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 2015  febbraio 01 Domenica calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 24

(La nave negriera)

Vedi Biblioteca in scheda: 2300801
Vedi Database in scheda: 2292074

GLI SCHIAVI TRA SQUALI E MALATTIE –
Schiavi. «Nei quattrocento anni che durò il traffico di schiavi, dalla fine del XV sino alla seconda metà del XIX secolo, più di dodici milioni di persone furono stivate nelle navi negriere e trasportate al di là dell’Atlantico per raggiungere centinaia di punti di consegna distribuiti lungo migliaia di chilometri. In quella spaventosa traversata morirono un milione e mezzo di uomini, donne e bambini, i cui corpi furono dati in pasto agli squali che seguivano le navi. I sopravvissuti finirono stritolati da un letale ingranaggio, il sistema delle piantagioni, al quale cercarono di resistere in ogni modo immaginabile».
Comandanti. I comandanti delle navi negriere erano particolarmente duri e spietati: dotati di potere assoluto, erano noti per il facile ricorso alla frusta e per la capacità di tenere sotto controllo gruppi numerosi di persone, dimostrando la medesima brutalità tanto verso gli schiavi quanto verso i marinai, al punto che qualche comandante soleva definirli rispettivamente “schiavi neri” e “schiavi bianchi”.
Marinai. I marinai avevano colto questa terribile verità in un adagio: «Sta’ in guardia, sta’ attento / al Golfo del Benìn / per uno che ne esce / quaranta restan lì».
Squali. I comandanti negrieri si servivano degli squali per generare terrore durante il viaggio. Si sa di ufficiali di marina che davano da mangiare agli squali perché non si allontanassero mai dalle loro navi.
Africa. Nell’Africa del XVIII secolo, la schiavitù era un’istituzione antica e universalmente accettata in tutte le grandi società della regione, normalmente riservata ai prigionieri di guerra e ai criminali. Il commercio di schiavi veniva praticato da secoli. In molte zone i mercanti europei non fecero quindi che inserirsi in circuiti di scambio preesistenti.
Cattura. Per catturare gli schiavi i francesi usavano il metodo detto grand Pillage: una scorreria improvvisa e organizzata su un villaggio, di solito in piena notte, nel corso della quale i predatori incendiavano le case e catturavano i terrorizzati abitanti in fuga, per poi farli marciare incolonnati fino alla costa e venderli. Altro metodo era l’inganno (in questo caso il cammino verso la nave iniziava con un consenso che solo in seguito si trasformava in coercizione).
Istruzioni. Istruzioni del mercante e armatore Humphry Morice ai suoi comandanti: comprare schiavi di età compresa fra i dodici e i venticinque anni, due maschi per ogni femmina, «buoni e in salute, e con occhi sani e senza difetti fisici». I difetti da evitare con cura: nanismo o gigantismo, entrambi sgradevoli; brutte facce; lunghe mammelle flaccide; pelle giallastra; macchie livide sulla pelle, sintomo di malattie incurabili; occhi velati; dita delle mani o dei piedi, o denti, mancanti; ombelico sporgente; fratture, alle quali sono soggetti in particolare gli schiavi gambiani; gambe arcuate; stinchi affilati; pazzi; idioti; letargici. (...) Diceva ai suoi comandanti di accertarsi «che i negri fossero puliti e sbarbati, per avere un buon aspetto e fare buona impressione su piantatori e compratori».
Danza. Tra le attività previste per gli schiavi sulle navi negriere c’era la danza. Sia i medici sia i mercanti pensavano infatti che l’esercizio avrebbe giovato a mantenere gli schiavi in buona salute.
Malattie. Stando ai giornali sanitari di fine Settecento, la malattia killer per eccellenza era la dissenteria, che al tempo era chiamata flux, o bloody flux. La seconda causa erano generiche “febbri”, che i medici potevano distinguere in “nervose”, “convulse”, “intermittenti”, “infiammatorie”, “putride” e “maligne”: fra queste vi era la malaria e la febbre gialla. Fra le cause sociali: “malumore”, “saltato fuori bordo”, “strangolato da sé” e “insurrezione”».
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 1/2/2015