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 2014  dicembre 24 Mercoledì calendario

Il Pil americano è cresciuto del 5 per cento • Rogo contro l’Alta velocità, fermi 62 treni • Ultima mediazione per far tornare a casa i marò • Aumentano in Italia orsi, lupi e tonni • Boom di vegani in Italia Pil Nel terzo trimestre del 2014, il Pil degli Stati Uniti è cresciuto del 5%, dopo il 4,6 del secondo trimestre e, soprattutto, dopo il meno 2,1% dei primi tre mesi dell’anno

Il Pil americano è cresciuto del 5 per cento • Rogo contro l’Alta velocità, fermi 62 treni • Ultima mediazione per far tornare a casa i marò • Aumentano in Italia orsi, lupi e tonni • Boom di vegani in Italia Pil Nel terzo trimestre del 2014, il Pil degli Stati Uniti è cresciuto del 5%, dopo il 4,6 del secondo trimestre e, soprattutto, dopo il meno 2,1% dei primi tre mesi dell’anno. Si tratta del punto più alto raggiunto negli ultimi 11 anni. Il dato del Pil è andato ben al di à di quanto si aspettavano gli addetti ai lavori (l’attesa era per una crescita del 4,3%). A Wall Street, l’indice Dow Jones ha toccato un nuovo record storico superando per la prima volta i 18mila punti: la Borsa Usa ha trascinato al rialzo anche tutte le europee, con Milano (+1,38 per cento) e Parigi (+1,42%) a svettare sulle altre. Un’altra buona notizia per le esportazioni europee è l’ulteriore rafforzamento del dollaro, con l’euro sceso sotto quota 1,22 sulla divisa Usa, il minimo degli ultimi 28 mesi. Matteo Renzi, con un tweet, ha messo in evidenza «che puntare su investimenti e crescita funziona. Altro che austerità, Ecco perché l’Europa deve cambiare». Una polemica a distanza con Germania e Paesi nordici, come ribadito nei colloqui con i suoi collaboratori: «Io sono l’unico in Europa che dice che bisogna fare come Obama e non come la Merkel. Sono il punto di riferimento della sinistra europea». Tav Un nuovo attacco contro l’Alta Velocità, questa volta nel cruciale nodo ferroviario di Bologna, replica del sabotaggio alle linee di Firenze di domenica scorsa, fa dire al questore del capoluogo toscano, Raffaele Micillo, che esiste «una strategia comune» tra i due attentati. Secondo fonti investigative, i sabotatori «volevano tagliare l’Italia in due», proprio nei giorni di grande traffico di passeggeri prima di Natale: «Un atto ben studiato, con modalità collaudate. Nessuno sa che shock avrebbe potuto subire il sistema ferroviario». La pista privilegiata è quella dei gruppi “No-Tav” all’interno dell’universo degli anarco-insurrezionalisti. Il nuovo attacco sembra la fotocopia di quello di domenica nella galleria San Donato a Firenze, tranne piccole differenze nella tecnica di innesco. L’allarme è partito, come a Firenze, nel cuore della notte, pochi minuti prima delle quattro e mezzo di ieri, quando la centrale operativa di Bologna di Rete ferroviaria italiana ha registrato un’anomalia alla periferia ovest della città, all’altezza della piccola stazione di Santa Viola, dove corrono parallele quattro linee: l’Alta Velocità Bologna-Milano, le linee normali per Milano e per Verona e quella locale per Porretta Terme. Da quel momento migliaia di viaggiatori, da Milano a Roma, da Bologna a Firenze, sono rimasti intrappolati tra ritardi e cancellazioni che in certi casi hanno superato le due ore. I treni soppressi sono stati 62. Anche i pendolari hanno subito forti disagi dall’interruzione del traffico ferroviario, che ha portato ritardi di ore, fino al ripristino della circolazione nel tardo pomeriggio. I sabotatori si sono arrampicati dalla strada che porta all’aeroporto sulla massicciata ferroviaria, hanno preso di mira quattro pozzetti, li hanno aperti, hanno gettato giù stracci imbevuti di liquido infiammabile e hanno dato fuoco. I pozzetti sono quattro, lungo la linea per Verona e lungo la linea AV, accessi a canaline dove corrono cavi di trasmissione dati che governano la gestione del traffico, dagli impianti semaforici agli scambi al distanziamento dei convogli. Centinaia di metri di cavi in fiamme, prima dell’intervento pur veloce della Polfer e dei Vigili del Fuoco, in una nebbia fittissima che certo ha favorito l’azione. Secondo il direttore centrale di protezione di Fs, Franco Fiumara, l’attentato «non ha messo in pericolo la sicurezza dei viaggiatori. I sistemi sono oltremodo sofisticati e garantiscono il blocco automatico». Ma il procuratore capo Roberto Alfonso e il pm Antonella Scandellari del pool “istituzioni e terrorismo” hanno aperto un fascicolo per “pericolo di disastro ferroviario”. Marò C’è un’ultima mediazione in corso con il governo indiano per far tornare a casa i marò. Lo ha rivelato Matteo Renzi, che ieri mattina è salito al Quirinale per aggiornare il capo dello Stato sugli «ultimi passi fatti con le autorità indiane». A sentire Renzi l’Italia vuole riportare «presto» a casa i marò, ma stavolta anche Nuova Delhi lo auspica. Lo ha detto il premier all’emittente radiofonica Rtl: «Per la prima volta in tre anni il governo indiano ha espresso il desiderio di una soluzione condivisa con il governo italiano: il mio esecutivo è assolutamente impegnato a corrispondere a questo impegno». I dettagli del piano per riportare definitivamente a casa i due fucilieri di Marina, accusati di aver ucciso, scambiandoli per pirati, due pescatori del Kerala, non possono essere rivelati per non disturbare la mediazione in corso, dice. Versione già usata in questi quasi tre anni di tentativi falliti che Renzi ha definito un «incredibile pasticcio combinato per errori grossolani», aggiungendo che «ora è il momento di non aprire bocca: dobbiamo riportare tutti e due i marò in Italia. Siamo al lavoro con il governo indiano con rispetto reciproco ma chiediamo che si faccia rapidamente». Animali L’Italia si sta ripopolando, ponendosi quest’anno ai vertici della classifica europea per il recupero della biodiversità animale. Ad esempio la nidificazione di tartarughe marine era, fino a non molti anni fa, relegata nella spiaggia dell’Isola dei Conigli a Lampedusa. Oggi questa specie, minacciata dalla pesca, dalla motonautica e dal disturbo sulle spiagge, grazie a campagne di educazione e di sensibilizzazione, depone le sue uova in molti nidi in Sicilia e Calabria, segnalati e protetti per evitare danneggiamenti. Il cervo sardo, grazie alla creazione di aree protette, è passato da poche decine di esemplari a circa 7.000. Il lupo italico dai 100 esemplari del 1973 ai circa mille attuali. L’orso bruno marsicano, bersagliato da bracconaggio, avvelenamenti, malattie, traffico e incidenti, non riusciva da anni a superare la soglia dei 60-70 esemplari. La scorsa estate, grazie a propizie condizioni alimentari e climatiche, si sono contati undici nuovi cuccioli. Per l’orso bruno alpino — rappresentato nel 1985 da due soli esemplari — un’opera di ripopolamento ha fatto sì che i plantigradi abbiano superato i cinquanta esemplari. Il tonno rosso, considerato da anni vicino al collasso per la pesca eccessiva nell’Atlantico e nel Mediterraneo, ha per la prima volta dal 2006 dato segnali confortanti per la sua ripresa. Questo farà sì che il tetto di 13.500 tonnellate che si sono potute pescare nel 2014, l’anno prossimo salirà a 16.200. L’aquila del Bonelli, considerata in via d’estinzione ancora pochissimi anni fa causa il saccheggio dei nidi, grazie alla sorveglianza di volontari locali ha raggiunto in Sicilia le 36 coppie che hanno fatto involare nel 2014 27 piccoli. L’ibis eremita, specie estinta in Europa dal XVII secolo (nidificava sulle scogliere del Verbano e dell’Istria), ha ripreso a percorrere la rotta che dall’Austria lo porta a svernare nell’Oasi Wwf di Orbetello: quest’anno ne sono arrivati 26, di cui 15 giovani esemplari nati solo quest’anno. (Pratesi, Cds). Vegani In Italia i vegani sono tra i 400 e i 700mila mila e il loro numero aumenta a un ritmo del 10-15% all’anno. Chi decide di diventare vegano cambia le sue abitudini anche quando si tratta di curarsi, perciò si sono già conclusi i primi corsi per farmacisti che vogliono diventare vegano, ma anche vegetariano, friendly , cioè in grado di dare suggerimenti a chi sceglie non solo di non mangiare animali ma anche di non consumare prodotti che prevedano il loro sfruttamento. Il mercato c’è, e sempre più dottori farmacisti chiedono di fare la formazione necessaria ad ottenere l’attestato che assicura questo tipo di clienti. Sono già 120 i negozi abilitati dalla società Pharmavegana, che per 2.900 euro all’anno fornisce quattro anni di corsi (ma dopo il primo si ha già il “bollino” per la farmacia), e a marzo dell’anno prossimo saliranno fino a 300 (Bocci, Rep).