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 2014  dicembre 24 Mercoledì calendario

LA CINA FA CONCORRENZA AL FMI

La Cina fa sempre più concorrenza al Fondo Monetario Internazionale. E con riserve in valuta estera per 3.890 miliardi di dollari se lo può permettere. Lo scorso fine settimana Pechino ha detto di essere pronta a espandere lo swap in valuta da 24 miliardi di dollari con la Russia, mentre dall’ottobre scorso ha prestato 2,3 miliardi di dollari all’Argentina e il mese scorso 4 miliardi al Venezuela. Tutti Paesi che devono confrontarsi con l’ostilità degli Usa. E se il Fmi, in cambio dei suoi prestiti chiede le famose riforme strutturali, sempre dolorose e la cui attuazione rischia di destabilizzare i governi in carica, Pechino non mette in discussione le politiche interne degli Stati, puntando invece ad assicurarsi rifornimenti a lungo termine di energia e di materie prime. Dal 2007, per esempio, Pechino ha prestato 47 miliardi di dollari al Venezuela, i cui rimborsi sono in natura, vale a dire in petrolio spedito in Cina. I Paesi in via di sviluppo sono sempre meno dipendenti dalle istituzioni occidentali quando si tratta di prestiti. Basti pensare che nel 2013 la Banca Mondiale ha erogato solo 52,6 miliardi di dollari contro i 240 miliardi della Banca Cinese di Sviluppo. Ed è notizia di ieri che Cina ed Egitto hanno siglato una partnership strategica onnicomprensiva bilaterale in cui spicca la realizzazione nel Paese arabo di due linee ferroviarie finanziate da Pechino, una delle quali ad alta velocità. Insomma, i Paesi che rischiano la bancarotta o hanno bisogno di svilupparsi si rivolgono sempre di più al presidente Xi Jinping.
Sempre ieri, Standard & Poor’s ha messo il rating BBB- della Russia in credit watch negativo, il che significa che entro gennaio valuterà se portare l’attuale valutazione a livello spazzatura. La decisione è legata al deterioramento della flessibilità monetaria e all’indebolimento dell’economia russa. Intanto il governo di Mosca, nel tentativo di sostenere il rublo, ha ordinato a cinque imprese statali di ridurre entro il primo marzo 2015 l’ammontare di valuta estera detenuta, riportandolo sui livelli del primo ottobre 2014. Le cinque società sono Gazprom, Rosneft, Zarubezhneft e due imprese che operano nel settore dei diamanti, Alrosa e Kristall. La mossa del governo porterà quindi le imprese statali a vendere dollari ed euro, sostenendo così il rublo che ieri ha guadagnato il 4% a 56,49 per dollaro. La Banca centrale russa, nel tentativo di sostenere il rublo, venerdì scorso ha venduto 420 milioni di dollari su richiesta del Tesoro, dopo che il giorno precedente ne aveva venduti altri 500 milioni.
Marcello Bussi, MilanoFinanza 24/12/2014