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 2014  ottobre 29 Mercoledì calendario

DOLCE E GABBANA DOPO L’ASSOLUZIONE RESTITUISCONO L’AMBROGINO DEL 2009. GLI STILISTI IN POLEMICA CON L’ASSESSORE D’ALFONSO, CHE NON VOLEVA CONCEDERE SPAZI «A PERSONAGGI CONDANNATI PER FATTI ODIOSI COME L’EVASIONE». «LO RENDEREMO COME DA LORO RICHIESTA!»


Più di un anno fa, Stefano Gabbana l’aveva promesso. «Restituiremo l’Ambrogino d’Oro ricevuto nel 2009, ma rotto a metà perché ce ne diedero uno solo», disse su Twitter l’estate scorsa, scatenando una violenta reazione dei fan contro Palazzo Marino. Il motivo? Una dichiarazione a microfoni spenti dell’assessore al Commercio, Franco D’Alfonso, sull’opportunità di concedere spazi «a personaggi condannati per fatti odiosi come l’evasione». Lo stilista di Dolce&Gabbana ha confermato tutto ieri, dopo l’assoluzione di venerdì in Cassazione: «Lo renderemo come da loro richiesta!».
L’unica reazione di palazzo all’annuncio di Gabbana arriva dal presidente del Consiglio comunale, Basilio Rizzo, storico politico milanese, il solo a schierarsi con D’Alfonso un anno fa, nonché colui che al momento delle indagini, nel 2010, presentò una mozione per la revoca dell’onoreficenza. «Sarebbe solo un atto di arroganza verso Milano: avrebbero dovuto restituirlo allora, gliel’avremmo riconsegnato con il capo cosparso di cenere».
Si riavvolga il nastro. L’antefatto è la sentenza del Tribunale di Milano del 19 giugno 2013 con l’accusa di «omessa dichiarazione dei redditi»: condanna in primo grado per la maxi-operazione del 2004 con cui i due cedettero marchi del loro impero alla società Gado, in Lussemburgo. «Esterovestizione», fu l’accusa all’origine delle parole off record dell’assessore D’Alfonso. Apriti cielo. Gabbana si alzò, lesse la rassegna stampa, accese lo smartphone e riportò il suo pensiero su Twitter in maniera piuttosto eloquente: «Comune di Milano Fate schifo!!!», «Fate schifo e pietà!!!»; «Vergognatevi!!!». Tre punti esclamativi a sancire l’inizio della loro personale «guerra» contro il Comune. Ora l’Ambrogino verrà restituito, assicurano, allegando il link a un articolo sui candidati ai riconoscimenti del 7 dicembre.
Proprio come un anno fa, tanto è bastato per far impazzire la Rete. Molti interventi pro stilisti («Fate bene», «Coerenti», «Ormai l’Ambrogino vale quanto la Coppa del nonno»), pochi contro, forse memori di quegli insulti a sfondo sessuale che Gabbana riservò a una ragazzina, colpevole di aver detto: «Fate più schifo voi che siete ricchi ma evadete le tasse».
D’Alfonso, che ieri non ha rilasciato dichiarazioni al Corriere , all’epoca rettificò: «La frase è stata estrapolata, ho rispetto del principio di presunzione d’innocenza». Alla fine, ci pensò Pisapia a gettare acqua sul fuoco definendo «improvvida» l’uscita. Ma l’ira di D&G non si placò. Dopo le polemiche, per tre giorni, nove negozi del marchio scioperarono, tra cui quello di via della Spiga con un cartello multilingue sulle vetrine: «Chiuso per indignazione».