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 2014  dicembre 17 Mercoledì calendario

SEVERINO BENEDETTA DA QUIRINALE, CURIA, LETTA ZIO E ADDIRITTURA B.

Il nome non ha bisogno di circolare, perché viene sempre pronunciato, così nei salotti romani dove il potere è conviviale e relazionale, così nei circuiti politici più trasversali dove la paralisi istituzionale spaventa. Così oltre le mura leonine, in Vaticano, dove accedono soltanto i più fedeli, e non in senso religioso. Il nome di Paola Severino è concreto per il Quirinale, perché nei palazzi, che tramano e incidono, non suscita perplessità, divisioni irreparabili. Anche il pregiudicato e incandidabile Silvio Berlusconi, che patisce e patirà ancora gli effetti della Legge Severino, plasmata dai tecnici montiani proprio per debellare i politici condannati, in privato non nega l’intenzione di voler sostenere il notissimo avvocato penalista, persuaso dai suggerimenti di Gianni Letta, grande elettore di Severino seppur non votante. Gianni e Silvio hanno già imbeccato i referenti in Vaticano, la Curia che fa politica. Per l’amica che nel governo di Mario Monti era il Guardasigilli, che in carriera ha ottenuto consulenze da banche, società e associazioni e ha difeso Cesare Geronzi, Romano Prodi, Giovanni Acampora (Fininvest), Giuseppe Mussari (Mps), soltanto per citare un ristretto gruppo, il Letta anziano sarebbe persino disposto a rinunciare all’ultimo desiderio per decorare l’uniforme: ricoprire la carica di segretario generale al Quirinale. L’ex Cavaliere ordina ai suoi parlamentari di imporre la revisione della legge Severino, questa è pura cronaca, ma già un anno e mezzo fa, mentre i partiti erano ancora più incartati di adesso, lasciava lievitare la candidatura del ministro uscente. Qualche voto per Severino fu registrato agli atti della tornata quirinalesca che ha richiamato Giorgio Napolitano. Berlusconi sapeva benissimo le conseguenze di quel testo Severino. I sacerdoti dell’ortodossia berlusconiana, spesso, sono più rigidi del Capo, meno aggiornati sul patto perpetuo, che sia di crostate o al Nazareno.
In questi giorni di mediazioni sottotraccia, non conviene farsi notare troppo: defilati e attivi, questa è la tattica. Per riunire accanto a sé il generone romano, Severino può contare su di un imprenditore-costruttore-editore, il sindaco senza fascia tricolore della Capitale e senza limiti di mandato, Francesco Gaetano Caltagirone, un cliente di fiducia. Tra gli ex colleghi di governo è incalzante la sensazione che Severino stia creando consenso intorno a sé, aiutata da Caltagirone, da Letta, da pezzi di Forza Italia, Scelta Civica con sponde nella truppa di Angelino Alfano: “Corre forte”, assicurano. Come erede al trono è una figura che potrebbe piacere anche a Re Giorgio. Napolitano ha un rapporto di stima con Severino, e l’ha ricevuta al Colle, neanche un anno fa, quando l’ex ministro aveva ripreso la libera professione. E con il figlio, Giulio Napolitano, di frequente s’incontra a cena nei simposi romani. La benedizione è silenziosa e unanime. In Vaticano, l’avvocato da 7 milioni di euro di imponibile l’anno – dichiarazione di un paio di anni fa – è già introdotta. In passato, lo studio Severino ha tutelato lo Ior. E per completare l’elenco con le più importanti prestazioni d’opera offerte, non vanno dimenticate Telecom, Enel, Eni e Rai o la cattedra all’università Luiss di Confindustria.
Per il Partito democratico, versione renziana, Severino non sarebbe una soluzione ostativa, sarebbe la prima la donna al Colle, che fu prima donna al ministero di Via Arenula e al Consiglio superiore della magistratura militare e sarebbe un’attrazione per i centristi o gli ex berlusconiani dispersi che, nonostante le scissioni atomiche, rappresentano un bel gruzzolo di schede. Quelle decisive al quarto scrutinio, quando è richiesta la maggioranza assoluta e non più qualificata con i due terzi degli aventi diritto. Inconfutabili i buoni uffici con l’area prodiana. Severino ha collaborato con Giovanni Maria Flick, già ministro nell’esecutivo del professore bolognese. Non sembra possibile che la carovana ospiti il Movimento Cinque Stelle, e questa è l’altra aspirazione di Berlusconi. Paola Severino non farebbe esordire la categoria degli avvocati penalisti al Quirinale - ci furono Enrico De Nicola e Giovanni Leone, che da tempo non esercitavano però – ma sarebbe in possente conflitto d’interessi. L’inquilino del Quirinale presiede il Csm e ci sono numerose cause in corso seguite da Severino che attendono un processo o una sentenza. Spigolature che i tifosi di Paola Severino nemmeno valutano. Anzi, pensano: per il Colle è meglio un avvocato che un magistrato.