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 2014  novembre 06 Giovedì calendario

PER LA TV «2.0» MANCA IL DECOLLO

MILANO
Numeri in crescita, ma chi si aspettava per il 2014 la svolta della tv on demand in streaming, alla fine deve prendere atto che non è andata proprio così. Non è bastato l’arrivo sulla scena delle nuove offerte di big player come Mediaset (con Infinity) e di Sky (con Skyonline) e neanche lo sviluppo crescente di Chili Tv o Timvision.
Certo, che si tratti di dati in crescita è assodato e a dirlo sono innanzitutto i numeri disponibili su quello che dovrebbe essere il principale strumento di questo nuovo mercato: le "smart tv" connesse a internet. I numeri elaborati dallo studio Frasi su dati Auditel indicano un aumento da 330mila a 2,4 milioni nel numero di persone che hanno seguito la programmazione televisiva da una Tv connessa alla rete. Dall’Osservatorio New Media & New Internet del Politecnico di Milano arrivano altre cifre che vanno in questa direzione: secondo le ultime, stime le Tv connesse a internet a fine 2014 si attesteranno sui 5,9 milioni, con un aumento del 40% circa rispetto al 2013, ma – secondo vari studi – solo per il 35% effettivamente connessi a Internet.
Questo per quanto riguarda il versante "hardware", ma anche sul fronte dei ricavi generati attraverso le connected tv, dai 25 milioni del 2013 si dovrebbe salire ai 35 circa del 2014, con una crescita attesa del 40 per cento. Parliamo di ricavi derivanti da advertising (per un 10% del totale) e di business generato dalle offerte pay. Riguardo a queste ultime, le sole offerte Svod (quelle con sottoscrizione come Skyonline, Infinity di Mediaset o Timvision che però ha anche il "videostore" per i non abbonati) avrebbero raggiunto quota 31 milioni di euro, in crescita del 31% rispetto all’anno precedente.
«L’utilizzo di smart tv – spiega Marta Valsecchi, responsabile Osservatorio New Media e New Internet – è in crescita, grazie soprattutto a una crescente usabilità e a uno sforzo dei produttori nel far conoscere fin dal primo accesso l’esistenza degli Store di applicazioni per le Tv, ma i numeri assoluti rimangono limitati. Una delle cause è l’offerta di contenuti in abbonamento "datati", per via delle limitazioni imposte dalle finestre di distribuzione dei contenuti premium, dai diritti e dai relativi costi».
Dai player del settore non arrivano dati ufficiali, ma assumendo per buoni quelli del Politecnico (31 milioni di euro da sottoscrizioni pay) a un costo di sottoscrizione annuo di 120 euro (media di 10 euro al mese), si andrebbe di poco sopra ai 260mila sottoscrittori. Certo, a questo numero va aggiunto chi sfrutta l’abbonamento con il tablet o gli altri device che permettono di fruire delle offerte e gli utenti Tvod (quelli cioè che pagano per ciò che cedono, senza abbonamento, come per Chili Tv che dichiara di essere arrivata a 350mila clienti).
Ma i numeri non sono quelli di un boom. Ed è difficile che su questo non influisca anche la scarsa effettiva connessione delle smart tv. Per le quali comunque qualcosa si sta muovendo sul versante pubblicitario. Player come Smartclip infatti lavorano proprio per la raccolta specifica sul mezzo. «C’è interesse, è evidente, ma in Italia manca ancora la dovuta conoscenza del fenomeno smart tv», dice Luca di Cesare, managing director di Smartclip Italia. «Il discrimine al momento è dato dall’ingresso di Netflix. Nei mercati dove è entrato, lo ha fatto con un battage comunicativo che ha fatto la differenza».
La smart tv resta quindi ancora un oggetto abbastanza misterioso. «Questo in Italia, perché altrove la situazione è diversa», conferma Stefano Parisi, presidente e fondatore di Chili Tv che ha deciso di portare la propria offerta in Gran Bretagna, Germania, Austria e Polonia (Si veda Il Sole 24 Ore del 4 settembre). La società è stata scelta da Samsung insieme con Amazon, Netflix, Maxdome e Wuaki.tv per diffondere il suo nuovo standard di trasmissioni in ultra-alta definizione (Uhd). «Confidiamo che da qui possa venire una spinta», dice Parisi. Mediaset e Sky attendono di arrivare almeno all’anno di attività per tirare le prime somme, anche perché – è la posizione ribadita da entrambe le società – c’è un alto tasso di rotazione, non essendoci barriere alla cancellazione dell’abbonamento mensile. Soddisfazione viene espressa da Telecom per Timvision: «Stiamo ampliando i contenuti disponibili. Abbiamo anche siglato accordi importanti, come quello con Sky, per offrire ai nostri clienti contenuti sportivi di pregio. E le nostre scelte ci stanno dando ragione: nei primi dieci mesi di quest’anno abbiamo incrementato del 155% la visione di contenuti rispetto allo stesso periodo del 2013», afferma Daniela Biscarini, responsabile Multimedia entertainment di Telecom Italia.
Andrea Biondi, Il Sole 24 Ore 6/11/2014