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 2015  febbraio 01 Domenica calendario

Fermo restando «l’obbligo di rispettare il chiaro mandato del popolo greco di chiudere con le politiche di austerità», Alexis Tsipras ha voluto rassicurare ieri i partner europei che «questo non significa in alcun modo che non manterremo gli impegni finanziari con la Bce o il Fmi»

Fermo restando «l’obbligo di rispettare il chiaro mandato del popolo greco di chiudere con le politiche di austerità», Alexis Tsipras ha voluto rassicurare ieri i partner europei che «questo non significa in alcun modo che non manterremo gli impegni finanziari con la Bce o il Fmi». E per rafforzare la sua posizione conciliante ha anche telefonato al governatore della Bce Mario Draghi cui ha ribadito «la volontà» del suo governo «di trovare una soluzione che offra benefici reciproci alla Grecia e all’Europa». Alla vigilia di una settimana fitta di impegni europei, ma anche di possibili nuovi, devastanti crolli in Borsa, il premier ha voluto mandare un segnale rassicurante ai partner della Ue. Ma anche ai mercati, dove sono quotate molte aziende controllate dallo Stato, travolte dalla tempesta degli ultimi giorni. Tsipras ha aggiunto che «sono sicuro che raggiungeremo un accordo che soddisfi tutte le parti, la Grecia e l’Europa». Berlino irremovibile Ma all’indomani del teso incontro tra il presidente dell’Eurogruppo, Dijsselbloem, e il ministro delle Finanze Varoufakis, che ha detto che Atene non vuole più negoziare con la troika, anche Berlino ha voluto mandare un messaggio chiaro. Angela Merkel ha ricordato in un’intervista che c’è già stato un taglio del debito greco nel settore privato, tre anni fa, e che dunque «non prevedo nuovi tagli del debito». Lotta contro il tempo Il fatto è che il mezzogiorno di fuoco tra Tsipras e i falchi in Europa, che vorrebbero inchiodarlo agli impegni dei governi precedenti, si deciderà sui tempi. E quelli, come ha ricordato indirettamente da Cambridge il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, non giocano a favore di Atene. Il 28 febbraio, quando scadrà il termine per concordare con gli ispettori di Ue, Bce e Fmi i prossimi 7,2 miliardi di euro di crediti che il nuovo governo greco ha già detto di voler rifiutare, Atene potrebbe essere buttata fuori dal programma. E anche se una fonte governativa continua a sostenere che la Grecia può andare avanti «almeno fino a marzo» senza aiuti esterni, le banche elleniche rischiano grosso. Per accedere ai finanziamenti della Bce in cambio dei bond governativi, considerati attualmente «spazzatura» dalle agenzie di rating, la Grecia deve restare sotto programma. È l’unica eccezione perché la Bce possa accettare titoli sotto il grado «investment». Dopo il 28 febbraio le banche elleniche, già finite enormemente sotto pressione la scorsa settimana, rischiano dunque di non avere più accesso alla Bce. «Sono le regole», ha avvertito ieri Constancio. Che rischiano di affossare il sistema creditizio greco e, dunque, il Paese. A causa dei crolli in Borsa della scorsa settimana, le quote del fondo governativo Hellenic financial stability fund (Hfsf), in alcune delle principali banche - Piraeus (66,9%), Alpha (66,4%), National (57,2%) ed Eurobank (35,4%) - hanno già perso 15 miliardi di euro. Ora queste partecipazioni valgono 7 miliardi. L’impegno a rinegoziare Ieri il responsabile delle Finanze greco ha ribadito l’impegno a voler rinegoziare con la Ue e le istituzioni internazionali creditrici un piano diverso per la Grecia, perché negli ultimi cinque anni «la Grecia non è stata riformata, ma deformata». Venerdì sera, durante una cena informale con Merkel a Strasburgo, pare che il presidente francese Hollande si sia detto «d’accordo sul fatto che è importante rispettare le scelte del popolo greco e che la Grecia rispetti i suoi impegni» verso i creditori. Tuttavia Tsipras potrebbe essere costretto anche ad affrontare il malumore di Paesi già passati attraverso il giogo della troika ma senza sconti come l’Irlanda o il Portogallo. Ieri il premier portoghese Pedro Passos Coelho si è detto contrario a un negoziato sul debito.