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 2014  novembre 05 Mercoledì calendario

TRENTA ANNI FA, INDIRA GANDHI VENIVA UCCISA DALLE SUE GUARDIE DEL CORPO SIKH. MA NESSUNO SE N’È RICORDATO. ERA STATA PRIMO MINISTRO PER SEDICI ANNI. NEL 1971 IL TIMES DI LONDRA LA DEFINÌ L’IMPERATRICE DELL’INDIA. IL SUO IMPATTO SUL SISTEMA POLITICO INDIANO È STATO SIA DISTRUTTIVO SIA COSTRUTTIVO

Il 31 ottobre era il trentesimo anniversario, ma nessuno se n’è ricordato. Trenta anni fa, Indira Gandhi veniva uccisa dalle sue guardie del corpo Sikh. Qualche mese prima, aveva ordinato all’esercito di attaccare il Tempio d’oro, il sancta sanctorum del sikhismo, dove si era rifugiato un terrorista che per anni la stessa Gandhi aveva finanziato e supportato, per biechi motivi politici.
Indira Gandhi era stata primo ministro per sedici anni. Nel 1971 il Times di Londra la definì l’imperatrice dell’India. Il suo impatto sul sistema politico indiano è stato sia distruttivo sia costruttivo. Da un lato, Indira Gandhi ha danneggiato irrimediabilmente le istituzioni democratiche. La sospensione della democrazia durante il regime dell’emergenza; l’estrema centralizzazione del potere nelle sue mani e in quelle dei suoi figli; il cinico sfruttamento dei conflitti etnici per motivi politici; la creazione e lo sfruttamento di un immenso sistema corruttivo che gravita attorno alla politica hanno lasciato delle cicatrici indelebili sulla più grande democrazia del mondo.
D’altra parte, e paradossalmente, Indira Gandhi ha dato un contributo fondamentale per la democratizzazione della società indiana.
Nel 1971 vinse le elezioni al grido di «aboliamo la povertà!». Era la prima volta che un primo ministro parlava direttamente alle masse di disperati indiani, che fino allora erano rimasti invischiati in rapporti semi-feudali che sostenevano il sistema politico, ma li rendeva attori passivi della democrazia indiana. Indira Gandhi gli disse che la democrazia, almeno in teoria, poteva essere dalla loro parte.
Non andò così, ma se oggi i poveri sono protagonisti nella vibrante e caotica democrazia indiana è anche grazie alla sua ex imperatrice.
University of London, La Stampa 5/11/2014