Roberto Giardina, ItaliaOggi 28/10/2014, 28 ottobre 2014
EMIGRATI SOMMERSI DALLA CARTA
da Berlino
Credo che non molti in Italia sappiano che cosa sono i Comites. Forse non lo sanno neanche gli italiani residenti all’estero, anche se dovrebbero riguardarli direttamente. Sono nati nel 1985 e rappresentano noi emigrati, o esuli. Ma nel frattempo molti hanno dimenticato la loro esistenza, e a che servano.
L’ultima elezione dei delegati avvenne nel marzo del 2004, prima dell’era di Angela Merkel. Ora, dopo un decennio, si è deciso di procedere al rinnovo dei dodici delegati per circoscrizione.
Ho appena ricevuto una lettera dell’ambasciata che mi invita a mandare la mia richiesta per votare il prossimo 19 dicembre, accompagnata da una fotocopia dei miei documenti. E già in precedenza mi sarei dovuto recare personalmente in ambasciata per deporre la mia firma se avessi voluto promuovere una lista (servivano almeno 100 sottoscrittori). Non ho fatto né una cosa né l’altra. Se non interessa me, perché dovrebbe interessare i lettori? È la procedura che desta sorpresa. Nell’era di Internet si ricorre sempre alla carta. Una montagna di carta, che avrà pure un costo in tempo e in euro.
Noi italiani in Germania (ma l’elezione è mondiale) siamo circa 600 mila, non so quanti siano i votanti. Quante decine di migliaia di lettere avranno scritto i poveri funzionari nei consolati e nelle ambasciate? E dovranno poi esaminare la valanga di fotocopie che arriverà in risposta. È il trionfo della nostra inguaribile burocrazia. Al momento del voto, per computer, sarebbe bastato verificare se il volenteroso elettore è iscritto all’Aire, l’elenco degli italiani residenti all’estero. Troppo semplice? Tutta questa procedura, poi, rischia di essere anticostituzionale: un diritto di voto solo su richiesta? Ma non sarà una valanga di scartoffie? Io non rispondo e sospetto, come me, la stragrande maggioranza degli italiani. Perché perdere tempo?
I Comites furono istituiti come contentino al posto del voto per gli italiani all’estero. Poi è stato possibile votare, sia pure in modo cervellotico, quando tutto il mondo civile vota semplicemente per lettera nella sua circoscrizione in patria. Non sono mai serviti a granché, molti delegati si sono fatti eleggere con buoni propositi, altri per fare carriera e candidarsi alla camera per l’estero. Dovrebbero controllare in teoria il lavoro degli uffici consolari, ma da Roma intanto chiudono una sede dopo l’altra. Gli italiani che hanno bisogno richiedano i documenti che servono via Internet, cioè quel mezzo che ora viene ignorato per il voto.
Al momento, comunica la Farnesina, esistono 124 Comites in 38 paesi: 67 in Europa, 23 in America Latina, 4 in America Centrale, 16 in Nord America, 7 in Asia e in Oceania, 7 in Africa. I delegati dovrebbero essere, dunque, circa 1.400. Il loro costo era di una ventina di milioni di euro all’anno, che oggi dovrebbero essersi dimezzati. Sono pagati dai contribuenti italiani e potrebbero essere impiegati per migliorare i servizi consolari. A Berlino gli italiani sono raddoppiati in pochi anni: secondo le nostre autorità sono 25 mila, secondo la polizia tedesca il doppio.
Non tutti si fanno registrare all’Aire, che tra l’altro comporta la perdita della mutua in Italia, ma tutti, prima o poi, potrebbero aver bisogno di un aiuto da parte dei nostri uffici all’estero.
Sul Corriere d’Italia, unico periodico in italiano che si pubblica in Germania, leggo un’interpretazione di questa macchinosa elezione: i votanti saranno pochissimi, e a Roma avranno la prova che gli italiani all’estero non sono interessati a quel che avviene in patria; sarebbe dunque il primo passo per abolire il voto degli emigrati. Mi sembra troppo raffinato. La burocrazia italiana ama le scartoffie in sé, senza fine altro che quello di far perdere tempo a tutti. E sprecare denaro.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 28/10/2014