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 2013  dicembre 15 Domenica calendario

RIMESSE, IL SORPASSO DEI RUMENI

Romania batte Cina. Per anni il Paese asiatico, tra tutte le collettività straniere in Italia, è stato leader incontrastato per il volume delle rimesse inviate in patria a sostegno dei famiglie e parenti. Nel primo semestre 2014, invece, si trova retrocesso in seconda posizione. Il sorpasso trova una spiegazione nell’aumento delle presenze di immigrati rumeni in Italia e, di conseguenza, delle somme inviate al Paese d’orirgine.
Evoluzione
Il calo dei trasferimenti verso la Cina rappresenta un fenomeno in corso già da due anni. «La flessione porta a riflettere sull’integrazione di questa comunità in Italia – spiega Stefano Solari, direttore scientifico della Fondazione Leone Moressa, l’istituto di ricerca che ha realizzato l’indagine su “Le rimesse verso l’estero degli immigrati in Italia nel primo semestre 2014” –. Ma va detto che le rimesse non rappresentano l’unico canale per l’invio di denaro in patria. Inoltre, considerato che dal 2008 al 2013 c’è stato un forte incremento degli imprenditori cinesi in Italia (+40%), si può ipotizzare che questa contrazione sia controbilanciata da maggiori investimenti fatti sul territorio italiano, come ad esempio l’acquisto di attività commerciali, bar o ristoranti. Infine, secondo informazioni non ufficiali da parte dei principali operatori attivi nel settore del trasferimento di denaro, le frequenti richieste di aggirare il limite dei mille euro ha portato la quasi totalità degli operatori a chiudere i flussi verso la Cina, con l’eccezione le Poste che hanno controlli molto rigidi».
Sorpassi a parte, lo studio della Fondazione Moressa fornisce altri particolari sul trend e l’importanza dei flussi internazionali di denaro inviati dagli immigrati, un vero e proprio comparto economico. Basti pensare che in totale le rimesse ricevute dai Paesi in via di sviluppo nel 2013 superano i 410 miliardi di dollari, una cifra che corrisponde al triplo di quanto è destinato ai Pvs dai Paesi occidentali (dati Banca Mondiale).
Dall’Italia le rimesse - nel primo semestre di quest’anno - hanno pesato per 2,6 miliardi, con una diminuzione del 5% rispetto al primo semestre 2013 ma addirittura del 15% rispetto al 2007. Una tendenza che trova spiegazione nella congiuntura economica negativa.
Fino all’inizio della crisi (2008/2009) è infatti andata aumentando la popolazione straniera residente in Italia. Con la recessione, invece, e la relativa perdita di opportunità occupazionali sono ovviamente diminuite anche le risorse finanziate da mandare ai Paesi di origine. Anche l’appeal dell’Italia - a fronte di questo scenario - è andato scemando: nel 2013, secondo recentissimi dati Istat, sono aumentati del 14% gli stranieri che hanno lasciato l’Italia mentre sono scesi del 12,3% gli arrivi di regolari, anche in questo caso con ripercussioni sul totale dei trasferimenti.
Le collettività
Quanto alle principali nazionalità che partecipano a questo movimento di “aiuto monetario”, la Cina ha sempre rappresentato la prima destinazione fino al 2013, quando il totale si è dimezzato per poi scendere di quasi il 34% nel primo semestre 2014, a 418 milioni (il 16,1% del totale inviato dalle prime dieci comunità). La Romania, invece, con un totale di 437 milioni (+3,3% nei primi sei mesi 2014) contribuisce ora per quasi il 17%.
Anche le Filippine evidenziano una contrazione (-56% dal 2007 per un totale di 161 milioni, sempre nel primo semestre 2014), dovuta però probabilmente a una maggiore integrazione da parte di una comunità ormai presente in Italia da molti anni.
Da parte delle altre comunità asiatiche – che insieme rappresentano quasi un quinto della popolazione straniera in Italia – si nota invece un aumento delle rimesse: Bangladesh (165 milioni) e India (106) hanno quasi raddoppiato il volume dal 2007 e lo Sri Lanka (87 milioni) lo ha quadruplicato.
Per quanto riguarda infine l’importo medio delle rimesse pro capite, dal 2011 al 2014 si assiste a un dimezzamento (da 163 euro a 88 euro al mese), effetto sia della crisi sia dell’incremento della popolazione non attiva determinato dai ricongiungimenti familiari, con nuovi arrivi come minori studenti e donne che non producono reddito. Sul pro capite, la Cina mantiene però il livello medio più alto: 312 euro al mese, un terzo comunque rispetto alla cifra rilevata nel 2012. Del resto anche per i rumeni il valore è diminuito in misura significativa (da 230 euro del 2005 a 78 del 2014).