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 2015  gennaio 31 Sabato calendario

DJAMEL BEGHAL: COME NUTRIRE L’ODIO DEI JIHADISTI PER L’OCCIDENTE

La testa pensante dietro gli attentati di Parigi ha un nome e un volto. Si chiama Djamel Beghal ed è a lui che hanno pensato, all’indomani del massacro nella redazione di Charlie Hebdo e nel supermercato ebraico, tutti gli esperti di terrorismo e di fondamentalismo islamico. A ulteriore riprova che la vera università del terrorismo è il carcere, Djamel Beghal, nato in Algeria, conobbe Cherif Kouachi e Amedy Coulibaly nella prigione di massima sicurezza di Fleury-Mérogis nel 2006. In un documento della Procura di Parigi del 26 luglio 2013, Coulibaly e Cherif Kouachi vengono definiti “pupilli di Djamel Beghal”.
L’EVASIONE DI BEELKACEM E L’AMICIZIA CON KOUACHI E COULIBALY
Djamel, rimesso in libertà provvisoria nel 2007, finisce nuovamente dietro le sbarre nel 2010 con l’accusa di aver favorito l’evasione di Smain Ait Ali Beelkacem, autore dell’attentato alla stazione del Museo d’Orsay nel 1995. Ma Beghal ha ispirato, organizzato e ordinato gli attentati di Parigi? “Che vi sia un rapporto tra le visite di Kouachi e Coulibaly nella regione di Cantal e gli attentati di gennaio mi sembra impossibile e, fino ad oggi, nulla lo prova”, afferma Bérenger Tourné, l’avvocato di Djamel Beghal.
Ma chi è Beghal? Esponente di spicco della galassia jihadista internazionale, membro dell’organizzazione settaria Al Takfir Wal Hijra, Djamel ha tutte le caratteristiche del fondamentalista islamico che odia l’Occidente. Da venti anni Beghal, padre di quattro figli e sposato con una francese, è considerato un elemento pericoloso. La sua abilità riguarda la capacità di muoversi sempre sullo stretto crinale che separa la religione dal terrorismo. A dispetto delle condanne subite, gli inquirenti francesi non sembrano aver messo realmente a fuoco la personalità di questo uomo di notevole statura intellettuale e dai modi “affascinanti, amichevoli e, a volte, minacciosi”. Maestro del pensiero islamista per alcuni, cane sciolto e megalomane per altri. Nato nel 1965 in Algeria, studia informatica e si avvicina ai gruppi più radicali frequentando i campi di addestramento del Gruppo islamico armato (GIA). Lascia l’Algeria sul finire degli anni ’80 e arriva in Francia per approfondire le sue conoscenze religiose. Segue i corsi di Tariq Ramadan, uno svizzero di origine egiziana, nipote del fondatore dei FratelliMusulmani di cui a volte contribuisce a scrivere i discorsi.
IL TRASFERIMENTO IN GRAN BRETAGNA
In questo periodo Djamel intensifica i rapporti con le comunità salafiste in Europa e nel 1998, dopo essere finito per la prima volta nel mirino della polizia francese, si trasferisce a Leicester, Gran Bretagna, legandosi al predicatore di origine giordana Abou Qatada, ritenuto uno dei capi spirituali di Al Qaeda in Europa. Secondo la magistratura francese, fu proprio Abou Qatada a conferire a Beghal il compito di diffondere le sue idee in Francia. Ma Djamel non si accontenta di un ruolo da comparsa e in quel periodo intreccia una fitta rete di relazioni con gli islamisti in ogni parte del mondo. A Leicester fa numerosi proseliti tra i quali Nizar Trabelsi, ex calciatore professionista tunisino, cui Djamel procura documenti falsi, successivamente arrestato dopo un soggiorno in Afghanistan nel corso del quale, a suo dire, avrebbe incontrato Osama bin Laden ben cinque volte. Al processo, sentitosi abbandonato da Djamel, Nizar dichiara che Beghal “aveva organizzato a Dusseldorf un polo di attrazione per una serie di personaggi che avevano rinunciato a vivere in Francia, in Belgio o in Italia, dove rischiavano l’arresto”. La moglie di Djamel ha confermato alla giustizia francese che conoscevano bene uno dei due uomini inviati da Al Qaeda per assassinare il comandante Massoud e che lei aveva ospitato la sua vedova, Malika El-Aroud. L’11 novembre del 2000, su consiglio di Abou Qatada, Djamel raggiunge il Pakistan e poi l’Afghanistan dove si fa un nome e una reputazione in seno al movimento jihadista. Stabilitosi a Jalalabad, nel nord del Paese, entra a far parte dei quadri dirigenti stranieri. Sono anni durante i quali il suo nome circola non solo in Afghanistan, ma in tutti gli ambienti del jihadismo internazionale.
DALL’AFGHANISTAN ALLA STRAGE NEL GIORNALE SATIRICO
In Afghanistan viene addestrato militarmente e ha modo di rifinire la sua formazione religiosa. Secondo i servizi francesi avrebbe fatto parte dello stato maggiore di Al Qaeda e “soggiornato in casa di Osama” frequentando altresì il “ministro degli Esteri” di Al Qaeda, Abou Zoubeida, che gli avrebbe commissionato attentati in Francia per colpire gli interessi degli Stati Uniti. Arrestato a Dubai il 28 luglio 2001 e accusato di aver progettato un attentato contro l’ambasciata degli Stati Uniti a Parigi, viene assolto in Francia perché “la presunta confessione gli è stata estorta dalla polizia di Dubai con metodi inaccettabili”. Ma è veramente lui la mente degli attentati di Parigi? Certo è che la sua stella continua a brillare nel firmamento dell’estremismo islamista tanto che persino Belkacem – in una intercettazione – si dice rassicurato dal fatto di aver avuto da “fratello Djamel” il permesso di ricevere sua moglie in parlatorio senza niqab.
Carlo Antonio Biscotto, il Fatto Quotidiano 31/1/2015