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 2015  gennaio 17 Sabato calendario

GUERINI L’ACCHIAPPAVOTI NEI CORRIDOI DELLA CAMERA “NESSUNO VA FATTO FUORI”

Venerdì 1-6 gennaio, San Marcello
Anche se alle 15 cominciava la Direzione del partito, il numero due del Partito democratico — Lorenzo Guerini — ha passato buona parte della mattinata a Montecitorio. Guerini non si muove a caso, non ha tempo da perdere e non ama fare chiacchierate a vuoto. Dietro la sua allegra giovialità c’è la solida concretezza di un cattolico cresciuto nell’opulenta Lodi che ha imparato all’oratorio di San Lorenzo l’arte della persuasione dolce, e l’ha messa a frutto diventando già a 28 anni presidente della Provincia, impresa di cui lui ama dare il merito alla Provvidenza. «Guerini — disse una volta un suo assessore — ha l’impagabile capacità di farti prendere decisioni che lui in realtà ha già preso».
Si capisce che in queste ore un uomo come lui sia ancora più prezioso del solito per Matteo Renzi, che vuole capire su quanti voti ogni candidato può contare nella partita del Quirinale, e quanti saranno invece — inevitabilmente — i franchi tiratori che tenteranno di fare lo sgambetto a qualunque nome proposta dal segretario. Di questo, probabilmente, Guerini stava parlando a metà mattinata con il vicecapogruppo Ettore Rosato — uno così vicino alla segreteria che viene definito “più renziano di Renzi” — sulla piazza di Montecitorio, esattamente a metà strada tra il portone della Camera e quello di Palazzo Chigi. E quando il cronista gli ha chiesto se davvero gli ex segretari andassero depennati dalla lista dei papabili, ha risposto con astuzia cardinalizia: «Ma noi, amico mio, lavoriamo per portar dentro tutti, non per far fuori qualcuno».
Mentre Guerini continuava con Rosato il calcolo di quanti parlamentari del Pd si potrebbero «portar dentro», in Transatlantico c’era giusto uno di quegli ex segretari che potrebbero essere già usciti dal totonomi. Anzi: proprio il primo degli ex segretari, Pierluigi Bersani. Su uno dei due divani alla sinistra del primo ingresso dell’aula — quelli dove si sedeva Berlinguer — il predecessore di Renzi ostentava una serena indifferenza, sfogliando svogliatamente i giornali accanto a Davide Zoggia, che era il suo braccio destro al Nazareno. «C’è chi dice che gli ex segretari siano fuori, c’è chi dice il contrario. Io non lo so e sinceramente non me ne preoccupo. Credo anch’io che si deciderà tutto nella notte tra la terza e la quarta votazione, e capisco che da qui ad allora voi giornalisti dovete comunque scrivere qualcosa. Ma dovete chiedere ad altri. A Renzi, per esempio. O a Fassino». Proprio allora è entrato nel palazzo Guerini. Da solo, si è diretto a passo svelto verso la sala dei ministri, ma è stato subito avvistato da Pina Picierno — ormai ex deputata, dopo l’elezione al Parlamento europeo — che lo ha chiamato dal suo divano, a voce alta: «Lorenzo, che notizie ci porti?». Guerini non si è fermato, ha solo rallentato. Ha mimato con la mano la figura di una donna incinta, e poi, allargando le braccia, ha risposto: «Aspettiamo il miracolo».
Sebastiano Messina, la Repubblica 17/1/2015