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 2014  novembre 27 Giovedì calendario

SU PASSERA UN CAUTO SCETTICISMO

L’operazione messa in atto da Corrado Passera è esplicitamente ambiziosa, fin troppo: dirigere il centro-destra. Se finora l’eco mediatica è stata evidente (sia per la diffusione del suo volume programmatico Io siamo, sia per le riunioni già svolte al fine di costituire le articolazioni territoriali, denominate «porte» per non echeggiare le antiche sezioni), le previsioni del mondo politico e giornalistico sono improntate a un cauto scetticismo sul destino di «Italia unica», il movimento politico fondato appunto da Passera.
Non è la prima volta che qualcuno bussa alla società civile per mettere insieme una formazione politica.
Lo fece, in certa misura, la Lega nei primi anni Novanta, anche se pochi lo ricordano: Marco Formentini, sindaco di Milano, aveva in giunta personaggi ben poco dotati di ortodossia padana, quali Marco Vitale e Philippe Daverio. Di tutto rispetto fu la vasta pesca attuata da Silvio Berlusconi nel ’94, con la rivoluzionaria novità dei provini cui sottopose i potenziali candidati. Più di recente, si può ricordare l’azione intrapresa e condotta per anni da Luca Montezemolo con «Italia futura», dichiaratamente senza schierarsi a destra o a sinistra. Al momento di formare le liste, l’allora ferrarista svicolò, mentre il suo movimento confluiva in Scelta civica, il raggruppamento creato, con analoghi intenti, da Mario Monti. Anche Fermare il declino mise insieme i candidati per le ultime politiche (con accenti ben più liberisti rispetto a tutti i casi finora citati: basterà ricordare Oscar Giannino) rivolgendosi a chi non era politicamente impegnato.
I precedenti, dunque, abbondano. Gli strumenti fatti propri da Passera ricordano quelli usati da Montezemolo: ricorso alla rete; preferenza data a persone fuori del giro partitico (senza rifiutare, però, l’arrivo di nomi anche conosciuti, con rilevante carriera politica alle spalle); ricerca di punti di riferimento il più possibile estesi sul territorio; programma molto ampio e affidato a gruppi di tecnici (talora si preferisce chiamarli team per rendere più raffinata la loro funzione). Mentre Montezemolo e Monti ci tenevano a collocarsi fuori dei recinti di partito, Passera insiste sul centro-destra. Non è casuale che il commento da lui compiuto sulle elezioni di domenica sia intitolato «Saremo noi a dare voce alla maggioranza silenziata», arieggiando volutamente l’antica «maggioranza silenziosa».
Si può star sicuri che una rete di aderenti «Italia unica» saprà metterla insieme. Esattamente come «Italia futura», come Scelta civica, come Fermare il declino. C’è un numero milionario (multi milionario, anzi) di italiani in cerca di approdo politico. Ovunque s’incontrano delusi dal Cav, da Beppe Grillo, da Matteo Renzi. È ovvio che chiunque agiti una bandiera per chiamare a raccolta gli insoddisfatti riesca a trovarne. Di qui ad affermarsi politicamente ed elettoralmente, però, la strada è incerta, lunga, densa di ostacoli. Oggi, lo scetticismo prima citato fa pensare che Passera possa riuscire a coagulare simpatie, ma in misura del tutto insufficiente a raggiungere il posto di numero uno nel centro-destra cui ambisce. Potrebbe doversi ridurre a guidare un nuovo movimento di piccole dimensioni. Il precedente di Montezemolo non è proprio di buon auspicio, per lui.
Cesare Maffi, ItaliaOggi 27/11/2014