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 2015  gennaio 31 Sabato calendario

Monarchie e dittature a parte, potrebbe spiegarci come avviene l’elezione del capo dello Stato nelle altre Repubbliche? Dovrebbe essere logico e naturale che a scegliere la prima carica istituzionale del Paese fosse il popolo

Monarchie e dittature a parte, potrebbe spiegarci come avviene l’elezione del capo dello Stato nelle altre Repubbliche? Dovrebbe essere logico e naturale che a scegliere la prima carica istituzionale del Paese fosse il popolo. Da noi, invece, decide una casta di mille persone. Caso unico o siamo in buona compagnia? Franco Milletti milletti@email.it Caro Milletti, C ome è stato ricordato da Roberto D’Alimonte sul Sole 24 Ore del 29 gennaio, il rapporto, per le repubbliche europee, è di 7 a 14. Sono 7 le repubbliche in cui il il capo dello Stato è eletto indirettamente: Estonia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Malta e Ungheria. Sono 14, fra cui Finlandia e Francia, quelle in cui è eletto dal popolo. Fra queste ultime vi sono quelle, come la Francia, in cui il capo dello Stato ha forti poteri e quelle, come l’Austria, in cui è una sorta di monarca costituzionale. Ma il modo scelto per la elezione non dovrebbe mai prescindere dalla Costituzione e dal ruolo che questa assegna al Primo ministro. In Italia, come ho cercato di spiegare in un’altra occasione, i costituenti hanno creato un ibrido in cui il presidente del Consiglio dei ministri è capo dell’esecutivo, ma il capo dello Stato ha prerogative (come lo scioglimento delle Camere) che in altri sistemi politici appartengono al Primo ministro.   Se nel contesto italiano decidessimo che il presidente della Repubblica deve essere eletto dal popolo, ne rafforzeremmo l’autorità e lo renderemmo ancora più interventista di quanto sia mai stato in passato. Siamo d’accordo con questa prospettiva? Siamo sicuri che il suo mandato, in questo caso, debba essere ancora settennale? Se il capo dello Stato, rafforzato dalla elezione diretta, resta al Quirinale per sette anni, è probabile che vi saranno periodi durante i quali dovrà convivere con un governo di altre tendenze. Le ricordo, caro Milletti, che in Francia, durante la presidenza Sarkozy, il mandato è divenuto, quinquennale (da settennale) proprio per ridurre la possibilità di quelle che a Parigi vengono chiamate «coabitazioni». Segnalo infine che nel contesto italiano l’elezione diretta sarebbe in controtendenza con gli obiettivi che il presidente del Consiglio sta perseguendo con la nuova legge elettorale. Come Bettino Craxi e Silvio Berlusconi, anche Matteo Renzi cerca di creare nel sistema italiano la figura del Premier e spera di riuscirvi con la nuova legge elettorale, recentemente approvata dal Senato. La legge prevede un premio di maggioranza per la lista che ottiene il 40% dei voti e un ballottaggio fra le due liste maggiormente votate se la soglia non viene raggiunta: due fattori che libererebbero gli italiani dall’incubo delle crisi ricorrenti, all’interno delle coalizioni, che hanno distinto la storia dei governi italiani fino ai nostri giorni.