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 2014  novembre 05 Mercoledì calendario

SU MARTE CI VADO DAVVERO!


Conegliano (Treviso), novembre

Arrivano i nostri. A cavallo di un’astronave. Perché la nuova frontiera si chiama Marte. Pietro Aliprandi, 24 anni, è uno dei 705 prescelti per la colonizzazione del Pianeta Rosso. Assieme ad altri dieci connazionali, ha superato le prime selezioni. Che hanno scremato il groppone di oltre 200 mila aspiranti astronauti globali. «Ho letto la notizia della spedizione Mars One su un blog di scienza e all’inizio ho pensato a uno scherzo», ammette Pietro, triestino, studente di Medicina pronto a laurearsi. E intenzionato a specializzarsi in Psichiatria. Impegni siderali permettendo. «Quando ho capito che si trattava di una cosa seria, ho risposto a un questionario sul loro sito, ho mandato una lettera privata con le motivazioni e ho inviato un videomessaggio. Il materiale è stato visionato da Norbert Kraft, un medico-psichiatra che lavorava per la Nasa. Devo averlo convinto. La capsula è in fase di progettazione; sarà simile alla navicella Orion della Nasa e sfrutta le tecnologie esistenti; atterrerà dopo un viaggio di 210 giorni. L’idea di andare nello spazio la cullo da quando ho l’età dalla ragione. Mia madre dice che fin da piccolo avevo uno sguardo “stellare”: ero sempre incantato a fissare il cielo. Da bambino facevo astronavi, non aeroplanini. Ho letto l’opera omnia di Jules Verne e Isaac Asimov. Ho visto e rivisto il ciclo di Guerre Stellari e la saga di Star Trek: Lo sbarco sulla Luna lo so a memoria...».
La missione, ideata nel 2011, ha un ideologo d’eccellenza: il premio Nobel per la fisica Gerard ‘t Hoof. Cofondatore e motore del progetto è l’imprenditore olandese Bas Lansdorp. L’obiettivo è la creazione di un nucleo abitativo permanente sul Pianeta Rosso. La spedizione dei 24-40 prescelti finali (di 24-40 nazionalità diverse) prevede un biglietto di sola andata. «Entro il 2015 verranno selezionati 6-10 gruppi di quattro persone, per un addestramento intensivo di 7-9 anni», riprende Pietro. «Nel deserto del Nevada, probabilmente. Dal 2018 cominceranno a essere inviati su Marte satelliti di telecomunicazioni, mezzi e risorse. Per accogliere, nel 2025, il primo equipaggio di quattro coloni: due coppie (rigorosamente uomo e donna), che avranno un nucleo abitativo di 100 metri quadrati cadauna. Di lì in poi, ogni due anni, dovrebbe arrivare un nuovo gruppo, costituito sempre da due coppie miste». La speranza è che nascano intese sentimentali, posto che la missione è popolare il pianeta. «Nei primi mesi bisognerà gestire l’avamposto. Faremo manutenzione. Poi ci occuperemo dell’espansione. Territoriale e demografica. Cercheremo risorse. Penseremo anche allo svago. Potremo leggere, guardare la tv, giocare. Ci sarà una palestra. Realizzeremo un parco, per le nostre passeggiate ad autonomia limitata nella rarefatta atmosfera marziana».
La spesa stimata del progetto, fino all’insediamento umano del 2025, è di 6 miliardi di dollari. Le successive spedizioni costeranno 4 miliardi ciascuna. «La prima campagna di raccolta fondi è andata benissimo», sottolinea Aliprandi. «La principale fonte di finanziamento verrà dai diritti televisivi sul reality che accompagnerà gli aspiranti colonizzatori, dall’addestramento all’insediamento». Pare che le regole dello show business valgano in tutto il sistema solare.

NON SI TORNA INDIETRO
«Non ho problemi a metterci la faccia. Il mondo dello spettacolo m’intriga. Ho scritto e diretto un film, genere fantasy. S’intitola Le Porte dell’Abisso. È uscito soltanto a Trieste e a Conegliano, il comune trevigiano dove risiede la mia famiglia». Gli interessi di Pietro sono tutti magicamente condensati nella missione in questione. «Confermo. Amo scalare pareti rocciose da tremila metri in su e sono uno speleologo provetto». Caratteristiche che lo aiuterebbero non poco, quando e se dovesse trovarsi dall’altra parte (anzi addirittura fuori) del mondo. In una landa rossa, dove claustrofobia e solitudine potrebbero devastare il sistema nervoso di qualunque comune mortale. «Non il mio. Perché io ho un ottimo rapporto con me stesso», aggiunge questo ragazzo, che mescola, abbastanza inconsapevolmente, (auto)ironia e afflato (quasi mistico). «Ci vorrà grande capacità di adattamento. Però non è che sulla Terra sia tutto rose e fiori. Stiamo vivivendo una crisi epocale. Lassù invece c’è la possibilità di aprire una Nuova Frontiera». Le maiuscole sono di chi scrive; il tono ispirato di Pietro le ha rese necessarie.
Tanto sincero entusiasmo non cancella la perplessità del cronista. Che è forse troppo ancorato alla sua Terra. E non riesce a capire come si possa accettare l’ipotesi di dire addio a tutto e a tutti. Ai parenti, agli amici, alla fidanzata. Al giornalaio, al barista, al campionato di calcio... «È una scelta irreversibile, salvo futuri sviluppi tecnologici. Ma ci saranno le videotelefonate». Il cronista storce il muso perplesso. «I miei genitori cominciano ad accettare l’idea. La mia ragazza? Argomento tabù. Però lei lo sapeva ... Quando ci siamo presentati, le ho detto: “Sono Pietro e voglio andare nello Spazio”». Il guaio è che lei, a quel punto, invece di scappare, si è innamorata. Si è innamorata di un Marziano.
Massimo Laganà