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 2015  febbraio 01 Domenica calendario

“COMPRA, VINCI, GIOCA E PENTITI IL CALCIO È COME LA BORSA”

[Intervista a Massimo Ferrero] –
Un’ora a parlarci e non sai se ci è o ci fa. Massimo Ferrero resta un mistero: gaudioso per i tifosi della Samp, buffo per tutti gli altri. Ha sconquassato il mercato di gennaio, dice di non aver dietro nessuno e per ora c’è da credergli, ma chissà se la conta giusta. Certo, il suo ingresso nel calcio non è passato inosservato. E non solo per i risultati.
Samp quarta in classifica, la vetrina con Eto’o, dica la verità presidente: nemmeno lei si aspettava tanta grazia?
«Io dico sempre la verità, così quando mi guardo allo specchio alla mattina sono contento e canto. Sono entrato qui da tifoso, non da esperto di calcio. Sono sempre andato alla ricerca dell’arca perduta, la vita senza i colpi di scena è una noia, così non è che non me l’aspettavo, non sono così presuntuoso, ma nella mia incoscienza questo era normale. Io vivo in allegria, ho chiamato mio figlio Rocco Contento...».
Ma dove vuole arrivare?
«Dove vojo arrivà? Sulla luna, ve l’ho già detto».
A gennaio ha speso oltre 30 milioni, ma se poi non arrivano i risultati?
«Il calcio è come la borsa. Compra, vinci, gioca e pentiti».
Quindi al peggio si pentirà?
«Ma nun me pento mai. Ho molto credito, le banche i soldi me li danno perché io li restituisco sempre».
Il presidente della Pro Recco Volpi e il suo impero, una grande compagnia aerea araba che vuole fare di Genova l’hub (senza nebbia) per il Nord: ma chi c’è dietro a Ferrero?
«Ancora ’sta storia. Sono 30 anni che me rompono con questa cosa. Le do una notizia, dietro Ferrero non ce n’è nessuno, magari ci fosse qualcuno. Presentatemi tutta ’sta gente che c’ha li soldi. Non sono figlio del cioccolato, sono un figlio delle stelle, io mi alzo al mattino e lavoro, ho prodotto tanti film che hanno avuto successo e successo uguale soldi. Lo giuro su mio figlio, se c’era uno coi soldi prendevo Messi. Ho fatto sempre le società dispari: io e basta, e l’unica volta che ho agito diversamente, con Sergio Castellitto per Libero Burro, ho perso un miliardo... Me so’ venduto la casa per pagare i debiti e ho perso pure un amico...».
Allora è così ricco da fare da solo?
«Ho comprato la Samp per divertimi, ho quanto basta per campare e spendere grazie a quello che ho incassato con i miei film da solo».
La cosa peggiore e migliore che le è successa da quando è proprietario della Samp?
«La peggiore è l’alluvione, mi sono sentito male. Abbiamo fatto tantissime cose per la solidarietà. La migliore è avere incontrato Mihajlovic, è un grande uomo. Mi’ padre era un tranviere, certi valori li conosco. Non ho la papalina in testa da presidente io e per questo ho stima di lui: dietro questo bel signore c’è un uomo educato, gentile e che ha fatto della sofferenza una grande virtù».
Paura di perderlo a fine anno?
«Zero. Se se ne andrà, dove lo trova un altro Ferrero?».
La chiamano Viperetta, quanto le dà fastidio?
«Per nulla, il soprannome me lo mise il mio amico Lello. È da trent’anni che c’è un gioco tra me e questo Viperetta: se sbaglio è colpa sua. È il mio alter ego, è Massimo due la vendetta. Mi pigliano in giro? E chi se ne frega, scrivessero pure Viperotta».
Romano e romanista, quali sono i giocatori della sua gioventù?
«Mi piaceva Di Bartolomei – e si fa il segno della croce – , ma prima anche De Sisti e prima ancora Losi. Come uomo mi ha sempre affascinato Zeman, è un idealista. Ma prima andavo allo stadio per puro divertimento, ora invece sto lì avvelenato, soffro come un dannato».
Un giocatore della Samp che incarna il suo spirito?
«Io li amo tutti quanti, sono tutti bravi ragazzi. Se li mette tutti insieme viene fuori lo spirito di Ferrero».
La prima volta con Eto’o?
«Ero a Londra, avevo preso appuntamento con Eto’o ma lui era in ritardo e io non sopporto de nun fa gnente. A un certo punto vedo arrivare un uomo di colore e dico ecco Eto’o, sono andato a salutarlo, ma era un cameriere. Me so’ sbagliato... Poi è arrivato quello vero, un signore fighetto, io l’ho salutato da lontano, lui mi ha riconosciuto ma mica credeva che fossi io il presidente. Era abituato a quello dell’Everton, uno con la bombetta alla Gastone...».
Sicuro che non sia finito?
«Non c’è mai fine per un giocatore. Totti ha 38 anni e, come dicono a Roma, gliela ruba a tutti quanti. Se ha voglia, e ha voglia, Eto’o non è finito: si metterà in campo e combatterà, non vedo l’ora di vederlo contro il Torino».
Mihajlovic però non sembrava proprio contentissimo del suo arrivo?
«Non è che non volesse Eto’o, l’importante è che per me e Sinisa siano tutti Eto’o».
Mantovani, Garrone e Ferrero: dov’è l’errore? Come ha fatto un romano come lei a convincere Genova?
«Nella vita ci vuole testa cuore e culo. E coraggio, quello che ho sempre avuto... Io sono semplice, Moravia mi diceva rimani così, tu sei genuino, non fare il milanese...».
Lei e il cinema; quali sono le sue passioni?
«Ho prodotto 130 film, io. Sono pazzo di Meryl Streep, quando l’ho vista me la sono mangiata tutta. Poi De Niro, Al Pacino... Marlon Brando. L’ho conosciuto sul set del Padrino, portavo l’acqua, ero uno degli addetti ai lavori...».
In Ultrà ha fatto la comparsa, era «Il grigione» e andava allo stadio con il figlio. Oggi lo manderebbe un bambino alla partita?
«Sto lavorando per quello. Voglio riaprire le porte degli stadi ai tifosi veri. Come si fa? Applicando le regole, diamo la medaglietta da sceriffo agli steward e anche i poteri di mandare in cella subito i violenti. Processiamoli il giorno dopo, vedrà che le cose cambiano».
La Samp arriverà in Champions?
«Abbiamo concordato con Sinisa, la mia grande forza è non stare mai dalla parte del torto... Il terzo posto è possibile, la squadra si diverte. Proprio come il presidente. Possiamo infilarci, è la fortuna del nuovo».
Oggi vedrà Cairo, va d’accordo con il presidente del Toro?
«Lo amo, è fortissimo, non si arrabbia mai. Gli dici una cosa è d’accordo, gli dici il contrario è d’accordo lo stesso. Come si fa a non andarci d’accordo, è un genio. Devo imparare da lui».
Che voglia invitare a cena Ilaria D’Amico lo sanno anche i sassi, ma nel caso lei le desse buca...
«Non credo, non sono un operaio dell’Anas... Sono talmente circondato dalle donne della mia vita che non danno spazio a nessuno. E poi adesso c’e’ il mio principe Rocco che le controlla tutte...».
A cena con il nemico, chi sceglie?
«Non ne ho. Sono invisibili, se si presentano andremo insieme in chiesa e li farò benedire».
Presidente, ma lei si diverte davvero?
«E che scherza? Divertirsi allunga la vita».
Paolo Brusorio, La Stampa 1/2/2015