«Noi siamo contenti ed emozionati, lui lo vedo già indaffarato. È già al lavoro consapevole della grande responsabilità che gli è stata affidata». Bernardo Mattarella, il figlio del neo capo dello Stato, commenta l’elezione trattenendo a stento un’emozione che ha coinvolto tutti i familiari. I Mattarella hanno seguito lo spoglio tutti insieme, nella casa romana di Laura, altra figlia del Presidente: «Che dire in un momento come questo? Siamo tutti un po’ commossi, da quando è stato proclamato il risultato», ancora Bernardo. «Zio Sergio ha tutti i requisiti per svolgere questo ruolo con onore e chi lo conosce sa bene che è così», dice la nipote Maria Mattarella, che è la figlia di Piersanti, il padre che la mafia le ha strappato davanti agli occhi quando era poco più che una bambina. Adesso che lo «zio Sergio» è Capo dello Stato, la nipote rimasta a vivere Palermo accantona solo per attimo la sua riservatezza: «Sono felice per lui — dice — sono felice per il nostro Paese».
Quando Montecitorio si è sciolta nell’applauso, a Palermo anche gli occhi di un’altra Maria si sono bagnati di lacrime: «Pensavo di avere la corazza dura e invece...». Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, si dice «orgogliosa»: «Sergio Mattarella non è solo un simbolo. È una persona della quale ci si può fidare. Ha sempre fatto il suo dovere e il dovere era la religione di Giovanni».
Poco dopo le 15, Filippo Solito, il fioraio che per una vita ha servito la famiglia Mattarella, depone una corona davanti alla lapide di Piersanti che si trova proprio di fronte al condominio di via Libertà nel quale il presidente della Repubblica ha sempre vissuto. «Oggi da palermitano non posso non ricordare il fratello del presidente», dice sfuggendo alle telecamere che da ore si affollano davanti al condominio. Il portiere del palazzo Carmelo Chillemi, livrea nera, è in trepidante attesa. Ma la festa non è solo in via Libertà: poco più avanti, in via Catania, il barbiere Franco Alfonso stappa lo spumante: «Posso dire di aver curato la chioma del Capo della Stato». Un chilometro più in là, nella chiesa di San Michele, don Alerio Montalbano prepara già l’omelia: «Le mie preghiere sono state esaudite », dice il prete, padre spirituale di Mattarella, che oggi durante la messa inviterà la comunità «a sostenere il nostro Presidente». E di preghiere per Mattarella giura ne farà anche padre Bartolomeo Sorge, gesuita e ispiratore della Primavera che negli anni ’80 segnò la svolta antimafia di Palermo: «Senza Sergio — dice — la resurrezione di Palermo non ci sarebbe stata». Leoluca Orlando sindaco nel 1985 proprio per volontà di Mattarella, trent’anni dopo lo celebra di nuovo da primo cittadino: «È un simbolo di impegno civile e indignazione etica». Il patron del Palermo calcio Maurizio Zamparini ha già invitato Mattarella allo stadio Barbera. E oggi il coro del Teatro Massimo intonerà l’Inno di Mameli per celebrare il primo capo dello Stato siciliano.
Antonio Fraschilla e Sara Scarafia, la Repubblica 1/2/2015