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 2014  novembre 25 Martedì calendario

CORSIVI

Quando – per il caso Eternit – i vari giuristi avranno finito di farsi un sacco di seghe mentali e giurisprudenziali sulla prescrizione, forse si accorgeranno che esiste una questione politica e addirittura culturale. La sostanza è che nessun governo ha mai introdotto i delitti ambientali nel codice penale: certe porcate sono rimaste illeciti da contravvenzione, roba prescrivibile in quattro anni. Alla Camera c’è un pacchetto di misure approvato il 26 febbraio scorso (n. 1345) ma tanto per cambiare sta facendo la muffa al Senato, in attesa del parere delle commissioni Ambiente e Giustizia. E che cosa prevede il pacchetto, oltretutto? Il raddoppio dei tempi di prescrizione. Insomma, anche senza riformare tutte le prescrizioni del Paese (con cent’anni di dibattito) sarebbe bastato che il governo non facesse l’ennesimo annuncio senza costrutto. Certo, si può capire che il guardasigilli non abbia riformato tutta la prescrizione in venti minuti: ma per accontentare il ministro dell’Ambiente bastava muovere il culo. E lo scriviamo da destra, fazione da sempre aliena a una moderna sensibilità ecologica: anche perché era troppo impegnata a controbilanciare il catastrofismo regressista di chi, per lustri, ha requisito la questione ambientale per farne un movimentismo da gruppettari. Non che il resto della sinistra, intanto, abbia maturato tutta questa coscienza ecologica: col risultato che, oggi, su Eternit e dintorni, chi la dice giusta sono soltanto i Verdi e Legambiente. Che in Parlamento manco ci sono.