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 2014  dicembre 24 Mercoledì calendario

PALTRINIERI, ZERO BUCHI NELL’ACQUA

Meglio di lui, nessuno. Nei Mondiali in vasca corta il 7 dicembre scorso a Doha, Gregorio Paltrinieri, 20 anni appena compiuti e un carico di promesse e di speranze da far girare la testa, ha centrato l’oro nei 1500 stile libero con 14’16’’10, miglior tempo di sempre per il nuoto europeo, 2° della storia dietro a quello fatto registrare nel 2001 dal fuoriclasse australiano Grant Hackett. Odia inseguire, il ragazzo di Carpi. Parte e conclude a pieni giri, mulinando braccia e gambe come se non avesse fatto altro nella vita. Dicono che grazie a lui il nuoto azzurro abbia ripreso colore dopo anni di saliscendi col mugugno: hanno ragione. Gregorio “Magno” vince e convince ormai da due anni, le gare di fondo sono il suo territorio di caccia. È giovanissimo, eppure a sentirlo parlare pare un veterano pronto a dare lezioni di stile fuori e dentro la vasca.

Dal bronzo di Barcellona 2013 all’oro di Doha: a 20 anni è già tra i migliori al mondo. Si sente il nuovo alfiere del nuoto italiano?
«In effetti, ho vinto molto negli ultimi due anni, anche gare che non credevo fossero alla mia portata. Come i Mondiali di Doha, dove pensavo di fare bene, ma da qui a vincere con un tempo del genere, proprio non me l’aspettavo. Sono molto contento per come stanno andando le cose, ma le gare importanti, quelle vere, devono ancora arrivare. Più che fermarmi e gioire, è necessario quindi che mi prepari bene per gli appuntamenti che verranno».

A proposito di gare “vere”, eccoli i due prossimi appuntamenti che valgono oro: i Mondiali di Kazan nel 2015 e le Olimpiadi di Rio nel 2016. Giampiero Boniperti diceva che vincere è l’unica cosa che conta: lo pensa anche lei?
«Diciamo che... aiuta. Mi piace vincere e non mi piace perdere. Quando capita, ci sto male, molto male. Perché penso agli sforzi fatti in allenamento e a tutte le speranze che avevo riposto nella buona riuscita della gara. A questi livelli poi, non ci sono mezze misure, ti alleni per vincere, non per arrivare sul podio. È il bello dello sport. Ogni giorno fai del tuo meglio per migliorare la tua prestazione anche soltanto di mezzo secondo. È una gara soprattutto con te stesso».

Ora tutti puntano su di lei. Preoccupato?
«No, per niente. Ho sempre avuto grandi aspettative nei confronti di me stesso. Anche quando gli altri non credevano nelle mie capacità, io sapevo che ce la potevo fare, che sarei riuscito a fare sempre meglio. Mi fa piacere che ora tutti puntino su di me: io comunque l’ho sempre fatto».

Presto tornerà a duellare con il cinese Su Yang, campione olimpico in carica nei 1500 stile libero e reduce da una squalifica per doping. Cosa oensa di chi sceglie scorciatoie per arrivare prima degli altri?
«Chi si dopa deve essere condannato. Su questo, non v’è il minimo dubbio. E io sono favorevole anche all’inasprimento delle pene per chi viene giudicato colpevole. Sulla vicenda Yang sappiamo pochissimo e non mi va di dare giudizi facili su una vicenda che non conosco da vicino. Se hanno le prove che abbia sbagliato, hanno fatto bene a sospenderlo. Forse però sarebbe stato meglio se ci avessero informato del caso durante la fase di indagini e non a cose fatte. Detto questo, io non vedo l’ora di incontrarlo in vasca, di misurarmi con lui ad armi pari. È il più forte da qualche anno sui 1500 e probabilmente lo sarà ancora da qui a Rio. Ha una nuotata impressionante: doping o no, è un fenomeno».

Paltrinieri e il doping, non succederà mai: conferma?
«No, non lo farei mai, preferisco arrivare quarto. Chi si dopa, non fa sport. Meglio smettere che affidarsi a sostanze illecite per nuotare più veloce, prenderei soltanto in giro me stesso e chi mi sta intorno».

Oltre gli allenamenti c’è di più: ha trovato il modo di divertirsi a Ostia?
«A Ostia mi trovo benissimo, ma effettivamente fuori dell’acqua mi manca qualcosa. Quando posso, preferisco tornare a Carpi, dove c’è la mia ragazza, la mia famiglia, i miei amici. Da qualche tempo, riesco a tornare dalle mie parti per il weekend. E tutto questo mi aiuta a stare bene».

Lei e Federica Pellegrini: mondi diversi?
«Siamo entrambi molto determinati a raggiungere i nostri obiettivi. Federica è una campionessa, vince gare da dieci anni, è al vertice del nuoto mondiale. Ha tutta la mia stima e simpatia. Le differenze? Forse lei è un po’ più estroversa di me».

Dice da sempre che il suo riferimento è Ian Thorpe, pluricampione australiano che ha dominato le piscine per anni e che è stato vittima dei fantasmi della depressione come molti altri fuoriclasse dello sport. Qual è la sua ricetta per rimanere sereno anche nei momenti più difficili?
«Ho 20 anni, sono all’inizio, non posso dire di aver mai attraversato fin qui momenti davvero difficili. Per il momento, sono felice di quanto sto facendo, mi piace nuotare, anche in allenamento. Non so cosa possa scattare nella mente di un grande campione quando capisce che è arrivato il momento di smettere. Thorpe era al top, un fuoriclasse assoluto, non riesco a spiegarmi le ragioni del suo malessere. Per me, è ancora tutto bello».

Il terremoto in Emilia coinvolse anche la sua famiglia. Cosa ricorda di quei giorni?
«In realtà, non l’ho vissuto in prima persona. Quando c’è stata la prima scossa, ero agli Europei di Debrecen. E la settimana successiva, mentre dalle mie parti arrivava la seconda scossa, quella più violenta, ero a Ostia. Ricordo le telefonate con i miei, la preoccupazione che sentivo nella loro voce. La mia casa a Carpi è stata danneggiata dal sisma e per un anno sono stato costretto ad abitare nell’abitazione di mia nonna: non è stato facile».

Polizia o Aniene? Ormai da qualche tempo si parla del suo possibile congedo dal corpo per passare al circolo di cui fa parte anche Federica Pellegrini...
«Non nego che negli ultimi anni siano arrivate con le vittorie anche proposte per legare il mio nome ad alcuni prodotti. Tuttavia, per decidere cosa fare devo valutare diversi aspetti, non soltanto quello economico. La mia priorità è rimanere sereno e tranquillo almeno fino alle Olimpiadi di Rio. Dopo, tutto sarà possibile».