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 2014  ottobre 29 Mercoledì calendario

LANG LANG, LA ROCKSTAR DEL PIANOFORTE ORA IN TOUR IN ITALIA: «SUONERÒ A LAMPEDUSA, SPERO DI DARE CONFORTO. LA MUSICA PUÒ FARE MOLTO PER LE RELAZIONI FRA GLI UOMINI, PER QUESTO HO ACCETTATO LA CARICA DI AMBASCIATORE DELL’EXPO»

[Intervista] –
Prima di parlare con Lang Lang del suo Grand Tour italiano, chiedo al musicista che più di chiunque altro sta facendo da ponte fra Oriente e Occidente che ne pensi del mandarino di Mark Zuckerberg. Il fondatore di Facebook è andato a parlare con gli studenti della Tsingua University di Pechino e lo ha fatto nella lingua locale. Ma quant’era buono il suo cinese, Lang? «Mi dispiace, non so dirle, l’ho saputo ma il video non l’ho ancora visto. Di certo l’avrà imparato dalla moglie, Priscilla Chen. E di certo una fidanzata che arriva dall’altra parte del mondo è il modo migliore per studiare una lingua». Anche lui, il dragone cinese trentaduenne che vende milioni di dischi (e l’ultimo è un tutto Mozart con i Wiener Philharmoniker e il venerabile Nikolaus Harnoncourt) vive sui social network, soprattutto Twitter e Sina Weibo, il Facebook cinese. Ma se segui i suoi account rischi di perdere la testa. Eccolo con Psy, quello del Gangnam Style, all’inaugurazione dei Giochi d’Asia; e con Sting alle Nazioni Unite, con i Metallica ai Grammy, e con Helen Mirren e Herbie Hancock e Ban Ki-moon. Eccolo soprattutto con pianisti ragazzi e bambini, per le Masterclass promosse dalla Fondazione che porta il suo nome. In questo vertiginoso tourbillon, Lang tra poco sarà un po’ di più italiano. Concerti tutti trasmessi in diretta su Rai5 e Radio3, e con un documentario Rai che lo seguirà dappertutto. Debutto martedì a Torino per la stagione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai, poi il 21 novembre all’Auditorium di Roma per la stagione di Santa Cecilia. Nel 2015, il 4 maggio Lang Lang sarà all’Opera di Firenze e il 30 giugno agli Arcimboldi di Milano. Infine un appuntamento specialissimo, come Ambasciatore di Pace dell’Onu, a Lampedusa.
Che ne sa Lang Lang di Lampedusa?
«So che è un posto pieno di problemi, dove arrivano i migranti africani. Quello che spero è di dare qualche conforto, di rendere la situazione un po’ più sopportabile. La musica può fare moltissimo per le relazioni fra gli uomini. È anche per questo che ho accettato con orgoglio la carica di ambasciatore ufficiale dell’Expo. La ricerca della pace arriva dal dialogo, dalla cultura e dall’educazione. Di recente, all’Onu, ho avuto la gioia di suonare con 80 bambini. E sempre al Palazzo di vetro, l’anno scorso, ho conosciuto l’incredibile Malala, un modello di ruolo prezioso per le ragazze mediorientali che possono cominciare a credere in se stesse e nel futuro».
A proposito di educazione: a Torino lei terrà una masterclass con gli studenti del Conservatorio. Si sa tutto della sua infanzia disciplinatissima, regolata da un padre molto severo. Con gli studenti sceglie metodi così drastici o è un po’ più soft?
«Bisogna distinguere. Se si fa esercizio non ci sono sconti per nessuno, bisogna lavorare sodo e per molte ore. Ma la comprensione della musica è fatta di tanti momenti. Quando si tratta di trovare il senso, il carattere dei brani che si studiano entra in campo la creatività. Ogni studente ha una personalità definita e plasmarla è un processo fantastico e molto dolce».
Che ci racconta del programma che porterà all’Auditorium Toscanini? Oltre agli Scherzi di Chopin, il Concerto italiano di Bach e le Stagioni di Ciaikovskij.
«È un’impaginazione tutta nuova per me, che ho sperimentato per la prima volta ieri sera a Long Island. Le Stagioni sono pezzi interessantissimi, molto poetici, con testi da Puskin e da altri grandi scrittori russi. Da bambino facevo la Barcarola, quella del mese di giugno: ma eseguire tutti e dodici i brani in sequenza dà un piacere particolare. Bach è un monumento e Chopin una costante nella mia vita. A Torino suonerò i quattro Scherzi e a Roma le quattro Ballate».
La prima cosa che farà in Italia?
«Posso dirlo? Rendere il mio stomaco felice. Cercare un buon ristorante. A parte il cibo, non vedo l’ora di venire da voi. È la sesta volta che suono a Torino e ogni volta è stato un piacere. L’Italia è la casa di chi ama la cultura e la creatività».
Lei ha una vita di continui spostamenti che, tra jet lag, prove, concerti, corsi e registrazioni, non si capisce come faccia a sostenere. Ha qualche pratica da consigliarci? Magari un metodo di meditazione? Una dieta segreta?
«Niente di tutto questo. Per vivere on the road basta essere capaci di dormire e di studiare dappertutto: in macchina, in aereo e in treno. Per il resto, basta una buona passeggiata ogni giorno. Ma io non rinuncio al divertimento, alla vita notturna: e il bello è che la trovo, diversa ma altrettanto soddisfacente, a New York come a Pechino».
Egle Santolini, La Stampa 29/10/2014