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 2014  novembre 25 Martedì calendario

PERISCOPIO


Dall’inizio della crisi, l’Italia ha perso un decimo del suo prodotto interno lordo. Piercarlo Padoan. Ministro dell’Economia.

(mfimage) Matteo Renzi scrive una lettera a la Repubblica. Alla sua età crede ancora nell’esistenza di Scalfari. Spinoza. Il Fatto.

Susanna Camusso: «Basta uova su Renzi! Ormai la frittata è fatta». Vignetta di Beppe Mora su il Fatto.

Laura Boldrini è implacabile: «L’economista americano Rifkin ha detto che il vento e il sole non ti mandano la bolletta a casa, eppure la rivoluzione dell’economia sostenibile, da noi, stenta a decollare». Vento nei capelli e colpi di sole: magnifico, finché si sta in spiaggia. Il Foglio.

«Lei alleva vacche nocive alla salute!», dice un cittadino: «Sì: ma a puro fine di lucro», si giustifica un contadino. Altan, Repubblica.

Il silenzio assenzio. Massimo Bucchi. il venerdì.

Modestamente mi sono fatto un fegato come quello di un’oca a mangiare in giro per circoli Pd, sedi Arci, osterie, mense e tavole calde. Facciamo una sfida. Lei mi dice il nome di un Comune e io le dico il nome del sindaco. Li conosco tutti, anche quelli di Forza Italia, Lega e M5s, che per forza sono pochi. Stefano Bonaccini, capolista Pd alle elezioni in Emilia-Romagna. Corsera.

Oggi chiunque disponga di una connessione internet ha accesso a una mole di informazioni superiore a quella di cui, solo vent’anni fa, avrebbe potuto disporre una capo di stato. Francesco Cundari. Il Foglio.

Ho visitato alcune carceri dove i corridoi sono così brutti che si chiamano «orridoi». Alessandro Bergonzoni. Il Fatto.

È balzana l’idea di addossare sulle bollette elettriche l’obbligo di far pagare il canone Rai anche a famiglie, cittadini, consumatori e utenti che non hanno la televisione, imponendo alle aziende elettriche l’ingrato compito di esattori. Si tratta di una barbarie nei confronti degli utenti. Imporre al cittadino l’onere di dimostrare di non avere televisori nella propria abitazione, pena l’addebito diretto in bolletta, appare un atto abnorme. Codacons e Federconsumatori. Agenzie.

Dice giustamente Ernesto Galli della Loggia che il premier italiano ha oggi un solo vero nemico: la realtà. Lui vive nella fiction che si è costruito a palazzo Chigi e nel suo partito contornato da festanti cheerleaders, e alcune di queste - le Eurocheerleaders - le ha mandate all’estero in modo da essere protetto dal coro un po’ stridulo ma gioioso anche quando passa in confini nazionali. Matteo passa le giornate a scattare selfie, a far imparare slogan e tweet alle ancelle, a litigare virtualmente con chiunque la pensi (non diversamente, semplicemente pensi, che è verbo ostico, antico). Gli farebbe bene un bagno nella realtà, che è fatta di pioggia, di fango, di fischi e ogni tanto di merda che può schizzare perfino sul tuo iPhone6. Franco Bechis. Libero.it.

Stavolta ha ragione Renzi a dire che la sinistra sta con i più deboli. Se esistesse. Jena. La Stampa.

Una delle stranezze di Dario Franceschini appena diventato segretario del Pd fu di maltrattare la storia del paese, mettendo sullo stesso piano, figure e fatti che nulla avevano da spartire. Nel suo primo discorso da segretario, azzardò un parallelo fra le due figure della Resistenza. Il primo era Arrigo Boldrini, il famoso Bulow, un comandante partigiano comunista. Il secondo era Benigno Zaccagnini, cattolico, democristiano che era stato presidente del Cln di Ravenna. Ma il parallelo non stava in piedi e rasentava il falso storico. Bulow aveva in programma di fare un’altra guerra civile. Da combattere per la conquista del potere in Italia, con lo scopo di fare, del nostro Paese, un satellite dell’Unione sovietica. Zaccagnini invece voleva una repubblica liberale, sia pure socialmente più giusta dell’Italia finita sotto il regime fascista. Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli.

Il mondo del calcio italiano avrebbe dovuto costruire nuovi stadi più piccoli e moderni, al posto dei catafalchi miliardari varati per il Mondiale del ’90 al solo scopo di rubarci sopra. Niente. Si sarebbe potuto risanare i bilanci attirando capitali dall’estero o puntando sull’azionariato popolare, come hanno fatto gli spagnoli. Nulla. Curzio Maltese. il venerdì.

Se il nazismo ci ha fatto imparare una cosa è che il paese più istruito della terra (la Germania) poteva aderire massicciamente alla politica più irrazionale e più atroce che l’umanità abbia conosciuto. Del resto nemmeno Bin Laden era un incolto e nemmeno i leader dell’Isis, e nemmeno quelli di Hamas ed è questo il più inquietante aspetto della vicenda umana: sapere che non sono purtroppo né la cultura, né la formazione che garantiscono, in ogni circostanza, dall’arretramento nella barbarie. Luc Ferry. Le Figaro.

Leggo i giornali e vedo il dramma della gente che non ha una casa. Chi la occupa senza rispettare le regole, chi ne avrebbe diritto e non gliela danno. Vedo una società in conflitto violento. Vedo famiglie che non tengono più e si spaccano come una volta non succedeva. Vedo che la disperazione ha preso il posto della fatica, magari della sofferenza, del sacrificio che pure c’erano: ma la disperazione è peggio. Vedo che è cresciuta l’enfasi sulla tragicità, complici anche i giornalisti, il che non aiuta. Giancarlo Majorino, poeta, Corsera.

Nella religione le azioni contano più delle parole. Non a caso Gesù proclamava: «Predicatelo sui tetti». Se domani tutti i cristiani italiani, invece di lamentarsi dei preti, della pioggia e dei politici, prima di pranzo, si segnassero nelle case come nei ristoranti, anche kebabbari e nei McDonald’s, ovunque, sai lo spettacolo, sai le conversioni, sai le grazie dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Camillo Langone. Il Foglio.

Con la storia della bonifica integrale, del Duce social-rivoluzionario e delle terre tolte ai ricchi e date ai poveri come Robin Hood, a noi un po’ di confusione tra destra e sinistra c’è sempre venuta, qui a Latina. Antonio Pennacchi. La Stampa.

Con la Russia non avevamo nessuna grana. Non ci avevano portato via neppur un bicchiere d’acqua. I piroscafi russi attraccavano a Genova. Mussolini fu travolto dalla sua fede in Hitler. Così l’Italia non dichiarò guerra alla Russia: la investì a fianco di Hitler, l’assassino. Luigi Serravalli, critico d’arte e scrittore, Diario.

Tutti invecchiano ma pochi sanno invecchiare. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 25/11/2014