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 2015  gennaio 31 Sabato calendario

CAOS NCD, LO STRAPPO DI SACCONI E DE GIROLAMO

Il tormento di Ncd e del suo segretario Alfano non è finito. Va avanti fino a questa mattina. La riunione dei gruppi parlamentari (75 deputati e senatori, con Udc) è stata spostata da ieri sera alle 8 di oggi. Scheda bianca su Mattarella in consonanza con Forza Italia o voto per Mattarella? Il nodo si scioglierà probabilmente in favore del voto a Mattarella. Al prezzo di terremoti nel partito.
Alfano, per tenere tutto assieme, spinto dai più navigati dei suoi, come Cicchitto, come Formigoni e Lorenzin, oggi proporrà un documento che chiede una «verifica di governo». Da una parte quindi c’è l’accettazione dell’appello al voto unitario del presidente del Consiglio, dall’altra il desiderio di procurargli difficoltà per aver scelto la candidatura di Mattarella — pur gradita in casa Ncd-Udc — senza coinvolgere gli alleati di governo. Lo scontro però è fortissimo: il rinvio della riunione a questa mattina viene deciso dopo che Sacconi e De Girolamo, capigruppo al Senato e alla Camera, minacciano le dimissioni in caso di dietrofront sulla scheda bianca. L’area che rappresentano considera Renzi «spregiudicato e maleducato», si prepara a bloccare Italicum e riforme, ritiene il Jobs act «assolutamente inadeguato», punta ad accordi elettorali con Forza Italia in tutte le Regioni al voto. Ritiene che il governo «avrà vita breve». E Cesa, segretario Udc, contro il «metodo Renzi» dice che Mattarella non si può votare.
Votare Mattarella significa sacrificare il recente riavvicinamento con Berlusconi, in nome della possibilità di proseguire l’azione di governo. «La questione — dice Cicchitto a tarda sera — non sono i rapporti con Forza Italia, sono i rapporti dentro il governo». Spiega Roberto Formigoni: «Noi non facciamo cadere il governo. Ma il caso Quirinale è l’ultimo di una serie: la decisione senza consultarci di varare la regola fiscale “salva Berlusconi”, le decisioni contro il nostro parere sul Jobs act e sulle banche popolari. Serve una verifica chiara e seria».
Carlo Giovanardi, che dall’inizio ha sostenuto che non si poteva non votare Mattarella, ha fatto sapere che questa mattina proporrà di votarlo, ma di lasciare subito il governo. Sicuramente nel partito di Alfano unanime è il rancore nei confronti di Renzi. «Avremmo potuto arrivare assieme al nome Mattarella — dice Andrea Augello — ma lui ha voluto farne un guanto di sfida, creando dal nulla una terza maggioranza».
Gli schieramenti in Area popolare (Ncd e Udc) sono due. Da una parte Casini, che non tradisce la famiglia ex Dc e si schiera con Mattarella, assieme a Giovanardi e ai parlamentari siciliani guidati da Giuseppe Castiglione e ai calabresi guidati da Antonio Gentile. Il ministro Lorenzin sarebbe con loro, ma ripete: «Renzi stavolta ha sbagliato...». Dall’altra, Sacconi, Cicchitto, Saltamartini e due esponenti di Ncd fra i più favorevoli alla «ricucitura» con Berlusconi, Nunzia De Girolamo e il ministro dei Trasporti, Lupi. Giovedì Ncd e Udc raggiungono l’accordo sulla scheda bianca. Votare Mattarella, dopo il comportamento di Renzi, sarebbe «un suicidio politico». Ieri comincia, da varie fonti pd, un ritornello che mette sotto pressione Alfano: può un ministro dell’Interno non votare il presidente della Repubblica? Il renziano Carbone scrive su twitter : «Le mire di qualcuno di Ncd a fare il sindaco di Milano con Forza Italia stanno influenzando il povero Alfano #attentiailupi». E Lupi: «Nei momenti di stress nervoso si dicono stupidate».
Vorticoso il giro di riunioni. Lorenzin, Serracchiani e Boschi. Letta e Verdini con Casini e Alfano. Alfano e Lotti. Alfano, Casini, Minniti e Renzi (con Brunetta che si affaccia). Forza Italia non vuole mollare. Ncd si tormenta. Casini dice ad Alfano: «Avrai difficoltà, da ministro dell’Interno, a non votare Mattarella». Entra in gioco addirittura il presidente emerito Napolitano, che incontra Alfano e Lupi alla Camera.
Schifani e Quagliariello cominciano a chiedere dalle tv a Renzi «un passo» affinché il candidato Mattarella «entri nello schema politico della maggioranza di governo». Viene ricordato l’esempio autorevolissimo di Sandro Pertini che partì come candidato di sinistra e arrivò candidato di tutti. L’appello di Renzi a votare Mattarella arriva, poco dopo le 18. Non si rivolge a Ncd-Udc, bensì a tutte le forze politiche.
Nuove riunioni. Renzi chiama Alfano, gli illustra il suo appello: «La scelta di Mattarella non è del Pd, è nell’interesse del Paese». Alfano riunisce al Viminale tutti i leader del partito. Alfano è tirato da varie parti. Fra gli argomenti: «L’appello di Renzi doveva essere più esplicito nei nostri confronti, dobbiamo qualificare la presenza al governo...».
Andrea Garibaldi