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 2014  novembre 04 Martedì calendario

RENZI È L’EREDE DI BLAIR MA NEL PD NON SI DICE

Trenta o quaranta anni fa emerse una nuova categoria politica: i Lib-Lab. Erano i pragmatici del tempo, che cercavano di mettere insieme gli orientamenti culturali dei liberali e dei socialisti riformisti. Qualche anno dopo Margaret Thatcher lasciò il testimone di Downing street nelle mani di Tony Blair, che non modificò in modo sostanziale le scelte di politica economica compiute dalla lady di ferro. Matteo Renzi ispira la sua linea alla stessa formula (secondo alcuni è più Lib che Lab, e questo spiega la dura contestazione, che potrebbe sfociare in una scissione, che gli viene mossa dalla sinistra del Pd). Una differenza epocale rispetto alla Gran Bretagna degli anni Ottanta è che in Italia non c’è stato un passaggio morbido dalla destra alla sinistra. Perché la rivoluzione liberale promessa nel 1994 da Berlusconi non ha mai visto la luce, e Renzi ha preso il potere dopo Monti e dopo Letta. E questo spiega il metodo scelto dall’ex sindaco di Firenze per approdare a Palazzo Chigi. Lui ha vinto le primarie del Pd con la rottamazione del vecchio gruppo dirigente del suo partito. Era indispensabile uno strappo netto rispetto al passato per cercare di adottare ricette Lib-Lab con l’obiettivo di riformare profondamente un Paese rimasto indietro di decenni. Nel giro di pochi mesi, Renzi ha liquidato il comunismo e il veterocomunismo. Ha sepolto la lotta di classe (imprenditori e lavoratori sono sulla stessa barca). Ha cercato di grattare le vecchie scorie ideologiche che avevano condannato la sinistra italiana al ruolo di perdente compulsiva. E ha spalancato le finestre del Pd per immettervi aria nuova. Non è un compito facile, e questo spiega le trappole che gli avversari disseminano sul suo percorso. Sta anche commettendo errori (giustificati dalla fretta con la quale si è imposto di dare una svolta all’Italia). Ma, senza fretta, non si colmerà mai il divario che ci divide dagli altri Paesi dell’Europa. Abbiamo leggi vecchie, regole arcaiche, pregiudizi complicati da superare. Le attenuanti per Renzi sono di gran lunga superiori alle aggravanti. I detrattori lo definiscono emulo della Thatcher (il paragone con Blair non viene evocato, perché sarebbe un autogol per i critici di sinistra).
Massimo Tosti, ItaliaOggi 4/11/2014