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 2014  ottobre 28 Martedì calendario

NANCY FITZMAURICE, 12 ANNI, CIECA, SOFFERENTE DI MENINGITE E IDROCEFALO, INCAPACE DI NUTRIRSI DA SOLA, DI PARLARE, DI CAMMINARE. SUA MADRE CHARLOTTE HA CHIESTO L’EUTANASIA: «È SOLO UN GUSCIO VUOTO. HA SOFFERTO TROPPO». E PER LA PRIMA VOLTA L’ALTA CORTE DI LONDRA HA DETTO SÌ

In Gran Bretagna l’eutanasia non è legale, tantomeno nei confronti di un minore. Ma una madre ha convinto la magistratura ad autorizzare i medici a staccare la spina a sua figlia, disabile dalla nascita, sostenendo che la sua bambina non poteva più vivere nelle condizioni di disperate sofferenze in cui si trovava. Così, con una decisione senza precedenti, i giudici hanno approvato di fatto l’interruzione della vita della ragazzina, esprimendo profonda commozione per la storia che sua madre aveva loro raccontato. «Ho grande ammirazione per questa donna», sono state le parole con cui il presidente dell’Alta Corte di Londra ha accompagnato un verdetto che fa storia. La vicenda risale all’estate scorsa, ma è stata resa nota soltanto ieri dalla giustizia britannica. Nancy Fitzmaurice, 12 anni, era cieca, sofferente di meningite e idrocefalo, incapace di nutrirsi da sola, di parlare, di camminare. Sua madre Charlotte aveva lasciato il proprio lavoro di infermiera per starle accanto giorno e notte. La bambina era ricoverata al Great Ormond Hospital, un famoso ospedale della capitale finanziato tra l’altro con una donazione dell’autore di Peter Pan e considerato uno dei centri più avanzati per le cure dell’infanzia. Ma i sanitari non potevano fare niente per migliorare la situazione di Nancy, le cui condizioni peggioravano continuamente. La bambina urlava e piangeva senza sosta in preda al dolore. A quel punto la sua mamma, d’accordo con i medici, ha pensato di rivolgersi al tribunale per presentare una richiesta formale di eutanasia. Lo ha fatto scrivendo ai magistrati una lettera accorata, in cui ha descritto l’inferno quotidiano di sua figlia ma pure il grande amore che lei provava per lei e il peso di prendere una decisione simile.«Mia figlia non è più mia figlia», ha scritto Charlotte. «Ora è solamente un guscio vuoto. La luce se n’è andata dai suoi occhi e al suo posto leggo soltanto la paura e il desiderio di essere finalmente in pace. Nancy ha sofferto abbastanza. Dire queste parole mi spezza il cuore, ma sento che devo farlo. Per questo faccio appello a voi affinché sia messa fine alla sua sofferenza». Si trattava di una richiesta quanto mai anomala. Non vi erano mai stati nel Regno Unito casi di questo genere. In pratica la donna chiedeva l’autorizzazione a far morire un bambino che non era un malato terminale e che era ancora in grado di respirare da solo. Eppure i giudici hanno compreso il dramma che madre e figlia stavano vivendo. Eleanor King, presidente del tribunale per i minori a cui è stato sottoposto il dilemma, non ha avuto esitazioni nell’ordinare, lo scorso, agosto, la sospensione dell’assistenza sanitaria alla piccola e sfortunata paziente. Di fatto a somministrarle l’eutanasia.«L’amore, la devozione e la competenza di sua madre sono evidenti», afferma l’alto magistrato nella sua sentenza. «Nel mondo chiuso in cui si trova, Nancy ha potuto avere una certa qualità della vita a dispetto della sua tragica malattia. Ma purtroppo ora non è più così. Non c’è più alcuna qualità nella sua vita ma soltanto un’estrema, atroce sofferenza. Per favore, fate sapere alla madre di questa bambina che ho grande ammirazione per lei e che vorrei esprimerle le mie più profonde condoglianze». Nancy è morta il 21 agosto al Great Ormond, con i suoi genitori al fianco e seguita fino all’ultimo dai medici dell’ospedale londinese. «L’ultimo giorno della sua vita è stato per me il più difficile», ha dichiarato ai giornali Charlotte Fitzmaurice. «Una madre non dovrebbe essere costretta a prendere la decisione di porre fine alla vita di un figlio. Ma penso lo stesso che questa sia stata la decisione giusta per la mia bambina».
Enrico Franceschini, la Repubblica 28/10/2014