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 2015  gennaio 16 Venerdì calendario

COME LA CODA DEL MAIALE

Siccome vorrei scrivere un romanzo dove il protagonista è un giornalista, quando ho saputo che nell’ultimo romanzo di Umberto Eco il protagonista era un giornalista l’ho letto e l’ho trovato un libro pieno di cose stranissime. Per esempio il fatto che, in un libro ambientato nel 1992 (il libro di Eco è ambientato nel 1992), vengono citate, un po’ di sfuggita, senza indicare la fonte ma dicendo semplicemente «Erano su un libro uscito qualche mese fa», delle frasi contenute in un libro pubblicato nel 2010, libro che si intitola Scusa l’anticipo ma ho trovato tutti verdi e che è stato curato da Alfredo Bucciante e pubblicato da Einaudi e che si compone di 499 luoghi comuni al contrario, come per esempio «È un periodo che non voglio stare sola. Vediamoci per un po’», oppure «Ho il grande rammarico di non aver interrotto gli studi», oppure «È ora che Babbo Natale capisca che i bambini non esistono», o se no «Mi hanno rubato il portafogli, ma non è per i documenti e le chiavi, è per i soldi», o, altrimenti «Perché bere l’acqua del rubinetto?A Roma per esempio l’acqua in bottiglia è buonissima», o, ancora, «In fondo Mussolini ha fatto anche molte schifezze», o, infine, «Non cenare, che poi non mangi i biscotti».
Un’altra delle cose strane che ci sono nel romanzo di Eco è il gioco dei perché, che consiste nel «fornire le risposte più stupide a un perché altrettanto stupido». Come «Perché gli sci scivolano sulla neve? Perché se scivolassero solo sul caviale gli sport invernali sarebbero troppo costosi. Perché Cesare prima di morire ebbe tempo di dire Tu quoque, Brute? Perché a vibrargli la pugnalata non fu Scipione l’africano. Perché i bicchieri sono aperti in alto e chiusi in basso? Perché se fosse il contrario i bar andrebbero in fallimento. Perché la mamma è sempre la mamma? Perché se talora fosse anche il papà i ginecologi non saprebbero più dove andare a sbattere». A me, quando ho letto così, è venuto in mente un racconto di Gianni Rodari il cui protagonista era un bambino che si metteva sempre le calze al contrario. E allora gli venivano in mente delle domande stranissime, del tipo «Perché i cassetti hanno i tavoli? Perché le code hanno i pesci? Perché i baffi hanno i gatti? Perché l’ombra ha un pino? Perché la barba ha la faccia?». Che era un racconto che, quindici anni fa, quando abitavo a Parma, l’avevo letto a due miei amici, uno si chiama signor Tanzi, l’altro si chiama Miasma, eravamo a una festa, e Tanzi subito aveva detto «Perché le stringhe hanno le scarpe? Perché le carte hanno i mazzi? Perché le bucce hanno le mele? Perché le pagine hanno i libri? Perché gli occhiali hanno i nasi? Perché le unghie hanno i piedi?», invece Miasma, che all’epoca gli piaceva molto fiondare, ha quella festa lì aveva conosciuto una ragazza che si chiamava Pamela, si era inginocchiato, e aveva detto, rivolto all’organo sessuale di Pamela «Figa, perché hai intorno Pamela?», che eravam giovani, allora, e abbastanza volgari, però, devo dire, sarà che io sono un po’ parmigianocentrico, a me i perché di Tanzi e di Miasma mi parlano di più di quelli di Umberto Eco, che il suo romanzo, tra l’altro, a me non è sembrato un romanzo mi è sembrato uno po’come quella vecchia rubrica della settimana enigmistica, Strano ma vero, solo un po’ più lunga, del solito, 218 pagine.