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 2015  gennaio 31 Sabato calendario

CARAVAGGIO? NO GRAZIE, IL MERCATO PREFERISCE WOOL

Possibile che un Caravaggio costi meno di un dipinto con delle lettere scritte sopra come una pubblicità dell’artista americano Christopher Wool? Possibile. Anzi è pure possibile che il Caravaggio non lo voglia proprio comprare nessuno, come è accaduto l’altra sera all’asta di Christie’s di dipinti antichi di New York, mentre per il Wool c’è chi è disposto a pagare pure 22 milioni di dollari. C’è chi davanti a questa inconfutabile realtà perde la testa e pensa che il mondo sia oramai allo sbando. Può darsi che abbia ragione. Oppure può anche darsi che non si voglia rendere conto che il mondo e l’arte sono destinati a cambiare e quindi pure il loro valore economico se non quello artistico.
Due casi estremi
Ho preso ad esempio due casi estremi. Uno dei più famosi pittori antichi e un artista, Christopher Wool, che alla fine degli Anni 80 si mise a fare questi dipinti con grandi lettere nere e scritte del tipo FOOl, idiota, che al tempo costavano anche relativamente poco ma poi , avendo deciso di non farli più, sono diventati una rarità e quindi molto desiderati dai collezionisti di arte contemporanea. Quello che sembra una follia è difatti la prova che l’arte deve parlare al nostro mondo e se parla di un mondo che non c’è più può darsi che perda anche un po’ del suo valore economico.
Ma facciamo un passo indietro. L’asta di Christie’s a parte Caravaggio è stata un disastro in generale, c’erano 54 dipinti e 32 nessuno li ha comprati. Era dal 2002 che una asta di dipinti antichi non andava cosi male. Se guardiamo questa notizia alla luce dell’incredibile e a volte assurdo successo delle aste di arte contemporanea la cosa rimane ancora più sconcertante. Ma forse è anche una cosa normale . Intanto perché il Ragazzo che sbuccia la frutta di Caravaggio, ma non si era nemmeno sicurissimi fosse suo, era un brutto quadro. Poco importa che l’avesse fatto Michelangelo Merisi, Caravaggio. Anche a lui magari poteva venire fuori un brutto quadro. Se avesse avuto il tempo forse lo avrebbe pure distrutto insoddisfatto del risultato. Ecco quindi una regola che dimentichiamo sempre convinti che tutto quello fatto secoli fa si porti con se il marchio di qualità. Anche allora c’erano artisti scadenti e artisti bravi che magari sbagliavano un’opera. Se da un punto di vista della storia dell’arte certe opere sono importanti non è detto che siano per forza belle o che debbano piacere. È chiaro che il Ragazzo che sbuccia la frutta non faceva impazzire se no qualche collezionista o qualche mercante se lo sarebbe comprato. Riflettiamo ora sul contenuto del dipinto di Caravaggio e il dipinto di Wool . Cosa parla di più al nostro mondo al nostro sguardo cresciuto con le immagini della pubblicità, della grafica e della comunicazione, un ragazzo con una camicia un po’ démodé che sbuccia una mela o la parola FOOL scritta a lettere cubitali? Io credo che la seconda sia un immagine più adatta ai nostri tempi e che rifletta di più la sensibilità contemporanea.
Poi si potrebbe anche dire che quello che c’è scritto sul quadro di Wool, FOOL , dopo che uno l’ha pagato 22 milioni di dollari diventa immediatamente il ritratto dell’acquirente essendo questi un FESSO. L’arte contemporanea è un po’ una profezia che si auto avvera mentre l’arte antica è una storia che già abbiamo ascoltato e quindi ci soddisfa meno.
Il valore dell’arte
Il valore dell’arte contemporanea è qualcosa che si può osservare crescere in diretta provocando una sensazione e un’emozione quasi sessuali. Quando un quadro dell’artista Canadese Peter Doig del 1992 viene acquistato per 13 milioni è inutile tentare di affermare che non vale 13 milioni perché essendo stato pagato quella cifra significa che ci sono almeno due persone che pensano che quello sia il suo valore. Con l’arte contemporanea si compra il nostro presente, la nostra storia, i nostri dubbi, le nostre paure, i nostri desideri. Che non è poco. Con l’arte antica si comprano i desideri, le paure, la cultura, i dubbi di gente che è vissuta secoli fa e con la quale abbiamo poco se non nulla in comune. È chiaro e logico che ci siano più persone che desiderano comprare i sentimenti contemporanei che le memorie dei nostri antenati. Questo quindi può spiegare in parte i risultati alle aste di arte antica e quelli alle aste di arte contemporanea. Istintivamente sembra assurdo. Se uno ha i soldi perché non si compra un castello rinascimentale anziché uno yacht da 180 metri? Perché con lo yacht si può andare in giro per il mondo mentre con il castello no. Sembra banale scriverlo ma è così. Con l’arte è un po’ la stessa cosa. A molti piace un’arte che parla del mondo e ci fa immaginare il mondo. A pochi l’arte che racconta la storia che non c’è più. Questione di gusti e... di portafoglio.