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 2015  gennaio 15 Giovedì calendario

MOODY’S: GRECIA SUPER SENZA EURO

Ebbene sì, c’è il rischio contagio in caso di uscita della Grecia dall’euro. Lo ha affermato ieri l’agenzia di rating Moody’s. Nessuna sorpresa. Ma la motivazione è inattesa: nel caso in cui ritornasse alla dracma, la crescita economica della Grecia potrebbe superare quella degli altri Paesi di Eurolandia, incentivandoli così a seguire la stessa strada.
Il messaggio è chiaro: se un Paese vuole tornare ad avere un economia tonica deve lasciare l’euro. In realtà sono in molti a pensarla allo stesso modo, ma che lo dica un’agenzia di rating è una rivoluzione copernicana. Moody’s come Marine Le Pen, quindi? Ecco la traduzione letterale della parte finale del report: «Mentre una rapida risposta dei policymaker dell’aera euro nel breve termine potrebbe limitare con successo ogni forma di contagio di un’uscita della Grecia, questa porrebbe tuttavia delle sfide sul lungo termine. In particolare, è probabile che a medio termine negli altri Paesi dell’area euro persistano alti livelli del debito e del tasso di disoccupazione, date le deboli prospettive dell’economia e i rischi di deflazione. Mentre l’uscita dalla moneta unica nel breve termine potrebbe danneggiare in misura significativa l’economia greca, il probabile calo significativo della nuova moneta greca (dopo la sua introduzione) dovrebbe, col tempo, facilitare l’aggiustamento dei residui squilibri greci. Nel medio termine, la crescita economica in Grecia potrebbe superare quella degli altri Paesi dell’area euro, il che potrebbe innescare discussioni su ulteriori fuoriuscite».
Così si capisce perché a Bruxelles sono terrorizzati dalla prospettiva della Grexit. Secondo Moody’s, nel breve termine per gli altri Paesi di Eurolandia l’uscita di Atene oggi avrebbe ripercussioni meno gravi rispetto a quanto sarebbe avvenuto se uno scenario simile si fosse prodotto nel 2012 «sia perché i rischi di contagio sono materialmente diminuiti», come dimostra l’andamento dei rendimenti dei titoli di Stato, quasi invariati a fronte dei forti aumenti registrati in Grecia, «sia perché i policymaker hanno strumenti migliori per rispondere a un evento simile».
Ieri, intanto, il premier finlandese Alex Stubb ha dichiarato che da Helsinki arriverebbe un «forte no alla cancellazione del debito» greco, cosa che chiede invece Syriza, il partito guidato da Alexis Tsipras, in testa ai sondaggi. Mentre il ministro tedesco delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha ribadito che «qualsiasi governo vinca le elezioni» del 25 gennaio «deve assicurare che la Grecia continui sulla strada sulla quale ha fatto progressi negli ultimi anni, aiutata dalla solidarietà europea». Ubs ha invece ricordato che, tenuto conto della quota di debito già ripagata, la Troika vanta un credito da 220 miliardi di euro nei confronti della Grecia. Significa che il 76% del debito pubblico totale, quantificato in 321,7 miliardi di euro dal ministero delle Finanze greco in base ai dati di fine settembre, è in mano a Paesi e istituzioni comunitarie alla spalle della Troika, composta da Commissione europea, Bce e Fondo monetario internazionale. Sempre ieri, il premier spagnolo, Mariano Rajoy, ha incontrato ad Atene il collega greco Antonis Samaras, dichiarando che «le riforme stanno portando frutti» e per questo bisogno proseguire sulla stessa strada. Rajoy è particolarmente interessato alla vittoria di Samaras perché in Spagna si andrà a votare alla fine dell’anno e i sondaggi danno in testa Podemos, un partito dal programma simile a quello di Syriza.
Marcello Bussi, MilanoFinanza 15/1/2015