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 2014  ottobre 29 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA GUERRA CIVILE DEL PD


REPUBBLICA.IT
ROMA - Non vuole far cadere il governo, dice. Ma vuole che il governo cambi rotta su legge di Stabilità e riforma del lavoro in primis (e guai a chiamarla jobs act perché la delega di Matteo Renzi "non ha niente a che vedere con il piano varato negli Usa dal presidente Barack Obama").
Nel mezzo di una giornata carica di forti tensioni sindacali e nel pieno - ancora, dopo quattro giorni - delle polemiche sulle due piazze che dividono il Pd e la sinistra, il deputato della minoranza dem, Stefano Fassina, respinge le ipotesi di scissione interna al partito ("sono nel Pd e ci rimango", scandisce, come a ribadire che lui non abboccherà all’amo di chi insiste per la nascita di una nuova formazione politica che poi dovrà necessariamente contarsi e misurare la propria forza) e lancia un appello anche al ’suo’ premier e segretario: basta polemiche, basta poteri forti, Sergio Marchionne e gettoni negli iPhone... (cioè i botta e risposta al vetriolo di queste ore) torniamo a dialogare nel merito. Ma è sugli scontri di oggi a Roma e sui tre operai feriti della Ast di Terni che la stoccata arriva mirata: "Quel che è successo è gravissimo, il governo venga a riferire in aula".
GUARDA Il videoforum integrale
Al videoforum di Repubblica Tv, Fassina risponde alle domande dei lettori e parla di occupazione, di manovra, di votare o meno una eventuale fiducia al governo su entrambi i temi (in otto mesi lo si è fatto già 24 volte), di Leopolda, di gestione del Pd e di fiscal compact.
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Lavoro. "Senza cambiamenti radicali, la delega al lavoro" già approvata al Senato e che ora dovrà approdare alla Camera "non va bene. Se cediamo oggi sul diritto del lavoro, con un Pd che ha preso il 40% dei voti alle europee, lo facciamo per una scelta politica. Invece dobbiamo essere coerenti con il mandato ricevuto. Nessuno di noi vuole far cadere il governo. Il mio impegno è per cambiare l’agenda, le misure che si fanno, non per cambiare il governo. La rotta che stiamo seguendo non funziona. L’anno prossimo non porterà, purtroppo, un miglioramento delle condizioni economiche. Io vorrei che il governo Renzi mietesse successi con un cambiamento di rotta".
Legge di Stabilità. "Noi stiamo lavorando affinché vengano esplicitate in modo netto le tipologie di contratto da eliminare. Vogliamo risorse aggiuntive per gli ammortizzatori sociali da destinare ai precari: soltanto per la cassa integrazione in deroga nel 2015 ci sono meno soldi rispetto al 2014. Vogliamo che chi viene licenziato senza motivo possa essere reintegrato. Vogliamo evitare i demansionamenti, e migliorare quel che c’è da migliorare. I tagli fatti sono insostenibili. Bisogna far ripartire le piccole opere, vogliamo modificare il bonus di 80 euro alle mamme perché darlo a chi ha 90mila euro di reddito non ha senso. Vogliamo rivedere la tassazione, aumentata, sul Tfr in busta paga". E poi: "La delega lavoro io non la chiamo jobs act perché non ha niente a che vedere con il jobs act di Obama" (video).
Ast Terni, operai feriti. "Grande preoccupazione" per gli scontri odierni in cui sono rimasti feriti tre operai delle Acciaierie di Terni, "quello che è successo è gravissimo, solidarietà ai lavoratori che oggi erano a Roma, che stanno conducendo una battaglia durissima per difendere un pezzo del manifatturiero italiano. Su quanto accaduto il governo venga a riferire in aula. In piazza oggi non c’erano estremisti né provocatori, ma lavoratori, e noi dobbiamo rispondere con la politica industriale, non con la polizia. Si sta invece creando un clima di contrapposizione tra istituzioni e piazze che non va bene. Le piazze esistono perché le persone hanno grandi problemi, le istituzioni non devono fare finta di non capire, ma devono dare risposte".
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Renzi "disinvolto". "La piazza di sabato della Cgil - prosegue Fassina, che ha partecipato alla manifestazione a San Giovanni - è in continuità con quella di oggi della Ast di Terni. Non ho capito l’atteggiamento così disinvolto del premier sui gettoni nell’iPhone. Alcuni di noi sono andati perché là ci sono le ragioni di fondo del Pd. Ci siamo andati con disagio" visto che il Pd è il partito di maggioranza che sta al governo, "ma questa contraddizione non ci può portare a rimanere chiusi nel Palazzo quando ci sono milioni di persone che esprimono domande vere".
Leopolda e Pd. "Se si sente l’esigenza di fare un’assemblea - sottolinea Fassina -, la Leopolda, senza simboli del Pd, considero il Partito democratico come uno spazio politico, dobbiamo costruire questo soggetto politico, rivedere le regole".
Scissione interna. E la scissione? "Non è inevitabile, il nostro spazio è il Pd, il nostro compito è quello di contribuire a correggere un’agenda che va migliorata. Confermo che sono nel Pd e nel Pd voglio rimanere. Coloro che oggi invocano la disciplina del partito ad aprile 2013 non solo non votarono i candidati espressi dal partito per il presidente della Repubblica, ma si attivarono per fare campagne contro".
Fiscal compact. Incalzato da una domanda sulle contraddizioni tra fiscal compact e referendum legato al pareggio di bilancio, il parlamentare risponde: "Quando si approvò il primo non ero in parlamento, e ci fu un pezzo del Pd che chiese le mie dimissioni da responsabile Economico del partito perché nel merito della questione assunsi posizioni molto critiche. Credo che il Pd sbagliò ad appoggiare in modo così passivo il governo Monti, abbiamo pagato un prezzo elettorale altissimo per la subalternità dimostrata in quel frangente. Noi avremmo dovuto staccare la spina a Monti prima di Berlusconi, ora vorrei evitare che lo scenario si ripetesse: mi interessa cambiare rotta".
L’appello. Dopo la lite tra Susanna Camusso e Pina Picierno, Fassina lancia poi un appello "con tutta la serietà e la passione di cui sono capace. Lasciamo stare l’iPhone, Marchionne, le polemiche. Stiamo al merito, sennò perdiamo tutti. Queste forze devono cooperare affinché si risolvano i problemi. In un clima di contrapposizione non riusciamo a dare risposte".

SCONTRO CAMUSSO-PICIERNO
ROMA - "Renzi è a Palazzo Chigi per volere dei poteri forti". Fa discutere l’intervista di oggi a Repubblica di Susanna Camusso. A convincerla, spiega, è una dichiarazione di Sergio Marchionne del 2 ottobre scorso, in cui l’amministratore delegato della Fiat parla del mercato del lavoro e della necessità di "togliere i rottami dai binari", precisando: "L’abbiamo messo là per quella quella ragione lì". "Vede quella dichiarazione - sostiene il segretario generale della Cgil - non è mai stata smentita. A me colpisce molto che un cittadino svizzero che ha spostato le sedi legale e fiscale della Fiat all’estero possa dire: l’abbiamo messo là, e che lo possa fare senza suscitare alcuna reazione".
L’INTERVISTA - Camusso: "Renzi è a Palazzo Chigi per volere dei poteri forti, lo ha ammesso Marchionne"
"Il governo copia Confindustria". Questo, continua Camusso nell’intervista, "spiega l’attenzione del governo nei confronti dei grandi soggetti portatori di interessi particolari". "Quelle parole di Marchionne - precisa - illustrano meglio di qualunque altro ragionamento perché questo governo non ha alcuna disponibilità a confrontarsi con chi, come i sindacati, rappresenta interessi generali non corporativi". "Il governo - aggiunge Camusso - copia le proposte delle grandi imprese di Confindustria". E ancora: "Constato che per come è la norma dell’Irap favorirà prevalentemente le grandi imprese riducendo i loro costi. Ma non avrà nessun effetto sull’occupazione".
Picierno: "Parole che turbano". Subito sono arrivate repliche dal Partito Democratico. In primis, quella del presidente del Pd, Matteo Orfini, che su Twitter ha scritto: "Cara Susanna Camusso, Matteo Renzi a Palazzo Chigi lo ha messo il Pd, decidendolo in direzione. E non ricordo festeggiamenti dei ’poteri forti’". Mentre l’eurodeputata, di area renziana, Pina Picierno ha risposto (VIDEO) in maniera molto più dura, ad Agorà, su Rai3: "Sono rimasta molto turbata dalle parole di Camusso che dice oggi che Renzi è al governo per i poteri forti. Potrei ricordare che la Camusso è eletta con tessere false o che la piazza di sabato scorso (contro Jobs Act e abolizione dell’articolo 18, ndr) è stata riempita con pullman pagati, ma non lo farò".
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Mineo: "Pesci in faccia". In tarda mattinata, è arrivata anche la replica del senatore democratico, Corradino Mineo, tra i più critici di alcuni provvedimenti del governo Renzi, come la riforma costituzionale: "Ormai siamo ai pesci in faccia! Pina Picierno a Susanna Camusso ’eletta con tessere false’ e usi ’pullman pagati’. Così mai neppure Sacconi".
La Cgil: "Indignati". "Siamo indignati per le parole dell’eurodeputata del Pd, Pina Picierno", è la replica della Cgil in un comunicato. "Potremmo dire che l’onorevole Picierno dice delle falsità e delle sciocchezze, forse figlie di una fase di nervosismo e di tensioni, essendo il tesseramento della Cgil certificato. Potremmo dire che non ha argomenti di merito e poco rispetto per le centinaia di migliaia di persone che, con grande voglia di partecipazione, hanno dato vita alla straordinaria manifestazione di sabato scorso. Potremmo, ad esempio, parlare delle primarie in Campania. Potremmo dire tutto questo e altro ancora ma, come si usa adesso, non lo faremo".
La retromarcia di Picierno. Successivamente, Pina Picierno ha ammorbidito le sue dichiarazioni: "Non era mia intenzione lanciare accuse. Se le mie affermazioni hanno dato questa impressione, mi dispiace", si legge in una nota ufficiale. "Rispetto il sindacato e il popolo della piazza, ma altrettanto rispetto chiedo nei confronti di chi pensa che la sinistra sia cambiamento e riforme e anche nei confronti dell’attuale governo a cui è stata data la fiducia dal Parlamento. E non certo dai ’poteri forti’".
Roma, Cgil in piazza: il fotoracconto
Guerini: "Ora tutti abbassino i toni". Il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, ha provato a spegnere le polemiche: "Siamo sicuri che Pina Picierno non voleva offendere nessuno, può capitare nel corso di dibattiti accesi, di dire parole eccessive. Noi abbiamo grande rispetto per un importante realtà sindacale come la Cgil e per le persone che manifestano in piazza le loro opinioni. Dopo di che invitiamo tutti alla misura delle parole e così come noi rispettiamo e riconosciamo i processi decisionali altrui, allo stesso tempo chiediamo uguale rispetto per il percorso democratico degli organismi del nostro partito. Anche evocare i ’poteri forti’ è eccessivo, e in questo caso sicuramente sbagliato".
Richetti: "Entrambe ridicole". "Le polemiche tra la Camusso e la Picierno? Trovo ridicole entrambe, da pezzi dirigenti di questo Paese non stanno facendo bene all’Italia. La Camusso fa bene a manifestare se le cose non gli vanno bene ma Renzi è un premier votato dal parlamento, come prevede la Costituzione". A dirlo è Matteo Richetti, deputato Pd, oggi a Un Giorno da Pecora.

ELEZIONI PER IL SGRETARIO REGIONALE DEL PD IN CAMPANIA 16 FEBBRAIO 2014
CI sarà anche un osservatore di rilievo. Meglio non correre rischi, ha pensato Renzi fra un totoministri e l’altro. Le primarie campane avevano già sollevato a Roma quel lieve fastidio che la commissione di garanzia aveva tradotto usando il termine "consuetudine", per dire delle irregolarità procedurali in sede di presentazione delle liste. E ora da via del Nazareno arriva un controllore di prima scelta, Stefano Bonaccini. È l’uomo delle missioni difficili, quello che è andato a prendersi i fischi anche al congresso di Sel. È anche il responsabile nazionale degli enti locali. Insomma Renzi allunga il suo occhio più accreditato sul voto campano, scegliendo Bonaccini come delegato nazionale alla consultazione odierna.
Bonaccini arriverà in mattinata. Avrà di che occuparsi, visto che tutti i candidati segnalano irregolarità. Michele Grimaldi è stato il primo a sospettare dello scarso battage fatto dal partito stesso all’evento. Assunta Tartaglione, additata da Grimaldi come possibile beneficiaria di questo silenzio, è partita in contropiede denunciando lei la possibilità di brogli. Ieri l’allarme è stato ulteriormente attivato da Vaccaro: "Ci sono Comuni in cui le richieste di iscrizione già scavalcano del 20 per cento circa il totale di coloro che votarono due mesi fa". Della sua lista nera fanno parte Portici, Pozzuoli, Melito, Bacoli, Casoria. "E non oso pensare cosa stia accadendo a Salerno", aggiunge Vaccaro, con riferimento al caso del voto provinciale a Salerno, che portò anche alla apertura di una indagine in Procura. "Temo che anche stavolta riflette Vaccaro il voto di Napoli e di Salerno ci porterà sui giornali".
Si rischia così un clima non proprio festoso oggi presso i seggi allestiti in Campania, 640 in tutto, di cui 157 in provincia di Napoli e 43 solo nel capoluogo. È praticamente lo stesso numero di due mesi fa, quando il popolo pd fu convocato per l’investitura di Renzi a leader nazionale. Del resto questo voto regionale è appendice naturale di quella consultazione. Difficile però che possa copiarne anche gli esiti in termini di partecipazione: l’8 dicembre votarono poco più di 193mila campani, quasi centomila in meno di coloro che erano andati alle urne nel 2009.
Quest’ultimo è l’unico riferimento storico possibile. In quella occasione si votò per la prima volta con le primarie anche il segretario regionale, ma la consultazione fu contestuale a quella nazionale. La Campania promosse Pierluigi Bersani, col 60,5 per cento dei voti, alla guida del partito nazionale e Enzo Amendola, che sfiorò il 70 per cento, alla testa di quello regionale. Oggi però si vota solo per il regionale e le attese sono più contenute, nonostante i tre protagonisti non si siano risparmiati spunti, proposte e anche scontri personali abbastanza accesi. La linea che separa la soddisfazione dal flop si attesta intorno ai 100mila votanti.
L’altra cifra chiave è ovviamente quella del 50 per cento. É la soglia che bisogna superare stasera per esser eletti subito. In caso contrario il regolamento prevede che entro dieci giorni siano
convocati i 243 eletti all’assemblea regionale e che, all’interno di questa assemblea, si svolga un ballottaggio fra i due aspiranti segretari più votati. Si vota oggi dalle 8 alle 20. L’elenco dei seggi è pubblicato sulla pagina Facebook del Pd Campania e sul sito www.pdcampania.it.