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 2015  gennaio 15 Giovedì calendario

Notizie tratte da: Paolo Nori, Siamo buoni se siamo buoni, Marcos y Marcos Milano 2014.Vedi Libro in gocce in scheda: 2300108Vedi biblioteca in scheda: manca«Non dev’esser mica stato semplice, chiamarsi Gaudenzio per tutta la vita»«Chi arriva primo, impedisce di arrivar primo a tutti gli altri»«Perché in bagno la fila delle donne è sempre più lunga di quella degli uomini?»«Negli articoli dei giornali, se uno era ricco, era sempre sfondato, se aveva la barba, era sempre folta, se c’era un fuggi fuggi, era sempre generale, se si parlava di acne, era giovanile, se si parlava di tecnologie, erano nuove, se c’era un nucleo, era familiare, se c’era un’attesa, era dolce, se c’era una marcia, era funebre, oppure nuziale, se c’era un andirivieni, era continuo, se c’erano delle chiacchiere, erano oziose, se c’era un errore era fatale, se c’era un delitto, era efferato, se c’era un’impronta era indelebile, se c’era una fotografia era in bianco e nero, oppure a colori»«C’era della gente che chiedeva di fare un referendum per uscire dall’Europa e non c’era nessuno che chiedeva di fare dei referendum per uscire dal mondo»«Più gli altri mi trovavano significante, più io sapevo di essere insignificante e più la mia vita, macchiata da questa significanza che si immaginavano gli altri, diventava una specie di recita priva di senso dove io facevo la parte di quello che fa finta di essere furbo»

Notizie tratte da: Paolo Nori, Siamo buoni se siamo buoni, Marcos y Marcos Milano 2014.

Vedi Libro in gocce in scheda: 2300108
Vedi biblioteca in scheda: manca

«Non dev’esser mica stato semplice, chiamarsi Gaudenzio per tutta la vita»

«Chi arriva primo, impedisce di arrivar primo a tutti gli altri»

«Perché in bagno la fila delle donne è sempre più lunga di quella degli uomini?»

«Negli articoli dei giornali, se uno era ricco, era sempre sfondato, se aveva la barba, era sempre folta, se c’era un fuggi fuggi, era sempre generale, se si parlava di acne, era giovanile, se si parlava di tecnologie, erano nuove, se c’era un nucleo, era familiare, se c’era un’attesa, era dolce, se c’era una marcia, era funebre, oppure nuziale, se c’era un andirivieni, era continuo, se c’erano delle chiacchiere, erano oziose, se c’era un errore era fatale, se c’era un delitto, era efferato, se c’era un’impronta era indelebile, se c’era una fotografia era in bianco e nero, oppure a colori»

«C’era della gente che chiedeva di fare un referendum per uscire dall’Europa e non c’era nessuno che chiedeva di fare dei referendum per uscire dal mondo»

«Più gli altri mi trovavano significante, più io sapevo di essere insignificante e più la mia vita, macchiata da questa significanza che si immaginavano gli altri, diventava una specie di recita priva di senso dove io facevo la parte di quello che fa finta di essere furbo».

«E mi arrivavano delle mail che cominciavano con la frase “Certi di farvi cosa gradita” e io, non so come mai, quando ricevevo una mail che cominciava con la frase “Certi di farvi cosa gradita”, io ero sicuro che quella cosa lì non la gradivo».

«C’era un operaio, all’inizio del secolo scorso, nella sua fabbrica, a Reggio Emilia, che faceva una gran propaganda al socialismo, e un altro operaio a un bel momento gli aveva chiesto “Ma te che parli sempre del socialismo, ma cosa succede poi, quando viene il socialismo?” E quello là “Quando viene il socialismo” gli aveva risposto “succedon delle cose così belle che non si possono neanche raccontare”».

«Tratti somatici zero».

«Quel mattino guardavo i baci ero lì che facevo kiss spotting sul binario 19 della stazione di Bologna».

«E la cosa che mi aveva colpito più di tutte, quel primo giorno, era stato quel bambino che si era messo a piangere e mi era venuto da pensare a uno scrittore italiano che era stato un po’ in Eritrea, che è un posto dove gli italiani hanno fatto un po’ di disastri, con le loro manie coloniali, e quello scrittore italiano, che è uno che io avevo avuto l’occasione di interpretarlo, una sera di tanti anni prima, a Bologna (si chiama Carlo Lucarelli), quello scrittore italiano mi aveva detto che lui era rimasto colpito dal fatto che a lui, da piccolo, gli dicevano «Se non stai fermo chiamo l’uomo nero», agli eritrei, da piccoli, gli dicevano «Se non stai buono chiamo l’italiano», cioè l’uomo bianco, e i bambini eritrei piangevano».

«…Perec che una volta ha scritto una cosa dove diceva che bisogna interrogare l’abituale, che è una cosa difficile perché ci siamo abituati e non l’interroghiamo, e lui non ci interroga, non è più neanche un condizionamento, scriveva Perec, è l’anestesia. Non più l’esotico, ma l’endotico. Interrogare quello che sembra talmente evidente che ne abbiamo dimenticato l’origine».

«Prima di tornare in aeroporto avevamo pranzato in un ristorante della capitale, che è Dakar, quella della Parigi Dakar, e in quel ristorante lì, nel menu, c’eran gli spaghetti alla bolognese, che è un piatto che, io abitavo a Bologna da venticinque anni, e quel piatto lì secondo me si poteva mangiare in tutti i ristoranti di quasi tutte le città del mondo tranne che a Bologna, cioè a Bologna non esistevano, gli spaghetti alla bolognese, e io avevo pensato che se uno avesse aperto un ristorante senegalese a Bologna, avrebbe potuto metterlo, nel menu, come specialità senegalese, gli spaghetti alla bolognese».

«Io capivo Turgenev quando diceva: “L’uomo russo è buono soprattutto per il fatto di avere di se stesso una pessima opinione”».

«Nella città ci sono due inizi, e in mezzo, proprio in mezzo, c’è la fine»

«Passo nel tempo cercando filo da torcere e quando lo trovo lo torco, e quando l’ho torto ne cerco».

«Ma soprattutto, soprattutto, rifare a piedi, con lo zaino sulle spalle, la strada da Monte San Savino a Siena, costeggiare quella campagna di ulivi e di viti, di cui sento ancora l’odore, percorrere quelle colline di tufo bluastro che s’estendono sino all’orizzonte, e vedere allora Siena sorgere nel sole che tramonta con tutti i suoi minareti, come una perfetta Costantinopoli, arrivarci di notte, solo e senza soldi, dormire accanto a una fontana ed essere il primo sul Campo a forma di palmo, come una mano che offre ciò che l’uomo, dopo la Grecia, ha fatto di più grande. Sì, vorrei rivedere la piazza inclinata di Arezzo, la conchiglia del Campo di Siena e mangiare ancora i cocomeri per le strade calde di Verona. Quando sarò vecchio, vorrei che mi venisse concesso di tornare su quella strada di Siena, che non ha eguali al mondo, e di morirvi in un fossato, circondato soltanto dalla bontà di quegli italiani sconosciuti che io amo» (Albert Camus).

«La divulgazione è signorilità» (Giulio Einaudi).

«Questo romanzo si è intitolato Come mai questo titolo?, Ricordiamoci che siamo vivi, Sono contento di morire ma mi dispiace, L’Emilia vista dal treno, Siamo buoni se siamo buoni.»