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 2015  gennaio 31 Sabato calendario

LA GRECIA ESPELLE I FALCHI DELLA TROIKA

«Troika? No grazie». Camicia celeste fuori dai pantaloni, un sorriso di sfida sul volto, Yanis Varoufakis, nuovo ministro delle Finanze greco, ha lanciato ieri la sua sfida ai falchi del rigore. «Noi non riconosciamo il memorandum firmato da Antonis Samaras. Quindi è inutile che gli uomini di un organismo costituito su basi marce tornino ad Atene – ha detto ieri –. Collaboreremo con Ue, Bce e Fmi per una nuova intesa che conviene a tutti». Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell’Eurogruppo seduto in giacca e cravatta al suo fianco dopo il primo incontro bilaterale tra la Grecia e i creditori, ha risposto per le rime: «Siamo pronti a lavorare assieme - ha glissato per bon ton istituzionale, salvo scaricare subito le prime bordate di un negoziato che si preannuncia lungo e da brividi – Le mosse unilaterali (come la rottura del memorandum, ndr) sono inaccettabili ». «La Conferenza sul debito in Europa? –ha proseguito – Inaccettabile. Se vogliamo discutere di queste cose c’è già l’Eurogruppo», ha risposto gelido silurando una delle principali richieste del programma economico di Syriza. E andandosene subito dopo senza quasi stringere la mano al ministro ellenico. Il presidente del parlamento europeo, Martin Schulz, in un’intervista a Der Spiegel ha rincarato la dote: «Non rispettando le condizioni trattate con la Troika, Tsipras mette il suo Paese a rischio».
Nessuno pensava che il primo incontro tra il nuovo governo greco e la Ue fosse tutto rose e fiori. Siamo all’inizio della fase negoziale. Le due parti hanno posizioni opposte. E il primo appuntamento, di solito, serve a marcare il territorio. Il vertice tra Varoufakis, Tsipras e Dijsselbloem di ieri è andato però oltre le più pessimistiche previsioni. Tanto che la Borsa di Atene, in stallo attorno alla parità per tutta le seduta, è crollata nel finale chiudendo 5 minuti dopo l’inizio della conferenza stampa in calo del 2,6%.
Il perché è chiaro. Il neo premier e il suo eclettico ministro delle Finanze (arrivato ieri al vertice in moto) hanno scelto la linea dura. Rifiutando persino di cercare un’intesa provvisoria per attivare l’ultima tranche di aiuti da 7 miliardi – «non ci servono» ha sentenziato Varoufakis – necessaria per tenere in vita il Paese nei prossimi mesi. Una strategia che riduce di molto i tempi entro cui sarà necessario trovare la quadra. Il conto alla rovescia è iniziato: senza intese e senza poter emettere titoli sul mercato (e salvo aiuti di Mario Draghi sotto forma di un sostegno alle banche greche che certo non piacerebbe a Berlino), Atene finirebbe i soldi a marzo. E dovrebbe cercare finanziamenti altrove, la Russia si è già candidata, o riprendere a stampare dracme.
Tattiche negoziali, dicono in molti. Che rischiano però di accelerare la fuga di risparmi dai conti correnti iniziata ai primi di gennaio. Motivo per cui ieri Standard & Poor’s ha messo sotto la lente il debito delle prime quattro banche greche per un possibile declassamento. «Tratteremo ma non ci faremo ricattare», ha fatto sapere da Berlino il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble. Gli elettori di Syriza invece applaudono dai social network: «Era ora che qualcuno le cantasse a Dijsselbloem e alla Troika» è il coro unanime. L’opposizione lancia allarmi: «Non sanno in che situazione si sono trovati e non hanno la minima idea di come gestirla», dicono da Nea Demokratia dove sono iniziate le grandi manovre per defenestrare Samaras. Anche To Potami, che era pronto ad andare al governo con Tsipras, ha preso le distanze.
Il neo premier invece tira dritto per la sua strada. La prossima settimana farà il suo primo tour in Europa che, come previsto, non prevede fermate nemmeno intermedie in Germania. Lunedì sarà a Cipro, martedì in Italia dove sarà ricevuto da Matteo Renzi, mercoledì in Francia. Il tempo stringe. E dopo aver sotterrato l’era della Troika, il 40enne presidente del Consiglio greco ha urgente bisogno di alleati. Il ballo è appena iniziato. E le danze, a naso, dureranno a lungo.