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 2015  gennaio 16 Venerdì calendario

1950 GALOPPA IL DECENNIO DELL’EFFIMERO. E A SANREMO, MINGHI RISCHIA UNA CANZONE CHE TORNA INDIETRO DI 33 ANNI. IN APPARENZA NON È UN SUCCESSO, DI FATTO È POESIA DI RICORDI

È il 1983. Sua Evanescenza il decennio Ottanta galoppa sicuro spinto dall’effimero e celebrando il culto dell’immagine. 4 agosto. Amintore Fanfani lascia il governo a Bettino Craxi e inizia l’onda lunga socialista con un esecutivo da 1093 giorni. Quasi tre anni, fatto del tutto straordinario nella prima Repubblica, abituata ai “governi-ponte”, ai “governi-balneari”, ai “governi con appoggio esterno”, ai “governi della non sfiducia”, ai “mandati esplorativi per formare il governo” in un’altalena di definizioni corrispondenti all’altalena delle durate, talvolta limitate a poche settimane. È un altro mondo. Un mondo del quale ho parlato spesso, insistendo su come e quanto quel decennio abbia condizionato il periodo successivo. Mentre dilagano privato e riflusso, la tecnologia si afferma e inizia a cambiare le nostre abitudini. Un anno prima, nel 1982, va in commercio il Commodore 64. Oggi è riduttivo definirlo il nonno dei nostri computer: ne è l’antenato preistorico. Eppure quando arriva sul mercato si diffondono stupore e meraviglia: sembrano realizzarsi le teorie avveniristiche dei Sessanta, quando per la prima volta l’Alitalia aveva immagazzinato i dati passeggeri in un cervello elettronico, calando in due piani di un grattacielo quanto oggi sarebbe contenuto in una piccola parte di una pennetta usb. Anche l’espressione cervello elettronico rivelava chiaramente i deliri onirici di onnipotenza dell’uomo nel tentativo di arrivare prima o poi ricreare se stesso in gara con il Padreterno. Una creazione in forma subordinata, perché il creatore umano avrebbe dato vita ad un creato a sua immagine e somiglianza, ma rigorosamente schiavo e a disposizione del creatore. Nel 1983 tutto questo prende forma nella progressione esponenziale partita dal Commodore 64 e arrivata negli iphone, calamita esistenziale delle nostre pupille, fino a quando non arriverà un altro modello tale da far sembrare il precedente antico come il Commodore 64. 1983, è alba dell’uomo appendice del telefonino. Dieci anni prima Martin Cooper realizza un aggeggio in grado di telefonare senza fili. Dieci anni dopo, accanto allo stupore sul Commodore 64, la Motorola stupisce il mondo con il DynaTac 8000x. Marzo 1983: è nei negozi e costa quattromila dollari (oggi non basterebbero settemila euro). È l’Adamo del telefonino. Il suo soprannome rivela quale forma e quanta maneggevolezza avesse: “the brick”, il mattone.

elettronica in musica Nonostante il suo peso specifico ed economico, è boom di prenotazioni. 1983 l’elettronica occupa la musica: tutto è campionato, tutto è finto, tutti possono cantare e suonare aiutati dall’accompagnamento delle tastiere, come in un videogioco. Una atmosfera del genere circonda anche il Festival di Sanremo. Tra le canzoni escluse, 1950 di Amedeo Minghi, scritta con Gaio Chiocchio. Del resto, in un mondo tendente al virtuale, come si può dar credito ad atmosfere del genere? “Come profumi, che gonna / che bella che sei, che gambe! / Che passi sull’asfalto di Roma. / Serenella, / in questo vento di mare, di pini, / nel nostro anno tra la guerra ed il Duemila. / Dal conservatorio all’università, / la bicicletta non va, / e Tu che aspetti me, / con i capelli giù / io li carezzerò, / seduti al nostro caffè...”. Già, come si può. In un mondo sempre più simile ad una scenografia, è dissonante una canzone ascoltando la quale senti il profumo del sapone di Marsiglia per lavare i panni, poi stesi sulle terrazze condominiali inondate dal sole freddo di gennaio, mentre i bambini giocano a nascondersi fra le lenzuola bagnate. Già, come si può. In un mondo sempre più consegnato alla memoria artificiale, come è possibile immaginare di ascoltare: “La radio trasmetterà / la canzone che ho pensato per Te, / e forse attraverserà l’Oceano / lontano da noi: / l’ascolteranno gli Americani che proprio ieri / sono andati via e con le loro camicie a fiori / colorano le nostre vie / ed i nostri giorni di primavera. / Che profumano dei tuoi capelli!! / E dei tuoi occhi così belli / spalancati sul futuro / e chiusi su di me / nel novecentocinquanta”. E invece, per fortuna ancora si può. Si può rivedere una storia d’amore antica e nuova al tempo stesso, dove per star bene è sufficiente una Vespa (è lo scooter!), un pieno di miscela al 2% e “Serenella, ti porto al mare, ti porto via”.