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 2014  novembre 06 Giovedì calendario

LA VERITÀ È CHE NON C’E STATO UN ARGOMENTO FORTE CHE HA DECISO QUESTE ELEZIONI IN AMERICA, MA UN RIGURGITO CONTRO OBAMA, UN PRESIDENTE VISTO COME NON PARTICOLARMENTE COMPETENTE, UN PO’ LEGGERO, PASTICCIONE IN POLITICA ESTERA, DISTACCATO, INDECISO E CIRCONDATO DA UN GRUPPETTO DI FEDELISSIMI MA DEBOLI CONSIGLIERI. LA MAGGIORANZA DEGLI AMERICANI, COMPRESI TANTI DEMOCRATS CHE HANNO SPERATO DI TROVARE IN LUI UN VERO LEADER, SONO DELUSI


Il presidente degli Stati Uniti è stato bocciato in modo clamoroso martedì nell’Election Day americano, come succede spesso negli ultimi due anni ai presidenti al loro secondo mandato quadriennale. Ma questa per Obama è stata davvero una brutta batosta, specialmente il trionfo dei repubblicani che hanno preso il controllo del Senato.
Ora tutto il Congresso è nelle mani dei repubblicani e Obama è sostanzialmente un’«anatra zoppa». Avrà la vita dura per due anni, fino al momento in cui lascerà la Casa Bianca nel gennaio 2017. Con la conquista del Senato da parte dei repubblicani, il risultato delle mid-term elections è una autentica disfatta per Obama.
Barack è, sì, il primo presidente non bianco, e questo è un fatto storico. Ma tutta la speranza che ha sollevato è scomparsa. C’è «Obama-Fatigue», ovvero un sentimento collettivo di stanchezza e disinteresse per le iniziative del presidente, e di forte opposizione ad alcune politiche quali la sanità semi-universale nel pasticcio di ObamaCare o la delicatissima questione dell’immigrazione. La verità è che non c’e stato un argomento forte che ha deciso queste elezioni in America, ma un rigurgito contro un presidente visto come non particolarmente competente, un po’ leggero, pasticcione in politica estera, distaccato, indeciso e circondato da un gruppetto di fedelissimi ma deboli consiglieri. La maggioranza degli americani, compresi tanti democrats che hanno sperato di trovare in lui un vero leader, sono delusi. C’è un problema di personalità, una mancanza di empatia tra Obama e gli americani.
L’economia degli Stati Uniti, intanto, va piuttosto bene, con la creazione di milioni di nuovi posti di lavoro negli ultimi anni, una considerevole crescita del Prodotto interno lordo e un livello di disoccupazione oggi inferiore al sei per cento. Una grande parte della ripresa è dovuta alla politica della Federal Reserve, che solo ora, dopo anni passati a stampare moneta, sta per chiudere l’esperimento di Quantitative easing (Qe).
Per gli americani conta poco la politica estera, e non si profila nei prossimi due anni una gestione più coraggiosa delle grandi questioni del Medio Oriente o dell’Ucraina. Invece, le sorti dell’accordo commerciale tra Usa e Ue, pur in una situazione generale di impasse, potrebbero migliorare grazie al fatto che una delle bandiere repubblicane è il libero commercio.
Dove si sentirà la vittoria repubblicana sarà nel tentativo di smantellare l’ ObamaCare e di bloccare il budget in un altro braccio di ferro sul tetto del debito pubblico: sarà difficile immaginare qualsiasi nuova politica economica forte.
Due anni da «anatra zoppa». E un Congresso ostile. Certo, dopo questa sconfitta, l’unica certezza è che Obama finirà il suo mandato con qualche capello grigio in più.