Loretta Napoleoni, il Venerdì 19/12/2014, 19 dicembre 2014
MULTINAZIONALI CIBERNETICHE. PIÙ FORTI DEGLI STATI
Amazon è nel mirino di molti governi europei per motivi fiscali, ma lo è in particolare per il governo di sua maestà in relazione alla pornografia e pedofilia in rete. L’impresa, oggi ritenuta la più grande fonte di servizi online, non ha ancora aderito all’Internet Watch Foundation (Iwf), l’organo di controllo di internet creato nel 2009 nel Regno Unito. Negli ultimi tre anni l’Iwf ha identificato ben 578 casi di pornografia pedofila in siti gestiti da Amazon che, naturalmente, il management dell’impresa ha subito rimosso.
La creazione dell’Iwf mira a prevenire situazioni come queste attraverso un’azione capillare e continua in rete, una sorta di pattugliamento costante del web. Dallo scorso aprile ha scoperto e oscurato 25mila pagine web. Quando l’Internet Watch Foundation fu fondata, la prima impresa ad essere contattata, data la sua importanza in rete, fu proprio Amazon, che però non aderì al progetto. Diverso il comportamento di Google, che nel 2013 ha donato 1 milione di dollari, o di Facebook, British Telecom, Virgin Media, Microsoft, Yahoo e Talk Talk, che fanno parte dei 119 membri di Iwf il cui contributo annuo varia dalle mille alle 75 mila sterline.
Dopo quasi cinque anni Amazon sostiene di non aver ancora deciso se aderirà all’iniziativa poiché il controllo dei contenuti dei siti che gestisce fa già parte delle funzioni dell’impresa. Il governo di Cameron non sembra d’accordo e ha rinnovato la pressione su Amazon per convincerla a collaborare.
Questo comportamento sui generis, rispetto ad altre imprese attive in rete, certo non fa onore ad Amazon e mette a nudo le difficoltà dello Stato quando interagisce con le multinazionali cibernetiche.