Loretta Napoleoni, il Venerdì 30/1/2015, 30 gennaio 2015
CON IL PETROLIO
Al MINIMI, IL PAKISTAN RESTA AL BUIO–
Dal Punjab al nord ovest, la regione del Khyber Pakhtunkhwa, fino alla più grande città del Paese, Karachi, le file ai distributori sono infinite. Manca il gas e la benzina e a poco a poco la nazione si sta fermando: i taxi smettono di circolare, le auto rimangono parcheggiate, e la gente inizia a scendere, a piedi – naturalmente –, in piazza per protestare contro il governo guidato dal primo ministro Nawaz Sharif.
I problemi energetici sono legati a quelli economici della Pakistan State Oil (Pso), l’impresa di Stato che controlla circa l’80 per cento del mercato nazionale. A quanto pare, all’inizio di gennaio le banche hanno rifiutato di alzare il tetto annuale del credito, circa 2 miliardi di dollari, e la Pso ha dovuto ridurre drasticamente le importazioni. Ironia della sorte, tutto ciò avviene quando il prezzo del petrolio è in caduta libera, tant’è che molti si sono chiesti come mai nel terzo trimestre del 2014 non si sono aumentate le scorte. Secondo il ministro delle finanze questa mossa non è stata possibile a causa dei limiti imposti dal Fondo Monetario alla spesa pubblica.
Sia quel che sia, l’impresa energetica di Stato è a corto di contante perché non riesce a farsi pagare da quelle elettriche private, che a loro volta non possono farlo finché non riscuotono da quelle statali che distribuiscono l’elettricità. Una sorta di catena del debito di Sant’Antonio para-statale che sta lasciando gran parte del Paese al buio, dal momento che ormai scarseggia anche l’elettricità. Nelle zone più fornite, infatti, si riesce ad averla per un massimo di 12 ore al giorno.