Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 31 Sabato calendario

LA BANCA CENTRALE RUSSA CAMBIA ROTTA: GIÙ I TASSI

Ancora una volta, la Banca centrale russa ha colto economisti e mercati di sorpresa, anche se in senso opposto ai precedenti: dopo una stretta in sei mosse terminata in dicembre con il drammatico aumento dei tassi di interesse dal 10,5 al 17% - azzardo che non bastò ad arginare il crollo del rublo - ieri mattina il governatore Elvira Nabiullina ha invertito la rotta, abbassando il principale tasso di riferimento di due punti e portandolo al 15%. Mettendo in gioco, secondo gli analisti di Raiffeisen, la propria credibilità, senza riuscire ad avere l’effetto voluto.
Disorientamento sui mercati, che proprio a causa della debolezza del rublo e del trend dei prezzi non immaginavano interventi espansivi a così breve termine. Ma più della paura dell’inflazione ha potuto la preoccupazione per le nubi che si sono accumulate sull’economia russa: isolata dalle sanzioni, penalizzata dal calo del petrolio, avviata verso una recessione che nel 2015 potrebbe toccare un -4%. È lo spettro che ha spinto Standard & Poor’s a ridurre a “junk”, spazzatura, il rating sul debito sovrano russo. Così, in queste settimane il governo non ha nascosto le pressioni sulla Banca centrale: con un costo del denaro tanto elevato, ha avvertito il consigliere di Vladimir Putin Andrej Belousov, «fare business in Russia è impossibile».
Elvira Nabiullina ha ceduto: dal 2011 la Russia non abbassava i tassi. Bank Rossii ha così spiegato ieri che l’equilibrio tra il rischio di un’accelerazione dei prezzi e quello di un rallentamento dell’economia è cambiato, e che proprio a causa del «rallentamento dell’attività economica» è possibile prevedere che nel medio termine «le pressioni sui prezzi saranno contenute». In realtà, innescato dal calo del rublo, il trend dei prezzi è sensibilmente al rialzo (+13,1% annuo a gennaio), in particolare per i generi alimentari. Mentre la moneta russa ha reagito alle novità di ieri ripiombando ai minimi, perdendo il 2% sul dollaro(tornato a superare il cambio di 70 rubli) e il 2,4% sull’euro (a 79,5).
Nelle previsioni comunicate da Bank Rossii, nella prima metà del 2015 il prodotto interno lordo dovrebbe calare del 3,2%. Per correre ai ripari il governo di Dmitrij Medvedev ha messo a punto un programma anti-crisi. Sessanta misure per un impegno di 2.300 miliardi di rubli, pari a 28 miliardi di euro: è quanto lo Stato si appresta a spendere per dare fiato alle imprese - strette tra tassi di interesse elevati e l’impossibilità di attingere ai mercati internazionali del capitale - e le banche, a cui il governo ha già destinato un pacchetto di salvataggio da mille miliardi di rubli. Ma gli istituti oggetto d’attenzione sono solo i 27 più importanti, da Vtb a Vneshekonombank.
Il piano prevede anche la creazione di una “bad bank” in cui far confluire debito e asset problematici delle imprese: ma ci saranno centinaia di banche più piccole lasciate a se stesse nella tempesta. Mentre le statistiche confermano che nel 2014, per la prima volta dall’avvento di Putin nel 2000, i redditi reali dei russi hanno iniziato a scendere: dell’1%, e quest’anno - lo prevede il ministero dell’Economia - del 2,8%. Commentando il piano anti-crisi, nei giorni scorsi, Putin ha detto che la priorità è la stabilità sociale, cosa sempre più difficile mentre l’economia si deteriora. L’inatteso taglio dei tassi, ha commentato ieri la Casa Bianca da Washington, è indicativo del caos in cui è finita l’economia russa: «Ci sono costi economici molto chiari, associati alla spedizione di Putin nell’Ucraina orientale», ha detto il portavoce Josh Earnest.
Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 31/1/2015