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 2015  gennaio 31 Sabato calendario

«IO E SERGIO, LEGATI DAL LUTTO E DALLA PRIMAVERA DI PALERMO»

«Il primo presidente della Repubblica siciliano e di Palermo mi inorgoglisce enormemente, soprattutto perché si chiama Mattarella: io e Sergio il 6 gennaio del 1980, quando Piersanti venne ucciso dalla mafia, decidemmo insieme di entrare in politica con i suoi valori e la sua tensione morale». Leoluca Orlando era assistente universitario e stretto collaboratore di Piersanti, il fratello maggiore di colui che oggi diventerà il nuovo presidente della Repubblica. «Conosco Sergio da 50 anni, ne conosco la forza, la preparazione e la serietà: per lui il rispetto della Costituzione è una religione laica. Sarà un capo dello Stato che molti impareranno ad apprezzare».
Anche coloro che oggi non lo voteranno, come Berlusconi e Forza Italia?
«Porsi il problema di Berlusconi e di chiunque altro è una storia minore».
Sarà un presidente della Repubblica rigoroso come Scalfaro?
«Non faccio paragoni. Sicuramente Sergio Mattarella sarà di straordinario rigore e gli italiani impareranno ad apprezzarlo, stimarlo per il suo stile: sarà un modello di sobrietà di cui l’Italia ha molto bisogno».
Quando vi siete conosciuti?
«Piersanti era assistente di diritto privato di mio padre. Io poi divento assistente di Piersanti. Il legame politico con Sergio nasce nel 1980 quando la Dc siciliana venne commissariata e noi due venimmo chiamati a ripulire le liste dagli uomini di Ciancimino. Nell’85 io divenni sindaco di Palermo e nell’87 guidai una giunta Dc sostenuta dal Pci, e questo prima della caduta del Muro di Berlino. Era la Primavera di Palermo. Poi le nostre strade si separarono perché io ero convinto che i nostri valori non potevano camminare dentro la Dc; io fondai la Rete, mentre Sergio rimase nella Dc. Ci rincontrammo nell’Ulivo, sempre seguendo la migliore tradizione cattolica democratica».
Questa tradizione come verrà declinata al Quirinale?
«Sergio Mattarella è cresciuto nella cultura del dialogo, non ha mai concepito l’invasione dei partiti nella società civile. Rispetto delle idee altrui, capacità di difendere le posizioni degli altri».
Ieri a Montecitorio molti grandi elettori di ogni gruppo erano stupiti dalla forte trasversalità siciliana a favore di Mattarella. Come la spiega?
«Non credo che si tratti di una questione campanilistica e territorialità. Credo sia scattato il richiamo alla serietà, alla tensione morale, alla professionalità».
Come possono convivere due personalità così diverse come Mattarella e Renzi?
«In Italia abbiamo bisogno di un sindaco come Orlando, di un premier come Renzi e di un presidente della Repubblica come Mattarella».
Ha notato che sono già partiti gli attacchi alla memoria di Piersanti e allo stesso Sergio?
«È un momento troppo importante per rispondere ai professionisti del fango».
La prima e la seconda carica dello Stato sono palermitani.
«Quando venne ucciso Piersanti, io venni interrogato come persona informata dei fatti. Il giudice era Pietro Grasso. Credo che quel 6 gennaio 1980 abbia segnato non solo me e Sergio, ma anche l’attuale presidente della Camera».