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 2014  novembre 04 Martedì calendario

SUICIDIO O ULTIMO VIAGGIO IN SVIZZERA COSÌ GLI ITALIANI SFUGGONO AI DIVIETI

Chiamatela scelta di fine vita, eutanasia legale, o anche suicidio assistito o dolce morte. In Italia semplicemente non esiste. Non esiste nelle aule parlamentari, né in alcun tipo di documento, luogo o situazione ufficiale.
Esiste, però, eccome. Secondo l’Istat ogni anno un migliaio di italiani vorrebbero scegliere di morire quando credono. E secondo il Rapporto Italia dell’Eurispes il 64,6% degli italiani si dichiara favorevoli all’eutanasia e il 77,3% si dichiara favorevole al testamento biologico.
Gli italiani hanno le idee chiare. In 50 negli ultimi tre anni sono riusciti ad andare in Svizzera e chiudere senza troppi clamori e con dignità la propria vita. In attesa ci sono altri 27 italiani, di cui 11 giovani sotto i 30 anni affetti da malattie psichiche molto gravi certificate da medici psichiatri, come spiega Emilio Coveri, presidente di Exit Italia all’Adnkronos.
E tutti gli altri? Si arrangiano come possono e, trattandosi di voler porre fine alla propria vita, farlo arrangiandosi è davvero orribile.
In sette mesi, da marzo ad ottobre, «più di 500 malati, non potendo ottenere l’eutanasia, si sono suicidati ed almeno altrettanti hanno tentato di farlo, mentre più di diecimila malati terminali, nei reparti di rianimazione, sono morti con l’aiuto attivo di medici pietosi e coraggiosi, che rischiano fino a 14 anni di carcere per aiuto al suicidio», spiega Carlo Troilo dell’associazione Luca Coscioni.
Alcuni di questi suicidi diventano fatti di cronaca e accendono anche un minimo dibattito, ma soltanto quando a compiere gesti così estremi sono grandi artisti ed intellettuali come è accaduto con i suicidi di Mario Monicelli, Carlo Lizzani e Franco Lucentini.
Tutti gli altri rimangono avvolti nel silenzio più totale spesso aiutato dalla complicità tra famiglie e medici.
Volendo esprimere sotto forma di classifica questo dramma, si può ricordare che l’Italia è al 26mo posto su 36 Paesi per quel che riguarda i diritti di fine vita secondo il World Congress for Freedom of Research.
E la politica per il momento resta a guardare. Ci sono stati due richiami del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Camera e Senato chiedendo di affrontare il tema. Ma si contano sulle dita di due mani i politici che hanno provato a fare qualcosa. Sono state presentate tre proposte di legge per la legalizzazione dell’eutanasia e una legge di iniziativa popolare. Le tre proposte sono state presentate a partire dall’ottobre scorso alla Camera da Titti di Salvo di Sel, e al Senato da Luigi Manconi del Pd e Francesco Palermo del gruppo delle Autonomie. La legge di iniziativa popolare, invece, è stata promossa dall’associazione Luca Coscioni.
Tutto qui. Iniziative e proposte sono state depositate e messe da parte, come denuncia Matteo Mainardi, coordinatore della campagna Eutanasia Legale. L’associazione Luca Coscioni ha scritto una lettera alla presidente della Camera Laura Boldrini per chiederle di mantenere le promesse e di prevedere delle date per la discussione della legge di iniziativa popolare. «La speranza a questo punto è che almeno il regolamento venga modificato e si decida di porre una scadenza temporale alla discussione delle leggi di iniziativa popolare». Per evitare che le richieste di una larga fetta di italiani finiscano nel nulla.
Flavia Amabile, La Stampa 4/11/2014