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 2015  gennaio 31 Sabato calendario

A CASA DI CHI NON È MAI ESISTITO

Berlino
Sarò un feticista, a ognuno la sua perversione, purché non si esageri. A me piace sedere al tavolino nel caffè di Vienna dove andava Karl Kraus. E le ostriche a Parigi le ordino da Wepler, a Place de Clichy dove andava Henry Miller a caccia di donnine allegre. Le professioniste non ci sono più, ma non si esagera sul prezzo per i frutti di mare.
A Cuba sono andato in pellegrinaggio alla Finca Vigia di Hemingway, e a Berlino mando gli amici all’hotel di Franz Kafka. Oppure, nei dintorni, alla ex residenza di Göring, dove faceva alloggiare, in riva a un piccolo lago, i suoi ospiti stranieri, un po’ come Berlusconi nella sua villa in Sardegna. È stata trasformata in albergo, ma tutto è rimasto come negli anni Trenta. E si guardano bene dal ricordare il passato della dimora.
Due estati fa, in vacanza in Normandia, Fernanda, mia moglie, e io abbiamo conquistato la camera 414 al Grand Hotel di Cabourg, quella dove passava le estati Marcel Proust. Tutto rimasto come ai tempi dell’autore della Récherche. La ricerca del tempo perduto ha il suo prezzo, ma non rimpiango il capriccio. Invece la cena al ristorante dell’albergo, a cui Marcel dedica un paio di pagine, fu deludente. A Madrid hanno trasformato in albergo il bordello dove il re Alfonso XIII andava a trascorrere qualche notte di sesso, e una camera è ancora tappezzata di specchi. Però, come dicevo all’inizio, le manie sono perdonabili purché non si esageri.
Capisco che non tutti condividono i miei gusti e quelli di Fernanda, ma non siamo i soli. A Vienna affittano ai turisti appartamenti privati, ma sono qualcosa di diverso dai classici bed & breakfast. Si vuole dare al turista l’impressione di essere sul serio ospite di qualcuno. Nella guida Wohnen in Österreich (DVA Verlag, 49.99 euro) si trovano castelli e semplici appartamenti che si possono affittare per un mese o per un weekend. Niente di nuovo, se non fosse che molte offerte sono fittizie. E si può scegliere e prenotare anche in Internet sotto «chez cliché serviced apartments». Non si descrive solo l’appartamento, quanti bagni, camere da letto, se c’è il wireless e la tv, e quanto dista la stazione o il metrò. Ci si dilunga sulla biografia del proprietario, di cui si dà, per proteggere la privacy, solo il nome di battesimo.
Possiamo abitare a casa del critico musicale Beat, o di Romy, una storica dell’arte, oppure dalla soprano Marie Therese, o da Bella, ex hostess della Lauda Airlines. Oppure andare dallo psicologo Eugen o dalla chirurga Camilla, vicino alla facoltà di medicina. L’arredamento è curato secondo il gusto del fittizio padrone di casa. Anche i libri nella biblioteca sono scelti rispettando la personalità del personaggio fittizio. L’idea è stata di Alexander Sprick, un arredatore di interni, che a Vienna dirige un’agenzia immobiliare. «Si crea l’impressione», spiega, «di essere ospiti e non clienti». E il prezzo rimane moderato, non molto più caro di una normale pensione. Il passo successivo, si confida, sarà quello di creare dimore fittizie ma di personaggi reali. A Berlino, passare un weekend nell’alloggio di Marlene Dietrich, a Roma a casa di D’Annunzio. Ma si dovrà stare attenti che i padroni di casa non abbiano eredi che si possano risentire.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 31/1/2015