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 2015  gennaio 16 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - POLEMICHE SUL RISCATTO E LA LIBERAZIONE DELLE DUE RAGAZZE


REPUBBLICA.IT
ROMA - Cinque mesi difficili, ma senza subire abusi e violenze. E’ quanto avrebbero dichiarato Greta Ramelli e Vanessa Marzullo - le due volontarie lombarde rapite il 31 luglio scorso in Siria dove erano arrivate con la loro ong Horryaty - ai pm romani che le hanno sentite per oltre quattro ore nella sede dei carabinieri del Ros.
Le due volontarie liberate ieri pomeriggio hanno detto di essere state sempre in Siria, nella zona Nord del paese, anche se hanno cambiato più prigioni. Hanno anche sottolineato che i loro carcerieri erano sempre a volto coperto. Durante la prigionia sono state sempre assieme e non sono mai state minacciate di morte in modo diretto. I carcerieri, che parlavano arabo, le hanno trattate con durezza e dando loro poco da mangiare. Ma è la privazione della libertà e la lontananza da casa e dagli affetti ad aver pesato di più.
Greta e Vanessa hanno aggiunto anche di non aver saputo nulla circa il pagamento di un riscatto per la loro liberazione. Né hanno alcuna notizia di padre Dall’Oglio, sequestrato il 29 luglio 2013 nei pressi di Raqqa. Un tweet dei ribelli siriani aveva infatti annunciato ieri la loro liberazione assieme a quella del religioso. I verbali delle due audizioni sono stati secretati. Saranno risentite nuovamente dagli inquirenti.
Le due ragazze sono atterrate a Ciampino alle 4, dopo tre ore di volo dalla Turchia e cinque mesi e mezzo di sequestro. Ad accoglierle c’erano il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e il capo dell’unità di crisi della Farnesina Claudio Tafuri.
Greta e Vanessa libere, la gioia dei parenti
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A riportarle in Italia è stato un Falcon 900 della Cai. "Sono molto provate, hanno chiesto di andare a riposare", spiegano gli addetti dell’area militare dell’aeroporto di Ciampino. Le due ragazze sono scese dall’aereo tenendosi abbracciate, indossavano giubbotti scuri con il cappuccio tirato sul capo, pantaloni neri e scarpe da ginnastica bianche e rosse.
Greta e Vanessa in Italia
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Una delle due sembrava sorreggere l’altra, quasi trascinandola e facendole forza. Subito hanno fatto capire che non avrebbero parlato con la stampa e neanche il ministro Gentiloni ha violato la riservatezza delle due giovani che apparivano fortemente provate. "E’ evidente che hanno vissuto, quasi come fossero due sorelle legatissime tra loro, un’esperienza terribile", spiegavano gli addetti ai servizi aeroportuali che si sono potuti avvicinare di più a loro. Greta e Vanessa non hanno salutato la folla di giornalisti e cameraman che le attendeva e sono subito entrate con il ministro nell’edificio dell’aeroporto militare.
Le due italiane insieme al ministro Gentiloni
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Greta e Vanessa sono state subito visitate in ospedale. Poi, intorno a mezzogiorno, è cominciata la loro audizione nella caserma del Ros dei carabinieri a Roma. L’atto istruttorio è condotto dagli inquirenti della Procura della Capitale.
Secondo quanto si è appreso l’attività dei pubblici ministeri Sergio Colaiocco e Francesco Scavo potrebbe protrarsi sino alle prime ore del pomeriggio. I verbali delle audizioni dovrebbero essere secretati. Gli accertamenti dei militari dell’arma sono seguiti dal comandante Massimo Macilenti.
Il ministro degli Esteri Gentiloni riferirà in aula alla Camera. Intanto al loro arrivo le due ragazze hanno potuto riabbracciare i genitori. Un lungo e commosso abbraccio quello di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo con i rispettivi genitori, parenti ed amici giunti dalla Lombardia, avvenuto in una saletta dell’aeroporto di Ciampino, lontano da giornalisti, fotografi e telecamere.
Le famiglie delle due ragazze - a quanto si è appreso - sono giunte in auto, un po’ in ritardo a causa di una foratura: per Vanessa i genitori e il fratello; per Greta, oltre ai genitori, il fratello e la sua fidanzata, anche due amiche, compagne delle scuole medie, volontarie anche loro.
Lacrime di gioia e abbracci per Greta e Vanessa che, nonostante la stanchezza hanno poi scambiato con parenti ed amici qualche frase, prima di concludere le procedure di rito e lasciare l’aeroporto.
Le tappe della vicenda
Il rilascio delle due ragazze era stato annunciato via Twitter da account vicini alla resistenza anti-Assad. Per qualche minuto si è rimasti in uno stato di sospensione, con l’intelligence italiana che non smentiva e la Farnesina che non commentava. A togliere il condizionale, un liberatorio tweet diramato da Palazzo Chigi.
Italiane liberate, il fratello di Greta: "Grazie alla Farnesina e a tutti gli italiani"
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L’aereo che le ha riportate in Italia, un Falcon 900 dei servizi di sicurezza italiani, è partito da un aeroporto secondario della Turchia. E sempre secondo le prime notizie, le due giovani sarebbero "molto provate" dalla prigionia e avrebbero chiesto di essere portate in un luogo protetto per riposare. Sicuramente nella giornata saranno sentite dai magistrati romani che indagano per il reato di sequestro di persona con finalità di terrorismo.
La famiglia di Greta: "Renzi ci ha chiamati". "Matteo Renzi ci ha telefonato per darci la notizia" racconta Matteo Ramelli, fratello di Greta, "la Farnesina ha fatto un lavoro fantastico, li ringrazio e ringrazio anche i nostri concittadini che sono stati meravigliosi. E’ l’ora della gioia, ora aspettiamo Greta a casa". Il sindaco di Gavirate (Varese), che ha avuto un breve colloquio telefonico con la mamma della giovane, ne riporta le parole: "Siamo felicissimi, non vediamo l’ora di riabbracciare nostra figlia". Intorno alle 20.40, i genitori di Greta sono usciti in auto dalla loro villetta alla periferia del paese e si sono allontanati senza fermarsi, mentre i concittadini, passando in macchina davanti all’abitazione, suonavano il clacson in segno di giubilo.
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Il papà di Vanessa: "Come rinascere". Campane a festa a Brembate (Bergamo), il paese di Vanessa Marzullo. Il papà Salvatore a Rainews24: "Quella che sto vivendo è una gioia grande, mi sembra di rinascere. Con l’ufficialità posso dire che finalmente è tutto risolto. Quando la vedrò le darò un grande abbraccio. Portiamola a casa e poi ci saranno tante cose da dirle". Ringraziamenti per la Farnesina e il governo: "Hanno avuto la capacità di tenermi sereno".
Presto interrogate dalla Procura di Roma. Vanessa e Greta saranno ascoltate dagli inquirenti della Procura di Roma. I magistrati, che sulla vicenda delle due volontarie avevano aperto un’inchiesta per sequestro di persona a scopo di terrorismo, sono in attesa di un’informativa del Ros dei carabinieri e della Digos. Intanto la Farnesina su Twitter parla del rilascio come frutto di un "intenso lavoro di squadra".
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Applausi e scontro alla Camera. Alla Camera la notizia comunicata dal ministro delle Riforme Maria Elena Boschi è stata salutata da un forte applauso. "Una bella, bellissima notizia che ci ha fatto tutti felici", ha aggiunto la presidente di turno Marina Sereni. I gruppi di opposizione hanno chiesto la sospensione della seduta per far sì che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferisca in Aula i dettagli dell’operazione. "Non c’è nessun motivo di sospendere la seduta, diamo un minuto a gruppo per commentare la notizia e informiamo il governo della richiesta", ha replicato Sereni.
Grasso: "Soddisfazione e sollievo". Il presidente del Senato nell’esercizio delle funzioni del presidente della Repubblica, Pietro Grasso, in una nota ha accolto "con grande soddisfazione e sollievo" la notizia della liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo e ha "altresì espresso vivissimo apprezzamento per il costante e decisivo impegno che il Governo, l’Unità di Crisi della Farnesina e i Servizi di Informazione e Sicurezza hanno profuso al fine di ottenere questo importante risultato".
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Esposito (Copasir): "Vittoria della nostra intelligence". "Oggi l’Italia ha ottenuto due grandi successi: la risoluzione ad amplissima maggioranza del Parlamento Europeo per il rimpatrio dei nostri due marò dall’India e la liberazione in Siria di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli. La nostra intelligence ha compiuto un’eccellente operazione riconducendo a casa due nostre connazionali, ora il governo riporti in Italia, con la collaborazione dell’Europa, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone". E’ quanto ha affermato il vicepresidente del Copasir, Giuseppe Esposito, senatore di Area Popolare (Ncd-Udc).
Media arabi: pagato riscatto di 12 milioni di dollari. Secondo la tv satellitare araba Al Aan, che ha sede a Dubai, negli Emirati Arabi, il fronte Al Nusra avrebbe liberato Greta e Vanessa in cambio di un riscatto da 12 milioni di dollari. L’emittente non ha precisato la fonte da cui ha avuto la notizia.
Salvini: "Riscatto sarebbe vergogna". "La liberazione delle due ragazze mi riempie di gioia ma l’eventuale pagamento di un riscatto che permetterebbe ai terroristi islamici di uccidere ancora sarebbe una vergogna per l’Italia", ha commentato il segretario federale della Lega Matteo Salvini. E ancora: "Presenteremo oggi stesso un’interrogazione al ministro degli Esteri per appurare se sia stato pagato un solo euro per la liberazione delle due signorine".
La rabbia dell’Is. Su Twitter corre anche la rabbia sugli account riconducibili allo Stato Islamico. "Questi cani del fronte Al Nusra rilasciano le donne crociate italiane e uccidono i simpatizzanti dello Stato Islamico", scrive Muahhed al Khilafa sul suo account, dove si firma con l’hashtag dell’Is. "Forse le hanno liberate in cambio di donne musulmane detenute in Italia", osserva Saad al Homeidi, altro islamista nel suo account.
Sabato un nuovo video. Fonti che in questi cinque mesi e passa hanno seguito il dossier hanno rivelato che la giornata cruciale per la soluzione della vicenda è stata domenica. Il giorno prima sarebbe arrivato in Italia un nuovo video, dopo quello pubblicato sul web il 31 dicembre: il "segnale positivo" che le autorità italiane aspettavano, l’ultima prova che le due ragazze erano in vita e che si poteva procedere alla serie di iniziative concordate per il rilascio. Se però il video fosse stato pubblicato in rete o fossero uscite notizie in merito, il rischio che la trattativa saltasse sarebbe stato molto alto. Sono state ore di tensione, in Italia e in Siria. Con calma e molta pazienza i nostri 007 e la diplomazia hanno atteso, mantenendo sempre i contatti con gli intermediari, per arrivare finalmente alla conclusione della vicenda: quando domenica è arrivato il via libera, Vanessa e Greta sono passate di mano in mano fino a quando sono arrivate alla frontiera siriana e sono state consegnate a chi le doveva portare in salvo.

ILSOLE24ORE.IT

Greta e Vanessa in Italia. La Lega al Governo: pagati 12 milioni?
15/01/2015 06:04

Le due volontarie lombarde avevano fondato il Progetto Horryaty ed erano entrate tre giorni prima in Siria da Atma, a pochi chilometri di distanza dal campo profughi omonimo. Originarie una di Brembate, nel bergamasco, e l’altra di Besozzo, in provincia di Varese, Vanessa e Greta erano al loro secondo viaggio in Siria in poco meno quattro mesi: a marzo, la prima tappa del progetto Horryaty, le aveva portate a compiere un sopralluogo per capire il da farsi.
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Italiane rapite, il Governo: non risultano in mano a Isis
22/08/2014 03:15

Andervill (progetto Horryaty): senza credito notizia che siano in mano Isis Anche il cofondatore del progetto Horryaty esprime le sue riserve sull’ipotesi Isis. «Siamo preoccupati come il primo giorno: non abbiamo elementi per dare credito alla notizia sul fatto che Vanessa e Greta siano nelle mani dell’Isis», spiega Roberto Andervill, cofondatore del progetto Horryaty insieme alle due ragazze rapite in Siria, parla della vicenda in una intervista pubblicata oggi dal quotidiano La prealpina.
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Siria, missione sempre più rischiosa
07/08/2014 06:38

E’ in questo scenario dove si scontrano le forze di Assad con jihadisti di tutte le tendenze che sono state rapite due ventenni italiane di origine lombarda, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, fondatrici del progetto umanitario Horryaty.
News24
Siria: «un commando di 10 uomini ha rapito Greta e Vanessa». Nessuna rivendicazione
06/08/2014 05:55

Le due volontarie del progetto Horryaty, sempre a quanto si apprende, non sarebbero in mano a una organizzazione militare o terroristica, «ma il pericolo che possano essere cedute non si può escludere». ... Vi sono tornate il 28 luglio scorso, ha confermato Roberto Andervill, che con loro ha fondato il progetto Horryaty, impegnato in un’attività di raccolta e distribuzione di aiuti in diverse zone della Siria.
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INTERVISTA AL VICEPRESIDENTE DEL COPASIR RILASCIATA ALL’HUFFINGTON POST SUBITO DOPO IL RAPIMENTO 12 AGOSTO 2014
"Sono partite come i vecchi pellegrini di una volta, con la bisaccia e la cintura, convinte così di poter aiutare ed alleviare le sofferenze di quei popoli. Il problema è che l’organizzazione con cui hanno deciso di operare non aveva la necessaria copertura. Detto questo, chiedo a tutti di avere rispetto e di non dare giudizi. La situazione è delicata e ora la priorità è riportarle a casa". Giuseppe Esposito, senatore del Nuovo centrodestra, è vicepresidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza), incarico che ricopre da due legislature, e segue le trattative per riportare a casa Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due cooperanti ventenni lombarde di cui si sono perse le tracce il 31 luglio.

Stefano Clerici, assessore all’Ambiente del comune di Varese, ex An poi Pdl, ha definito Greta e Vanessa "due ragazze in cerca di avventure per portare a casa un selfie". Cosa risponde?
"Che in questi casi è meglio tacere e non dare giudizi. È molto più saggio, soprattutto per chi ha incarichi pubblici, astenersi da giudizi. Quelle ragazze non sono in cerca di selfie ma volevano veramente dare aiuto a popolazioni che soffrono. Il loro unico errore è che si sono improvvisate operatrici umanitarie. Un errore grave, ma un errore, non certo una colpa. E non è in discussione il fatto che il governo italiano faccia ogni passo per riportarle a casa".

Greta e Vanessa operano nell’ambito di Horryaty, un’associazione non governativa. Non è sufficiente?
"Questa ong non risulta nell’elenco di quelle (circa 232, ndr) riconosciute dalla Farnesina. Si tratta invece di una piccola organizzazione che avrebbe dovuto operare nell’ambito di altre più strutturate e quindi più sicure. Horryaty ha come finalità aiuti medici e sanitari nei campi profughi. Sappiamo che già qualche mese fa le due ragazze avevano compiuto un primo viaggio. Ma il quadrante iracheno-siriano sta evolvendo rapidamente sempre più nel caos. E accorgimenti di sicurezza sufficienti tre mesi fa non lo sono stati più adesso. Per questo tipo di operazioni dovevano affidarsi ad altre organizzazioni".

Perchè la notizia della loro scomparsa, e del rapimento, è stata data una settimana dopo?
"La loro presenza non era tracciata in Siria. Nessuna ONG sapeva della loro presenza là. E la Farnesina, e di conseguenza il Copasir, ha sperato nella prima settimana che potessero comparire da qualche parte lungo la frontiera turca. Un sequestro-lampo finito bene. Oppure una momentanea perdita di tracce. Purtroppo non è così. Quando si decide di partire per missioni umanitarie è necessario, indispensabile, muoversi nell’ambito di reti in grado di dare il necessario supporto organizzativo e di copertura".

Sono stati aperti canali per la liberazione?
"Possiamo dire numerosi canali. Ma la speranza di risolvere tutto nel breve periodo è caduta ed è chiaro che adesso i tempi della liberazione sono dilatati. L’operazione di rescue é complicata dal quadro generale di crisi in quel quadrante che comprende Siria, Iraq, la nascita del Califfato, i problemi politici a Bagdad, la sostituzione di Maliki, i jihadisti verso il Kurdistan. Per farla breve, non sappiamo con chi parlare. L’Isis è uno stato non riconosciuto, non c’è polizia, non ci sono servizi segreti, i nuovi capi non ragionano certo con gli occidentali che stanno bombardando. Dobbiamo quindi ricorrere a triangolazioni con paesi diversi. Insomma, un quadro complicato. Ma restiamo ottimisti".

Quanto preoccupa la nascita di Isis, il nuovo califfato tra Iraq e Siria è sempre più vicino alla Turchia?
"Posso dire questo: ci sono 13 mila cittadini iracheni e siriani che hanno chiesto il passaporto del Califfato. Ognuno di loro è già un capo".

E il fenomeno dei foreign fighters, cittadini islamici con passaporti europei che tornano in Europa dopo essersi addestrati nei paesi di origine?
"È sotto osservazione ma finchè c’è la guerra non rientrano. In questo momento preoccupano di più gli europei che vanno a dare una mano ai ribelli siriani e iracheni".

Tutto questo, oltre a destare allarmi sul fronte del terrorismo, crea nell’immediato problemi per l’arrivo di profughi e immigrati.
"Le stime ufficiali parlano di 800 mila, un milione, pronti a lasciare il nord e il centro dell’Africa in fuga da guerre e carestie. In questo momento preoccupa anche la situazione in Ucraina: il quadro a est è molto stressato e se implode il sistema ucraino, potrebbero presto esserci 700 mila persone che cercano di raggiungere l’Europa da est".

Salvatore Marzullo, il padre di Vanessa, rompe l’embargo con un’intervista a Oggi in cui difende le buone intenzioni della figlia.
"Nessuno ha mai dubitato della bontà e del coraggio di quelle ragazze. Il problema è un altro: in queste situazioni non si può improvvisare. Le ottime intenzioni devono sempre coniugarsi con la necessità di non creare altri problemi in situazioni già ad altissimo rischio".

PEZZI DI OGGI
CORRIERE DELLA SERA
MARIOLINA IOSSA (CRONACA)
ROMA Libere. Finalmente libere, dopo 168 giorni in mano ai ribelli siriani. Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due volontarie italiane originarie la prima di Brembate, nella Bergamasca, la seconda di Besozzo, Varese, 21 e 20 anni, rapite il 31 luglio scorso ad Alabsmo, vicino ad Aleppo, sono partite ieri sera dalla Turchia o forse dal Libano, per il viaggio che le riporta a Roma (dove verranno sentite dai magistrati). Ad accoglierle all’aeroporto di Ciampino il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Il 31 dicembre scorso le ragazze erano apparse su Youtube, in un video girato almeno dieci giorni prima, coperte dall’hijab, velo e veste nera. Invocavano aiuto: «Supplichiamo il nostro governo e i loro mediatori di riportarci a casa prima di Natale. Siamo in grande pericolo e possiamo essere uccise». Il pm di Roma Sergio Colaiocco, titolare dell’inchiesta, aveva confermato che la trattativa era entrata in una «fase delicata» in cui bisognava mantenere «riservatezza e prudenza».
Nel pomeriggio di ieri, attorno alle 18, si sono rincorse le voci del loro rilascio, rimbalzate anche suio media arabi. La liberazione era cosa fatta, hanno twittato account vicini alla resistenza anti-Assad. Poi, la conferma di palazzo Chigi, sempre con un tweet: «Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono libere, torneranno presto in Italia». Le famiglie sono state avvisate al telefono dal premier.
Nel frattempo, in aula a Montecitorio, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha comunicato la notizia, accolta con un lungo applauso dalla Camera. «Una bella, bellissima notizia che ci ha fatto tutti felici» sono state le parole del presidente di turno, Marina Sereni, del Partito democratico.
Tutti felici sì, ma neanche il tempo di applaudire ed è scoppiato un caso politico, una dura polemica, sull’onda di un’indiscrezione diffusa dalla tv araba Al Aan , secondo la quale sarebbe stato pagato un riscatto di ben 12 milioni di dollari dal governo italiano. «Sarebbe una vergogna per l’Italia — si è ribellato il segretario della Lega Nord Matteo Salvini — l’eventuale pagamento di un riscatto, anche di un solo euro, che permetterebbe ai terroristi islamici di uccidere ancora; presenteremo oggi stesso un’interrogazione al ministro degli Esteri Gentiloni».
Salvini ha espresso «gioia immensa» per la liberazione delle due giovani donne, la stessa gioia di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia- An («è una splendida notizia»), che non ha tuttavia impedito a Massimo Corsaro, sempre FdI, di criticare aspramente, come la Lega, l’eventualità del pagamento di un riscatto. «Greta e Vanessa hanno esposto loro stesse e l’intero Stato italiano a una situazione di rischio coscientemente, con la loro volontaria presenza in quel Paese. Serve che il ministro Boschi ci dica se è in grado di escludere che sia stato speso un solo centesimo per riportare le due ragazze a casa».
In aula, i gruppi di opposizione, Lega, Fdi, Forza Italia e Cinque Stelle, hanno chiesto la sospensione della seduta per convocare subito Gentiloni e conoscere i dettagli dell’operazione. Alla fine, la presidente Sereni ha concesso un minuto a gruppo per commentare il rilascio delle volontarie, si è scusata e ha detto che oggi alle 13 il ministro Gentiloni sarà alla Camera a riferire sui fatti.
Mariolina Iossa

LA STORIA DELLE TRATTATIVE E DEL RISCATTO
FIORENZA SARZANINI
ROMA Lo scambio sarebbe avvenuto tra domenica e lunedì, dopo l’arrivo di un video che forniva la nuova prova in vita delle due ragazze rimaste prigioniere in Siria quasi sei mesi. Un filmato per sbloccare definitivamente la trattativa, con la consegna della contropartita ai sequestratori. Sembra esagerata la cifra di dodici milioni di dollari indicata dai ribelli al regime di Assad, ma un riscatto è stato certamente pagato, forse la metà. E tanto basta a scatenare la polemica, alimentata da chi sottolinea come il versamento sarebbe avvenuto proprio nei giorni degli attentati a Parigi.
È l’ultimo capitolo di una vicenda a fasi alterne, con momenti di grande preoccupazione, proprio come accaduto dopo la strage di Charlie Hebdo e del supermercato kosher, quando i mediatori avrebbero tentato di alzare ulteriormente la posta.
La cattura
Saranno Greta Ramelli e Vanessa Marzullo a fornire ai magistrati i dettagli della lunga prigionia, compreso il numero delle case in cui sono state tenute. Ieri sera, dopo essere arrivate in un luogo sicuro — probabilmente in Turchia — e prima di essere imbarcate sull’aereo per l’Italia, sono state sottoposte al «debriefing» da parte degli uomini dell’ intelligence , come prevede la procedura che mira a ottenere notizie preziose sul gruppo che le ha catturate il 31 luglio scorso e su quelli che le hanno poi gestite nei mesi seguenti.
Attivare i primi contatti per il negoziato non è stato semplice, anche se si è avuta presto la certezza che a rapirle era stata una banda di criminali, sia pur islamici, e non i jihadisti dell’Isis. A metà agosto, quando il Guardian ha rilanciato l’ipotesi che fossero tra gli ostaggi internazionali del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, i mediatori italiani si sono affrettati a smentire proprio nel timore che la trattativa potesse fermarsi. Circa un mese dopo è arrivata la prima prova per dimostrare che le ragazze stavano bene. E da quel momento è partita la trattativa degli 007, coordinata da Farnesina e Palazzo Chigi.
I passaggi di mano
Secondo le notizie iniziali a organizzare il sequestro è il «Free Syrian Army», l’esercito di liberazione della Siria. Ma la gestione delle prigioniere avrebbe avuto fasi alterne, con svariati cambi di «covo» e nell’ultima fase ci sarebbe stata un’interferenza politica di «Jabat al-Nusra», gruppo della galassia di Al Qaeda che avrebbe preteso un riconoscimento del proprio ruolo da far valere soprattutto rispetto alle altre fazioni e contro l’Isis. Non a caso, poco dopo la conferma dell’avvenuto rilascio delle due giovani, un uomo che dice di chiamarsi Muahhed al Khilafa e si firma sulla piattaforma Twitter con l’hashtag dell’Isis posta un messaggio per attaccare «questi cani del fronte al-Nusra che rilasciano le donne crociate italiane e uccidono i simpatizzanti dello Stato Islamico».
I contatti mediati
Del resto è proprio la situazione complessa della Siria ad alimentare sin da subito la sensazione che il sequestro non possa avere tempi brevi. E infatti la «rete» attivata per dialogare con i sequestratori ha a che fare con diversi interlocutori, non tutti affidabili. Con il trascorrere del tempo le richieste diventano sempre più alte, viene accreditata la possibilità che i soldi non siano sufficienti per chiudere la partita, che possa essere necessario concedere anche altro.
A novembre si sparge la voce che una delle due ragazze ha problemi di salute, si parla di un’infezione e della necessità che le vengano dati farmaci non facilmente reperibili in una zona così segnata dalla guerra. Qualche giorno dopo arrivano invece buone notizie, un emissario assicura che Greta e Vanessa sono in una casa gestita esclusivamente da donne. Informazioni controverse che evidentemente servono a far salire la tensione e dunque il valore della contropartita per la liberazione.
Rilancio e ultimo video
A fine novembre c’è il momento più complicato. I rapitori cambiano infatti uno dei mediatori facendo sapere di non ritenerlo più «attendibile». Si cerca un canale alternativo e alla fine si riesce a riattivare il contatto, anche se in scena compare «Jabat al-Nusra» e la trattativa assume una connotazione più politica.
La dimostrazione arriva quando si sollecita un’altra prova in vita di Greta e Vanessa e il 31 dicembre compare su YouTube il video che le mostra vestite di nero, mentre chiedono aiuto e dicono di essere in pericolo. È la mossa che mira ad alzare il prezzo rispetto ai due milioni di dollari di cui si era parlato all’inizio. Quel filmato serve a chiedere di più, ma pure a lanciare il segnale che la trattativa può ormai entrare nella fase finale. Anche perché contiene una serie di messaggi occulti che soltanto chi sta negoziando può comprendere, come il foglietto con la data «17-12-14 wednesday» che Vanessa tiene in mano mentre Greta legge il messaggio, che sembra fornire indicazioni precise.
Si rincorre la voce che entro qualche giorno possa avvenire il rilascio. Ma poi c’è una nuova complicazione.
Il 7 gennaio i terroristi entrano in azione a Parigi, quattro giorni dopo arriva un nuovo video. Questa volta viaggia però su canali riservati. L’intenzione dei sequestratori sembra quella di alzare ulteriormente la posta, la replica dell’Italia è negativa. Si deve chiudere e bisogna farlo in fretta.
L’ intelligence di Ankara fornisce copertura per il trasferimento oltre i confini siriani delle due prigioniere. Ieri mattina gli 007 avvisano il governo: è fatta, tornano a casa.

A GAVIRATE
Alle sette della sera la villetta di Gavirate, a due passi dal lago di Varese, è circondata dal buio, le tapparelle abbassate. La discrezione e il silenzio che la famiglia di Greta Ramelli hanno mantenuto in questi cinque mesi di angoscia resiste ancora, mentre a Brembate, il paese bergamasco dove vive Vanessa Marzullo, la gioia è già esplosa e i festeggiamenti iniziati.
Poi, finalmente sorridente, dalla villetta esce il fratello di Greta, Matteo. «Ringrazio il governo e il popolo italiano — dice davanti alle telecamere —. L’équipe della Farnesina è la migliore del mondo. Mia sorella è una grande e quando tornerà l’abbraccerò». E subito scappa via per tornare accanto ai genitori che per primi, alle quattro e mezzo del pomeriggio, hanno avuto l’attesa notizia della liberazione con una telefonata del presidente del consiglio Matteo Renzi.
Per la piccola comunità di Gavirate (novemila abitanti) parla il sindaco, Silvana Alberio, che è stata sempre vicino alla famiglia. «Siamo tutti sollevati» dice e spiega che dopo gli attentati di Parigi i genitori hanno vissuto giorni di terrore temendo che la situazione precipitasse. Roberto Andervill, il terzo componente di Horryarty (il gruppo costituito con Vanessa e Greta per portare aiuti umanitari in Siria) è invece ancora incredulo. «Non vedo l’ora di abbracciarle» dice e, alla domanda se continuerà il suo lavoro di cooperante con le due ragazze, risponde: «Prima facciamole tornare a casa, il nostro è sempre stato un gruppo dove si è deciso tutti insieme. Questo nonostante le accuse di chi ha sostenuto che le avevo mandate io in Siria».
A Verdello, paese bergamasco dove il papà di Vanessa gestisce un ristorante, è invece un fotografo a portare le notizia. E Salvatore Marzullo si precipita subito nel vicino pub a cercare conferme dalla televisione. Ma nemmeno di fronte all’applauso della Camera e al tweet di Palazzo Chigi vuole credere alla liberazione. Ci vuole un’ora prima che la telefonata della Farnesina riesca a farsi strada tra le decine di chiamate dei parenti dalla Calabria.
«È una gioia immensa — dice — e ho aspettato tanto questa notizia. Sono state ore interminabili. Adesso mi sento davvero rinascere». Quando gli propongono un brindisi chiede una minerale, e il barista deve insistere per versargli una birra: «Io sembro uno controllato ma l’apparenza inganna: sono stato tanto angosciato, e per fortuna gli uomini della Farnesina, che hanno fatto anche più del loro dovere, mi davano speranza. Ho parlato e incontrato spesso anche i genitori di Greta, ci facevamo forza a vicenda. Il giorno peggiore? Tutti».
Appena è sicuro della liberazione di Vanessa va dalla ex moglie Patrizia Virga, che da mezz’ora piange senza riuscire a fermarsi. «Continuerò a piangere finché lei non torna — dice la donna —. Appena rivedo Vanessa la abbraccio, la abbraccio, la abbraccio e la bacio».
Stamattina i Marzullo andranno a Roma a riabbracciare la figlia: «Quando sentirò il battito del cuore capirò cosa dirle. Ma un discorso andrà fatto. In Siria la situazione era brutta. Bisogna evitare di mettersi in questi pericoli». Continuano le telefonate delle tv, qualcuno propone un collegamento alle 6.40, lui rifiuta: «Per tante notti non ho dormito, stanotte starò sveglio per la felicità». Anche per i genitori di Greta sarà una notte insonne. Alle otto e mezza escono in auto dalla villetta di Gavirate per andare a Roma ad accogliere la figlia. Si allontanano subito senza fermarsi mentre alcuni abitanti del paese passando in macchina davanti alla casa suonano il clacson in segno di gioia per la liberazione.
Luigi Corvi
Fabio Paravisi


LA REPUBBLICA
CATERINA PASOLINI
RAPIMENTI A RIPETIZIONE per finanziare la jihad. Questa la principale attività e fonte di sostentamento del Fronte Al Nusra che ieri ha liberato le due volontarie Greta e Vanessa. Il loro è l’ultimo di una lunga serie di sequestri, tutti finiti con la liberazione degli ostaggi, che ha visto finire nelle mani dei terroristi in un anno più di sessanta «infedeli».
Ritenuto meno sanguinario del ramo iracheno di al Qaeda, il Fronte è stato fondato alla fine del 2011, nel pieno della rivolta contro il governo siriano. Da allora è stato protagonista di attentati nel Paese di Assad, alcuni kamikaze, e sembra essersi specializzato in rapimenti per rimpinguare le casse della guerra santa e armare i combattenti di Allah. Alla fine del 2013 sequestra infatti 13 monache che verranno rilasciate tre mesi dopo. Il 27 agosto, mentre l’Is manda in rete la barbara esecuzione di James Foley, Al Nusra libera lo scrittore americano Peter Theo Curtis, rapito due anni prima. In cambio, si dice, di 25 milioni di dollari. Il giorno dopo in Golan sequestra altri 45 peace keepers, poi liberati.
Uniti dall’aver introdotto la Sharia e le corti islamiche nei territori sotto il loro controllo, Califfato e Fronte Al Nusra hanno infatti una politica profondamente diversa nei confronti degli ostaggi. Per l’Is sono capri espiatori da uccidere come monito per gli infedeli, mentre il Fronte, che conterebbe su seimila combattenti addestrati, sono fonte di finanziamento.
Tra le due formazioni lo scontro, prima sotterraneo, è diventato aperto nel 2013: il “califfo” dichiara che Al Nusra è parte di al Qaeda in Iraq nella nuova formazione dell’Is. Ma il leader di al Qaeda lo smentisce. Un affronto insopportabile: le due formazioni si affrontano in combattimenti che provocheranno la morte di tremila jihadisti. E ieri, non appena la notizia è uscita in rete, sono arrivati subito rabbiosi commenti dello Stato islamico contro i «rivali». «Questi cani del Fronte Al Nusra rilasciano le donne crociate italiane e uccidono i simpatizzanti dello stato islamico»; è il tweet postato da Muahhed al Khilafa sul suo account dove si firma con l’hashtag del Califfato.

GENTILONI
«Un grande Paese si impegna a proteggere e a salvare la vita dei propri cittadini sequestrati ma siamo contrari al pagamento di riscatti», dice il ministro degli Esteri intervenendo alla Camera. «L’Italia - spiega - in tema di rapimenti si attiene a comportamenti condivisi a livello internazionale, sulla linea dei governi precedenti: è’ la linea dell’Italia». E ancora_ «Considero inaccettabile che qualcuno abbia detto che Vanessa e Greta se la siano cercata. L’Italia ha bisogno di questi cooperanti e di questi volontari».

LASTAMPA.IT
Vanessa Marzullo, 21 anni, di Brembate, in provincia di Bergamo, è una studentessa di Mediazione linguistica. È stata lei ad organizzare il progetto Horryaty, che riuniva varie associazioni di volontariato per portare medicine in Siria e tenere corsi di formazione di primo soccorso. Greta Ramelli, 20 anni, di Gavirate (Varese), è una studentessa di scienze infermieristiche e volontaria della Organizzazione internazionale di Soccorso. Ha svolto esperienze di cooperazione in Zambia e a Calcutta.

Il rapimento
Le due giovani erano state rapite il 31 luglio del 2014 nel nord della Siria, fra Aleppo e Idlib. In seguito, erano state cedute dai rapitori al fronte Al Nusra, il ramo siriano di al Qaida. Il 31 dicembre era stato diffuso un video in cui le due ragazze, vestite con un chador nero, chiedevano aiuto dal governo italiano e dicevano di rischiare di essere uccise. L’annuncio della liberazione è stato dato con un tweet di Palazzo Chigi, che ha così confermato un’anticipazione del canale Al Mubasher della televisione panaraba Al Jazira, secondo il quale le ragazze erano state rilasciate dal Fronte al Nusra, la branca siriana di Al Qaida. Poco dopo è stata il ministro Maria Elena Boschi a dare la notizia alla Camera, che l’ha accolta con un lungo e unanime applauso.