Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 25 Martedì calendario

IL PIANO CINESE ANTISMOG: MILLE CENTRALI ATOMICHE

Mille centrali atomiche, o 50.000 parchi solari, o 500.000 turbine eoliche. Ma 1000 centrali nucleari, da iniziare a costruire già nel 2015 e da completare entro il 2030, secondo Xi Jinping sarebbero il modo più pratico per mantenere le promesse fatte all’Apec e l’accordo con Obama, per ridurre drasticamente le emissioni inquinanti. È un problema per l’intero pianeta, ma prima di tutto per gli stessi cinesi. Ad agosto, per esempio, uno studio realizzato dal Ministero della Protezione dell’Ambiente ha confermato in modo ufficiale che effettivamente 152 delle 161 città prese in esame non raggiungevano i valori di qualità dell’aria posti dal governo: sotto i 100 Pm 2.5 al metro cubo. Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità fisserebbe un limite di 25, mentre a Pechino e Shanghai la media giornaliera è di 200-300, con punte fino ai 900. Anche i due terzi dei fiumi sono inquinati, e 320 milioni di cinesi non hanno accesso a acqua pulita. Per questo ogni anno ci sono almeno 40.000 proteste di contenuto ambientalista e il governo ha lanciato un programma per la riduzione dello smog di un quarto attraverso misure come la circolazione a targhe alterne o a chiusura temporanea di alcune autostrade, attraverso un investimento da 30 miliardi di euro che però gli esperti giudicano largamente insufficiente. Il problema è che la Cina, primo consumatore mondiale di elettricità dopo il sorpasso sugli Stati Uniti nel 2011, ha le terze riserve mondiali di carbone, e dal carbone nel 2013 provenivano ben 801 dei 1247 gigawatt della sua matrice energetica. Altri 280 provenivano dall’idroelettrico: energia rinnovabile, ma soggetta a contestazioni di sostenibilità ecologica, in particolare per la polemica sulla Diga delle Tre Gole. Vi erano poi 91 GW di produzione eolica: dal 2010 Pechino è il primo produttore di energia eolica del mondo. 60 GW da altre fonti termiche, gas e biomasse. 18 Gw dal solare, con una produzione di pannelli che rappresenta il 63% del totale mondiale, e l’80% di quelli installati in Europa. E appena 15 Gw dal nucleare, che così viene ad avere un ruolo inferiore a ogni altra fonte rinnovabile anche presa isolatamente. Bisogna poi aggiungere un consumo di petrolio che è un terzo di tutto quello mondiale, sia pure non usato per la produzione di elettricità. Con Barack Obama, Xi si è impegnato entro il 2030 a portare la capacità rinnovabile al 20%, ma è uno sforzo il cui costo Bloomberg ha stimato in 2000 miliardi di dollari. Come si è ricordato la Cina ha già il record mondiale nell’eolico, e i suoi pannelli sono a loro volta fabbricati utilizzando energia da carbone, con un’impronta ecologica che uno studio della Northwestern University ha stimato in almeno il doppio rispetto a quelli di produzione europea. Insomma, a parità di risultati moltiplicare per 67 la capacità nucleare sarebbe molto più facile che moltiplicare per 30 quella solare o per 9 quella eolica. I DATI 2013 Secondo i dati del 2013, la Cina, primo consumatore mondiale di elettricità, ottiene dal carbone 801 dei 1247 gigawatt della sua produzione. Altri vengono 280 dall’idroelettrico e 91 GW dall’eolico: dal 2010 Pechino ne è il primo produttore al mondo. Sono invece 60 GW quelli da altre fonti termiche, gas e biomasse; e 18 Gw dal solare, con una produzione di pannelli che rappresenta il 63% del totale mondiale, e l’80% di quelli installati in Europa. Solo 15 Gw dal nucleare. LA DIGA DELLE TRE GOLE Il gigantesco impianto sul Fiume Azzurro inaugurato nel 2006 e completato nel 2009, che con la sua capacità da 84,7 gigawatt all’anno è il più grande del mondo, ha però comportato la distruzione di 1300 siti archeologici, il trasferimento entro il 2023 di oltre 5 milioni di persone e il rischio di estinzione per una quantità di specie animali e vegetali.