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 2014  dicembre 17 Mercoledì calendario

IL PROBLEMA GRECIA VA AFFRONTATO PER NON RIPETERE I DIABOLICI ERRORI

Oggi in Grecia si elegge il nuovo Presidente della Repubblica: se Stavros Dimas, il candidato della maggioranza di governo, non raggiungerà il quorum prescritto, come molti prevedono, neppure al terzo scrutinio, è molto probabile che si andrà allo scioglimento anticipato del Parlamento e che saranno indette nuove elezioni politiche nelle quali Syriza, la formazione di Tsipras, è la sicura favorita con un programma anti-austerity e con l’impegno di rinegoziare la posizione debitoria della Grecia. L’Unione europea è pienamente edotta dei possibili sviluppi di questa vicenda e, tuttavia, al di là di una esorcizzazione del possibile sbocco non è andata, ad eccezione di qualche singola, inconsulta uscita antidemocratica. Anzi, il rigorismo della Troika e, in specie, del Fmi si è accentuato negli ultimi tempi con riferimento alle analisi del bilancio di Atene e al calcolo degli interessi. Come se il triennio di fuoco che ha riguardato questo Paese non fosse mai esistito e, con esso, non vi fosse mai stato un non sottovalutabile effetto-alone per gli altri Paesi europei. Sembra, quasi, che ci si candidi a far del tutto per la ripetizione delle vicende più drammatiche, la cui riedizione non potrebbe non suonare come una amara farsa e una condanna dura per l’Unione. Lo svolgimento delle elezioni politiche rappresenta un diritto inalienabile dei greci. Non è tentando di far desistere da una prova del genere che si dà un contributo al rilancio dell’economia e della società, oltreché alla stabilità e correttezza delle istituzioni democratiche. Si è cercato, del resto, di farlo in passato, da parte di esponenti europei, ma senza successo, fino a volere evitare la ripetizione a brevissima distanza del confronto con gli elettori, che invece vi è stato, per potere costituire l’attuale maggioranza, la quale ora appare, però, indebolita e non nella condizione di eleggere il nuovo Capo dello Stato. Il gioco democratico, da un lato, e la condizione di debitore, dall’altro, sotto il rigoristico programma della Troika possono venire in collisione; ma il primo non può piegarsi alle pur vincolanti prescrizioni del secondo, pena lo sfiguramento della democrazia. Se fin qui non vi è stata alcuna attenzione all’evoluzione della situazione in Grecia, sarebbe ora, invece, che l’argomento venisse posto all’ordine del giorno della riunione del Consiglio europeo di domani nel quadro dell’attenuazione della linea di cieca austerity. Ieri, il premier Renzi, intervenendo in Parlamento in previsione della suddetta riunione, ha nuovamente detto che l’Europa deve cambiare verso mutando la propria strategia di politica economica, che la politica deve fare il proprio mestiere e, dopo essere ritornato sul tema dello scorporo degli investimenti dai vincoli del Patto di stabilità (in sostanza, la golden rule), ha ribadito il no all’Europa dei tecnocrati. È questa Europa che ha concorso all’assurdità di una condizione, quella attuale, nella quale la Grecia, pur avendo compiuto molti passi sulla via del risanamento e del rilancio della sua economia, tuttavia, anziché essere aiutata per gli ulteriori progressi in un momento delicato e di recessione europea con pesanti rischi di deflazione, viene messa sotto la sferza di occhiute e rigide impostazioni. Tutto ciò accade in un contesto che non avrebbe di certo bisogno del caso-Grecia per essere instabile, confuso e carico di rischi geopolitici, a cominciare dalla gravità della situazione russa, con la veloce, forte discesa del prezzo del petrolio, la caduta del rublo, il vorticoso innalzamento dei tassi di interesse per frenare la fuga di capitali, gli impatti nei mercati esteri. Ma, poi, si aggiungono le difficoltà di Giappone e Cina e i gravi problemi politici nel Medio-Oriente, per non tacere del terrore seminato in alcune aree dai talebani e dall’Isis: è di ieri la strage, senza precedenti per la mostruosa disumanità, di alunni di una scuola in Pakistan. Questa situazione rafforza le ragioni per le quali le vicende greche dovrebbero essere oggetto della riflessione e di conseguenti decisioni del prossimo Consiglio europeo, innanzitutto per evitare che si aggiunga una ulteriore miccia ai numerosi grandi focolai già in opera. È stato giustamente detto che il futuro della Grecia non si definisce ad Atene. È l’Unione che è chiamata a dare il suo apporto determinante e a non ripetere diabolicamente gli errori recenti e passati.
Angelo De Mattia, MilanoFinanza 17/12/2014