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 2014  novembre 04 Martedì calendario

L’ANSIA CREATRICE E LA MORTE PRECOCE DI SCHUBERT IN UN LIBRO DI SANDRO CAPPELLETTO. SE NE ANDÒ IL 19 NOVEMBRE 1828 «ERA PASSATO APPENA UN ANNO E MEZZO DA QUELLA DI BEETHOVEN; E COLLA MORTE DI BEETHOVEN FRANZ PROVÒ UN IMMENSO DOLORE MA SI TOLSE DALLO STOMACO UN ANCOR MAGGIORE PESO. FU PRIVATO DELLA REMORA CHE, PER TROPPA LUNGIMIRANZA, GL’IMPEDIVA DI ACCEDERE ALLO STILE EROICO E SUBLIME, PUR TOCCATO SE NON SISTEMATICAMENTE»


La enormi tragedie della storia della musica sono la morte precocissima di Pergolesi e Bellini e quella, a quarantatré anni, del cardinale Rodolfo d’Asburgo, l’amico di Beethoven, un mecenate che per intelligenza, cultura e generosità può esser paragonato solo al settecentesco cardinale Pietro Ottoboni. Ma la tragedia somma è la morte di Franz Schubert, avvenuta il 19 novembre 1828. Schubert aveva dato impareggiabilmente; ma, a differenza di Mozart, non ancora nella misura che dal Creatore gli era stata concessa e poi, atrocemente, revocata. Solo Agostino il Filosofo potrebbe spiegarci perché il Creatore ha voluto così. Quando la morte giunse era passato appena un anno e mezzo da quella di Beethoven; e qui risiede una spiegazione della fioritura, immensa e tale che nella storia di tutte le arti non v’è alcuna possibilità di paragone. Colla morte di Beethoven Franz provò un immenso dolore ma si tolse dallo stomaco, a voler essere brutali, un ancor maggiore peso. Fu privato della remora che, per troppa lungimiranza, gl’impediva di accedere allo stile eroico e sublime, pur toccato se non sistematicamente. Nell’ultimo anno egli compone opere che rivoluzionano la forma musicale (le Sonate pianistiche e il Quintetto) e altre che rappresentano nuove possibilità nell’interpretare il testo della Messa, dopo il culmine della Solemnis di Beethoven.
Sandro Cappelletto scrive un bellissimo libro proprio su questo tema: Da straniero inizio il cammino – Schubert, l’ultimo anno (Biella, Accademia Perosi editore, pp. 240, e 24). Egli parte, con una trascinante analisi, dall’unico concerto dedicato solo a sue composizioni che Schubert nella vita ottenne, nel marzo del 1828; e poi descrive la febbrile ebbrezza creativa e i miracoli prodotti grazie a essa, molti dei quali eseguiti tanti anni dopo la morte del Maestro. L’autore conosce mirabilmente la biografia, le fonti e l’ambiente sociale e artistico nel quale il dramma finale si svolge.
Resta una vera e propria crux : quanto era consapevole Schubert che fosse per morire in breve spazio? E quanto, un’eventuale consapevolezza, incide sull’ansia creatrice? Un fatto è che Schubert era scisso tra ottimismo e nichilismo; e certe sue opere estreme, come il ciclo di Lieder Il viaggio d’inverno , sono una potentissima affermazione di nichilismo. Ma nei capolavori dell’ultimo anno io vedo un ottimismo eroico e addirittura volontà di potenza. Faccio un esempio a pro dell’ottimismo e uno a pro del nichilismo. L’ultima opera importante di Franz, dell’ottobre, è il grandioso Offertorio Intende voci orationis meae ; ma l’ Agnus Dei della Sesta Messa si basa su di un tema ch’egli adopera anche a base dell’atroce Lied Der Doppelgänger , ossia Il sosia : il che in altri anni m’indusse a sostenere l’erronea tesi che Schubert intendesse sostenere che l’Agnello di Dio è solo un sosia.
Nella prospettiva sono dunque diviso da Cappelletto; ma non pretendo di aver ragione. Onde auguro al libro il maggior numero possibile di lettori affinché ciascuno si faccia la sua idea.