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 2015  gennaio 31 Sabato calendario

GURU, PENSACI TU

In un mondo di tassi a zero sempre più investitori si affidano ai fondi per avere qualche chance in più di rendimento. Il 2014 è stato un altro anno da record per il risparmio gestito italiano che ha registrato una raccolta netta vicina ai 130 miliardi di euro in base ai dati Assogestioni. D’altronde in un momento in cui il 52% dei titoli di Stato globali ha un rendimento inferiore all’1% e ci sono in circolazione titoli per 7.300 miliardi che danno un rendimento negativo affidarsi a un money manager può essere l’unica strada per far fruttare i propri risparmi.
Ma l’offerta sul mercato non manca anche perché negli ultimi anni molti asset manager internazionali sono entrati nel mercato italiano per offrire i loro prodotti. Milano Finanza ha chiesto a Morningstar di selezionare i migliori dieci fondi per performance a tre anni per dieci categorie tra azionari, obbligazionari, flessibili e bilanciati.
A Piazza Affari spicca il fondo Atlante Target Italy di Albemarle Asset Management, società di gestione con sede a Londra. Il comparto, con una performance che sfiora il 90% a tre anni, è gestito da Umberto Borghesi. Dopo il Qe lanciato da Mario Draghi, Borghesi si dichiara ottimista per il mercato azionario tricolore (si veda servizio a pag. 9). «Riteniamo che la borsa italiana possa essere tra quelle più favorite dalle nuove iniziative della Bce», dice il gestore.
Negli azionari europei primeggia Alken Small Cap Europe, fondo gestito da Nicolas Walewski e Marc Festa, insieme a un team di otto analisti. Il fondo ha reso il 27% all’anno nei tre anni, ossia una performance cumulata del 106%. Il fondo è gestito con un turnover molto basso e con approccio value. Sottolineano gli esperti di Alken: «Le borse europee a dicembre hanno avuto una performance negativa condizionata dal calo del prezzo del petrolio e delle commodity. Ma in realtà la caduta del prezzo del petrolio insieme all’allentamento quantitativo della Banca centrale europea faranno da supporto alla ripresa economica e alle borse europee».
Guardando a Wall Street guida la classifica il fondo Theam Quantitative Equity Us Guru di Bnp Paribas Investment Partners con una performance nel triennio del 108%. Il fondo è gestito da Henri Fournier con un metodo quantitativo che seleziona le azioni che rispondono sulla base dei loro fondamentali a tre criteri: profittabilità, valutazione interessante e buone prospettive. In questo momento il fondo è ancora sovraesposto ai settori ciclici che beneficiano di un rafforzamento dell’economia Usa, quindi su beni industriali e su turismo e tempo libero. Mentre è sottopesato sui tecnologici e titoli sanitari, considerati troppo cari in questo momento.
Passando ai fondi dedicati alle azioni dei Paesi emergenti il campione a tre anni è il fondo Templeton Emerging Markets Smaller Companies di Franklin Templeton con un rendimento cumulato a tre anni del 61%. Il comparto investe in pmi dei mercati emergenti. Mark Mobius, executive chairman del Templeton Emerging Markets Group, sottolinea che «negli ultimi anni le società asiatiche a piccola capitalizzazione hanno suscitato grande interesse presso gli investitori, che pensiamo sia di natura durevole. Dal momento che i ricavi delle small cap sono trainati principalmente dalla domanda interna, la combinazione di un buon sviluppo economico, una classe media in crescita e prezzi del petrolio più bassi potrebbero incentivare i consumi». Mobius ricorda che «molte piccole aziende dei mercati emergenti vengono trascurate da tanti investitori». Ma c’è anche il rovescio della medaglia. «L’investimento può talvolta richiedere una buona dose di pazienza, ma crediamo che l’orizzonte di lungo termine aiuti a gestire questi fattori di rischio», conclude Mobius.
Il fondo Henderson Gartmore Global Growth è invece al top per rendimento a tre anni tra gli azionari globali con un +89% che si traduce in un 24% annualizzato. Il suo gestore, Ian Warmedon, sottolinea: «Il mio fondo è gestito con un’ottica a lungo termine. In particolare abbiamo tratto alcune nostre idee di investimento dalla ricerca tematica. Ci concentriamo su un numero ristretto di temi, come i trend demografici e quelli legati all’innovazione tecnologica. Le scelte vengono effettuate senza farsi condizionare dalla volatilità dei mercati e dal rumore di fondo», conclude il gestore di Henderson. Tra i primi titoli in portafoglio ci sono Continental, Walt Disney, Baidu, Apple e Priceline group. Sugli stessi filoni di investimento punta il comparto Lo Golden Age di Lombard Odier Investment Managers, che con un rendimento a tre anni dell’84,9% si piazza subito dopo il fondo di Henderson. È un comparto che investe in società e tematiche legate all’invecchiamento della popolazione e alle dinamiche demografiche in generale, con un focus su necessità e aspirazioni degli over 55. «Questo target, infatti, rappresenta un mercato in crescita significativa in tutte le economie sviluppate. E per la fine del decennio, si prevede che la capacità di acquisto di questa categoria raggiunga i 15 mila miliardi di dollari», spiega il gestore Johan Utterman. Ma le opportunità di investimento sono interessanti già oggi. «Ad esempio, il 70% del reddito disponibile negli Usa è nelle mani degli over 50», dice Utterman. Nel 2014, due degli investimenti più premianti del fondo sono stati Actavis e Royal Caribbean. «Actavis è la più innovativa società farmaceutica generica a livello mondiale e sta per acquisire Allergan, azienda produttrice del Botox e di numerosi altri trattamenti per la cura degli occhi. Queste società ci piacciono già prese singolarmente, ma la fusione potrà generare una decisa crescita degli utili. Per questo motivo manterremo la posizione in Actavis anche nel 2015. Royal Caribbean, invece, è uno dei principali operatori nel settore delle crociere, un ambito molto interessante, anche alla luce del calo del prezzo del petrolio e delle nuove opportunità offerte da mercati come Cuba, dopo la caduta dell’embargo, e la Cina, che con le sue dimensioni potrebbe assorbire parte dell’eccesso di capacità di un settore molto concentrato su Mediterraneo e Caraibi», sottolinea Utterman. Per il quale «uno dei temi più interessanti da seguire è quello dell’innovazione tecnologica.
Tra gli obbligazionari globali il fondo Ms Global Fixed Income Opportunities di Morgan Stanley Investment Management si piazza al primo posto con una performance del 37% negli ultimi tre anni, ossia un 10,6% all’anno. Il fondo gestito da Jim Caron, Richard Ford, Michael Kushma e Christian Roth investe in tutto l’universo delle asset class obbligazionarie. Sottolineano da Morgan Stanley: «Riteniamo che la questione principale nel 2015 sia fino a che punto può proseguire la divergenza prima che si verifichi la rottura. Continuiamo a credere che le opportunità si trovino in aree ancora in fase di ripresa, sia dalla crisi dell’Eurozona sia da quella finanziaria mondiale».
Guardando ai fondi che investono in bond ad alto rendimento (high yield), con una performance triennale del 56% conquista il primo posto della classifica a tre anni Ubam Global High Yield Solution di Union Bancaire Privée (Ubp). «Il quadro macroeconomico generale è di supporto per i bond high yield, grazie alla solida espansione economica degli Stati Uniti, alla crescita limitata, ma non negativa, in Europa e al forte impegno della Bce», spiega Christel Rendu de Lint, co-gestore, con Philippe Graub, del fondo di Ubp. Per il gestore il programma di Quantitative easing della Bce è positivo per l’asset class, poiché dà il via a una riallocazione degli attivi, lontano da obbligazioni governative a rendimenti zero o vicino zero, verso asset a più elevati rendimenti e gli high yield dovrebbero trarre un chiaro vantaggio da questo spostamento. «Nei precedenti Qe della Fed gli spread sui titoli ad alto rendimento si sono ristretti in media di 180 punti base. Inoltre, il Qe dell’istituto di Francoforte è senza scadenza, ciò vuol dire che la Bce lascia la porta aperta a un ulteriore stimolo, nel caso le attese sull’inflazione non dovessero risalire verso il target del 2%, attualmente all’1,6%», dice Rendu de Lint.
Mentre il fondo H2O Multibonds, che ha registrato una performance a tre anni del 110,6%, è un fondo absolute return che investe nei titoli obbligazionari. H2O, asset manager specializzato in strategie absolute return globali, adotta un approccio orientato a ottenere rendimenti in tutti i contesti di mercato investendo in modo opportunistico in un’ampia gamma di strumenti e asset class. La società, che fa parte del gruppo Natixis, è stata fondata da Bruno Crastes e Vincent Chailley. I fondi di H2O, recentemente lanciati sul mercato italiano, si pongono al confine tra investimenti tradizionali e alternativi. Il fondo bilanciato flessibile H2O Multistrategy ha reso a tre anni il 131% sempre grazie a una strategia absolute return.
Chi invece ha dato carta bianca al fondo flessibile Hypo Portfolio Selection Basic Fund ha ottenuto in questi tre anni una performance del 66,5%. Il fondo, primo tra i bilanciati flessibili euro, è gestito dalla banca svizzera Pkb Privatbank. I money manager che seguono gli investimenti del comparto dal lancio, nel gennaio del 2005, sono Luca Parmeggiani, gestore, e Michele Corno, membro del cda della sicav Hypo Portfolio Selection. Il comparto ha quindi appena compiuto 10 anni ed è totalmente flessibile (la quota azionaria è passata in questi dieci anni dal 5 al 90%). «La performance risulta principalmente dalle scelte azionarie. L’obiettivo è di fornire all’investitore un rendimento di un basket azionario europeo con una protezione al ribasso», spiega Parmeggiani, «in questi dieci anni, il comparto ha registrato una performance del 58,8% contro il 43,17% dell’Euro Stoxx 50 Net Return», prosegue Parmeggiani. Che prova a delineare una visione per il 2015. «Ci aspettiamo un livello degli indici di fine anno più alto di oggi ma con probabilmente una volatilità elevata e forse degli incidenti durante l’anno. Con la vendita dell’intera posizione su Procter&Gamble abbiamo praticamente azzerato la nostra esposizione sulla borsa americana. Stiamo anche osservando che gli indici europei periferici stanno mostrando segni di forza relativa rispetto al Msci World, uscendo da un ciclo di sottoperformance iniziato nel 2007», avverte Parmeggiani. Che tra i singoli titoli cita Fca e alcune azioni delle tlc come Orange e Iliad. «L’auto è uno dei settori preferiti insieme al retail. Abbiamo posizioni in Porsche e nella società di componentistica Hella, in Carrefour e Lufthansa. Dopo le performance ottenute pensiamo di ridurre le posizioni nelle francese L’oréal e Danone. Tra le piccole ci piace Sesa, società italiana ancora poco conosciuta, e per questo sottovalutata rispetto ai concorrenti, Hella e Sonae in Portogallo. Continuiamo a mantenere anche la posizione in Interpump».
Nella categoria dei bilanciati moderati euro primo è il fondo Fidelity Euro Balanced di Fidelity Worldwide Investment con un +52,9% a tre anni. «Il comparto è orientato a fornire agli investitori un’esposizione diversificata ai titoli azionari e obbligazionari dell’Europa continentale per offrire risultati interessanti in diversi contesti di mercato. Il fondo, a seconda del contesto di mercato, può modificare tatticamente la ripartizione del fondo tra azionario e obbligazionario, in base alle specifiche condizioni del mercato nel breve periodo», spiega il gestore Eugene Philalithis. Per la parte azionaria il fondo è inoltre supportato da Alexandra Hartmann, mentre David Simner supporta la parte obbligazionaria. «Entrambi sono fra i gestori di maggiore esperienza di Fidelity. Hartmann si occupa della gestione del portafoglio azionario di FF Euro Balanced Fund dal gennaio 2007, mentre David Simner ha assunto la gestione del segmento obbligazionario del fondo nel marzo 2009», spiega Philalithis.
Roberta Castellarin e Paola Valentini, MilanoFinanza 31/1/2015