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 2015  gennaio 15 Giovedì calendario

PERISCOPIO

I coniugi Napolitano andranno a vivere nella loro casa in via dei Serpenti, nel rione Monti. Per la legge del contrappasso. Spinoza. Il Fatto.

(mfimage) Napolitano - Proprio adesso che cominciavo ad affezionarmi. Jena. La Stampa.

Alla vigilia del ritorno in edicola di Charlie Hebdo con una tiratura monstre di 3 milioni di copie, i concorrenti di Le Canard Enchainé dichiarano: «Anche a noi minacce di morte». MF.

Nel 1988, Gianni De Michelis diede alle stampe, con la Mondadori, la sua opera fondamentale. Il titolo strillava: Dove andiamo a ballare questa sera? Guida a 250 discoteche italiane. La prefazione era di Gerry Scotti, vip delle tv di Berlusconi, nonché deputato socialista di Milano. Il compagno Gerry dipinse il compagno Gianni come un dio in terra: «Tracimante, vulcanico, quasi tellurico, energia vitale allo stato puro». Nel luglio 1988, al Bandiera Gialla di Rimini, Don Lurio, ballerino di fama e coreografo, consacrò De Michelis squittendo: «Gianni è bravissimo ad andare a sinistra, a destra, avanti e indietro!». In compenso, i nemici cominciarono a chiamarlo «avanzo di balera». Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli. 2012.

L’Ethos negli Stati Uniti costituisce la gabbia entro cui può scatenarsi la competizione capitalistica, in cui possono operare i robber barons, in cui può avvenire persino una guerra civile senza che il sistema vada in pezzi o si imputridisca. Nel «sogno americano» c’è l’idea che tutti si possono arricchire, che arricchirsi sia un bene, che se sei ricco vieni apprezzato ed ammirato, per cui tutti sono stimolati a diventarlo. C’è pero anche l’idea che l’onestà, la verità, la giustizia, il merito, alla fine vincono sempre, si affermano sempre, e vengono ricompensati, perciò la stragrande maggioranza dei cittadini è portata ad agire in modo virtuoso. E coloro che non lo fanno, i malvagi, i corrotti, devono essere puniti duramente, perfino con la pena di morte. Francesco Alberoni. il Giornale.

Internet mi piace moltissimo. Consultare Wikipedia è come interrogare la Sibilla. Tanto più che io lo faccio nelle mie cinque lingue, e scoprire come ognuna tratti lo stesso argomento in modo diverso è fantastico. Sono un wikipedista convinto. Meglio della Treccani. Philippe Daverio. Critico d’arte. La Stampa.

Non siamo più nell’Italia del Mulino Bianco. Anche se, sincerità per sincerità, mi piacerebbe che ci ritornassimo, perché allora c’era almeno l’idea di un sogno. E c’era anche la volontà di ricostruire. Oggi invece tutto è stato costruito e tutto è stato sfasciato. In Italia e nella mia Sardegna. Gavino Sanna, pubblicitario. il Giornale (Gabriele Villa).

Nella gendarmeria degli ufficiali le donne tedesche sono dovunque. Fanno la cucina, servono a tavola, s’occupano delle nostre camere; a nostro servizio, di notte come di giorno. I più degni degli ufficiali delle nostre squadriglie, danno l’esempio: prima di tutto, rispettare le donne tedesche, non sfruttarle, non degradarle. Non si tratta solo di pura moralità. Noi sappiamo, vivendo sul posto, che la Germania non resterà a terra, che essa si raddrizzerà e sarà nostra partner per la prossima parte della storia. La peggiore mancanza contro la Francia, contro noi stessi e i nostri bambini, sarebbe, per queste tedesche, che, non avendo più niente, si offrono a noi, di trattarle da prostitute. Jean Jacques Servan-Schreiber, Passions. Fixot.

Si sono diffuse le scuole di «scrittura creativa» che facilmente inclinano (mi pare) alla truffa, quando coltivano e vendono l’illusione di diventare non solo scrittori, ma scrittori di professione, non solo, ma anche si successo. Alfonso Berardinelli. Il Foglio.

Quando Fenoglio annunciò alla marchesa Irene d’Invrea: «Il mio prossimo libro centrerà Alba, città viva e fermentosa», si sentì opporre: «Conosco Alba, non ha il minimo di fermento». Demetrio Veglio, proprietario dell’albergo-ristorante Bellavista di Bossolasco (Cuneo). la Stampa.

Chi non aveva trovato posto nelle abitazioni dormiva nelle auto o sull’erba. I volti pallidi che trasudavano angoscia restavano tesi e spauriti anche nel sonno. Tuttavia tutti dormivano pesantemente e niente li avrebbe svegliati prima dello spuntare del giorno. Lo si vedeva benissimo. Avrebbero potuto passare dal sonno alla morte senza neppure accorgersene. Irène Némirovsky, Suite francese. Adelphi.

Nella metropolitana parigina del primo mattino una donna si truccava gli occhi, lo specchio all’altezza del naso. Un’altra si limava le unghie, poi le verniciava. Esse compivano scrupolosamente e lentamente questi gesti nel bel mezzo della folla dei viaggiatori come se esse fossero sole nella loro stanza da bagno. Superba libertà, o esibizione, difficile da dire. Le loro mani, le lo ciglia, sembravano degli oggetti distinti da esse e che esse pulivano e lubrificavano con una gioia calma. Annie Arnaux, La vie extèrieur. Folio.

Ieri ho rubato tutto quello che c’era da rubare. Ho iniziato al solito bar dove faccio colazione alla mattina alle 5. Ho rubato diverse bustine di zucchero, sia di canna che normale, in edicola ho rubato Tempi di Luigi Amicone, poi dal mio amico tabaccaio gli ho fatto sparire una pagina di francobolli da 1 euro. A mezzogiorno ho rubato dove vado a mangiare (il rubinetto del lavandino). Al pomeriggio sono tornato indietro e ho detto ai titolari: «Stamattina ho rubato». Tutti hanno detto: «Può capitare». Io: «Vado contro il mio interesse, ma perché non dite in giro che rubo?». Loro: «Lo sanno già, ma il problema è un altro». Io: «Quale, se mi posso permettere?». Loro: «Che se vai a lavorare poi rubi anche là». Io: «Sì, infatti avete ragione, dove vado rubo. A questo punto cosa facciamo?». Loro: «Facciamo un bel corso di teatro a spese della provincia!». Io: «Parliamoci chiaro: sto facendo così per farmi un nome nelle bande di ladri. Dopo, se mi fanno entrare, faccio l’informatore delle autorità che poi dico quello che mi fa comodo». Maurizio Milani. Il Foglio.

Mi sono deliziato con il Der Rosenkavalier a Salisburgo, diretto da Carlos Kleiber: stupendo, l’agognare qualcosa che non puoi avere. Fedele Confalonieri. Corsera.

Sciucov era sempre pronto, alla sveglia. Si alzava puntuale: mancava circa un’ora e mezza all’adunata e quello era tempo suo, non dello Stato. Alexandre Solgenitsin, Una giornata di Ivan Denissovic. Garzanti. 1963.

Una sola volta sono salito a cavallo e mi sono imbizzarrito. Roberto Gervaso. Il Fatto.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 15/1/2015