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 2014  dicembre 19 Venerdì calendario

PUTIN FA SALIRE LA BORSA DI MOSCA

Nel giorno della tradizionale conferenza stampa del presidente russo Vladimir Putin, la borsa di Mosca ha chiuso in rialzo: l’indice Rts, denominato in dollari, ha guadagnato il 4,5% mentre il Micex, denominato in rubli, è salito del 6,5%. Un buon risultato, dovuto probabilmente più al rialzo dei prezzi del petrolio che alle dichiarazioni di Putin. Prezzi che però, dopo la chiusura delle contrattazioni a Mosca, sono tornati a scendere con il Brent a 60 dollari al barile, livello che se mantenuto in media nel 2015 provocherebbe, secondo le stime della Banca centrale russa, un calo del pil del 4,5-4,7%. E tutti considerano molto probabile un’ulteriore discesa dei prezzi perché, come ha osservato Vikas Dwivedi, strategist di Macquarie Bank, «l’offerta in eccesso sui mercati globali continua ad aumentare». Calo dei prezzi che ieri ha convinto Fitch a tagliare il rating sovrano del Venezuela da B a CCC. Bisognerà dunque vedere la seduta odierna per capire se le parole del capo del Cremlino hanno davvero avuto un effetto positivo sui mercati, con il rublo che ieri si è stabilizzato quota 62 per dollaro, in ripresa rispetto ai minimi storici di 80,1 di inizio settimana. Putin ha ribadito che nello scenario peggiore la crisi economica sarà superata in due anni, ma la ripresa potrebbe anche cominciare a metà del 2015. Per quanto riguarda l’operato della Banca centrale russa, che ha alzato i tassi dal 10,5 al 17% per cercare invano di difendere il rublo, essa «non deve bruciare le proprie riserve insensatamente» o «rinunciare alle riserve in oro». Comunque, ha sottolineato il capo del Cremlino, la governatrice della Banca centrale, Elvira Nabjullina, di fronte alle fortissime oscillazioni del rublo si è comportata in maniera «adeguata», anche se «alcune azioni si sarebbero potute fare prima». Alla domanda se la crisi in Russia sia il risultato dell’annessione della Crimea, Putin ha risposto: «No, del desiderio dei russi di difendere la loro sovranità», per poi accusare i Paesi occidentali di volere che «l’orso russo stia seduto tranquillamente e mangi il miele, tentano di metterlo in catene, di togliergli i denti e gli artigli e impagliarlo». «Abbiamo cercato di aprirci all’Occidente, ma siamo stati respinti», è stata la conclusione del capo del Cremlino, che ha accusato i leader occidentali di proclamare pubblicamente che la Russia dovrebbe essere privata delle sue risorse naturali. Ieri però il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dopo aver incontrato a Bruxelles il presidente francese François Hollande, ha detto di essere «assolutamente» contrario a nuove sanzioni a Mosca, sottolineando che «una Russia in difficoltà non serve a nessuno».
Marcello Bussi, MilanoFinanza 19/12/2014